Sono sbarcato due giorni or sono a Charles Town. Dovrei dire a Nassau, perché si chiama così dal 1695; sono trascorsi ventun anni ormai e dovrei abbandonare certe vecchie affezioni, del resto questa Nassau della città ha ben poco, e da allora nemmeno più quella parola nel nome.
Sono arrivato con due giorni di anticipo sul mio appuntamento, il che non è poca cosa considerati i due mesi di traversata e i vezzi degli Alisei, ora compiacenti, ora capricciosi e avversi.
Ho trovato alloggio in una locanda, l’unica nelle vicinanze del porto, secondo le indicazioni. E qui spero di riabbracciare mia figlia.
Poche case basse, una piccola fortificazione e alcune baracche. La chiamano città, ma non è certo questa a rendere interessante questo luogo, la sua posizione semmai. Nell’oceano Atlantico, sulle rotte che hanno spalancato nuove grandi opportunità. La Royal African Company, per cui lavoro, conosce bene il valore delle colonie che sono nate come funghi in questa parte del mondo, con i suoi ricchi prodotti esotici e, ancor più nuovo e ricco, l’affare che ne deriva, quello della mano d'opera necessaria a farle fruttare. Il mercantile che mi ha portato fin qui, infatti, farà vela per le coste africane a caricare ciò che noi, alla Compagnia, chiamiamo manovalanza a basso costo.
Ora però, è tutto più difficile. Ora che persino Dio sembra aver scordato i suoi figli, di quest’isola abbiamo perso il controllo, dopo le baruffe con spagnoli e francesi. È diventata un covo di pirati, sono mesi, forse un anno. Questi dicono di governarla, ma come un’orda di ladri e assassini può fare, altro che Repubblica indipendente.
Ancora prima di attraccare, mentre il comandante impartiva gli ordini per l’avvicinamento, sono stato colpito dall’esuberante bellezza della natura, mi sono immedesimato in quegli uomini che per primi giunsero qui dal vecchio continente, dev’essere stato esaltante. Hanno chiamato quest’isola New Providence, ma io l’avrei chiamata Paradiso, perché la sua vista incanta. Anche l’Inghilterra è un’isola, e sappiamo bene cos’è il mare, ma questo è diverso. Sulla rena bianca, con una dozzina di braccia di fondale, si riescono a vedere miriadi di pesci variopinti, per quanto l’acqua è cristallina e la sua superficie è di smeraldo. Il mare che si vede da noi non ha questi colori, questi odori, che approssimando la costa si mescolano con il profumo melato della frutta e dei fiori.
Se solo non avessi questo dannato peso sul cuore, un tale spettacolo mi avrebbe fatto sentire davvero in paradiso.
Entro nella taverna che sta sotto la locanda e provo subito un sollievo agli occhi, ché fuori il sole dell’equatore ancora alto non da requie. Meno piacevole è il fetore rilasciato dalle reti da pesca che improvvisano il tendame alle finestre, portandosi ancora residui di anni trascorsi in mare. Sembrano, invece, non esserne disturbati i sorci che scorrazzano per il locale, ben lungi dall’ora di chiusura; impunemente uno mi scavalca lo stivale mentre cammino e raggiungo un tavolo d’angolo, dove ho libera la vista sull’ingresso.
Sono stanco, per il viaggio ancora, ma più d’ogni cosa per il pensiero che mi attanaglia: la mia Maggie che hanno rapita.
Non sono mai stato un uomo d’arme, a dispetto dei galloni che porto. Sono solo un burocrate, a suo agio ben lontano dal campo, dove gli affari della Compagnia si compiono. Maledico il giorno in cui il Governatore Trott invitò la mia unica figlia a venire in questo luogo, promettendola in sposa a suo figlio. Ma i miei superiori vedevano di buon’occhio questa unione e, maledetto anch'io che acconsentii. Trott adesso è morto e sepolto, suo figlio chissà che fine ha fatto e al suo posto c’è un manigoldo, se avessi vent’anni di meno…
Ma no, chi voglio ingannare, me stesso? Non sono mai stato un uomo d’arme, l'ho detto. Ora voglio solo che quest’incubo finisca: pagherò in oro il prezzo che hanno chiesto che, fatto curioso, corrisponde alle mie sostanze liquide. Come si può stabilire il valore di una figlia, della mia creatura? Luridi criminali, si arricchiscono riscattando esseri umani!
Mi rende ancora più stanco l’idea che, nonostante le mie suppliche, Dio mi abbia voltato le spalle, proprio a me che non ho mai fatto nulla per offendere il suo nome, che ogni domenica do testimonianza della mia fede. Se questa è la moneta con cui mi ripaga, come posso affidarmi a lui?
Ora non mi resta che attendere. Che quei vigliacchi si presentino, di pagare, e sperare che Maggie sia sana e salva. Ma se non mi fido di Dio, posso fidarmi di un pirata?
Mi hanno detto che il loro capo si fa chiamare Capitano, che possiede un brigantino, e ho calcolato che col riscatto potrebbe armare un’altra nave. Però, mi hanno anche riferito che è un uomo con una sola parola e in questo momento non ho altro a cui aggrapparmi per riavere mia figlia.
L’attesa e la curiosità insieme mi stanno consumando, chi verrà all’appuntamento, manderà un suo tirapiedi oppure vedrò il Capitano Charles Vane, varcare quella porta?