Coscienza Fantasma fa segno alla cameriera di attendere. Fruga in una tasca dei pantaloni, passa all’altra, si batte le mani sulla giacca blu e fa una smorfia.
La cameriera lo fissa, con un sorriso sul viso e il POS in mano.
Conta, sì, il denaro,
altro che no!
Me ne accorgo soprattutto quando,
quando non ne ho
Anacleto sgrana gli occhi e alza l’indice per farmi notare la musica di Vasco in sottofondo. «Oh, Fabiani, manco a farlo apposta, eh?!»
Vabbè, ho capito: tocca di nuovo a me pagare.
Avvicino la mia carta di credito al POS, la macchina emette un bip e sputa fuori la ricevuta del pagamento. La cameriera me la porge, la ricambio con dieci euro di mancia. Gli occhi le si illuminano.
«Grazie!»
Sorrido e la congedo col pollice alzato.
Coscienza agita le mani per scusarsi. «Perdonami Fabiani, ogni volta finisce che paghi sempre tu.»
Già, finisce sempre così. Non si contano più gli aperitivi che mi avete scroccato.
«Senti Coscienza, sei un bravo guaglione, ma la devi smettere, d’accordo?»
«Fabiani, credimi! Il portafoglio l’ho dimen—»
Batto un pugno sul tavolino. «La devi smettere di dire cazzate!»
Coscienza abbassa lo sguardo, infila l’indice nel vassoietto vuoto e minuscoli frammenti di patatine gli rimangono incollati sul dito. Lo infila in bocca e succhia.
Lo afferro per il polso e gli abbasso il braccio. Ma tu guarda che figure mi fa fare…
«L’ho dimenticato davvero il portafoglio,» sussurra.
«Non parlo del portafoglio, parlo della scrittura.» Gli tolgo il vassoietto davanti, non sia mai ricominci di nuovo. «La devi smettere con questa cazzata della terza persona oggettiva, capito?»
Anacleto annuisce. «Ascolta il Fabiani, il Fabiani ha sempre ragione.» Mi strizza l’occhio, sorride «Sempre.»
Ma se io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto…
Eh sì, Guccini, tu magari avresti fatto lo stesso… io col cavolo che m’imbarcavo in questo delirio!
Coscienza tira fuori l’iPhone dalla tasca interna della giacca. Giocherella un po’ e mi mostra lo schermo.
«Su questo sito c’è scritto che—»
Batto il pugno sul tavolino, con più forza. «Non mi frega un cazzo di ciò che sta scritto in siti del cazzo.» Chiudo gli occhi, inspiro più che posso e butto via l’aria come fosse una raffica di vento. Okay, stiamo calmi.
«Allora, Coscienza, ora ti spiego, io, quello che tu volevi dire, d’accordo?»
(continua...)