Il BC191 tace. I quattro triodi a riscaldamento diretto producono un ronzio che si espande in tutta la stanza. Dall’altro capo dell’oceano l’America festeggia la bomba.
Dalla sua postazione, il traduttore John Chaznowski, può vedere bene il cielo color antracite amalgamarsi agli aceri secolari, alla nuda roccia. I suoi occhi vagano per tutta la stanza inseguendo l’hum a bassa frequenza che incarna i suoi pensieri, mosche invisibili, piccole ossessioni sospese nel tempo di quel limbo informe. La ricostruzione, o meglio, l’instaurazione di un potere fantasma che si erge in tempo di pace per consolidare l’impero, non lo attrae per niente. Si alza in piedi. Un ginocchio scricchiola. Forse si aspettava di morire.
Immerso in quella mattina grigia, crede di ascoltare i racconti su Verdun, di un suo zio che ci combatté pochi anni prima, per la Nazione e non per la frantumazione del suo popolo.
Chaznowski fuma nervoso. Il segnale di fumo, l’anello di brace che passando da una mano all’altra, agitandosi in trincea, disegna una parabola di morte. Un puntino di luce rossa nell’oscurità, un gesto automatico, fatto soprappensiero e una pallottola ti squarcia il torace. Mentre cerchi di strappartela dalle costole, graffiandoti i polmoni, strozzandoti nel sangue, la sigaretta cade.
Febbrile, Chaznowski si affanna sulle manopole, sull’oscillatore, alla ricerca di qualche segnale di vita dall’America. Il rumore elettrico si intensifica, fa a botte con il Dynamotor, l’alimentatore ad alta tensione anodica. La sua testa si svuota. La sigaretta brucia lenta.
Un astore nascosto nella foresta espande il suo regno. Un canto aspro e regolare si diffonde in tutta la valle. Una pioggia greve bagna il prato attorno alla tenda. Appena smetterà, le gocce sui petali formeranno rigagnoli scevri da sangue, che vedrà scivolare nel silenzio insignificante.Osserva i suoi compagni zuppi giocare con una bomba a mano disinnescata. Ebeti, rincorrono il momento senza pensare al vuoto che incombe. Si specchiano nelle pozzanghere immaginandosi a casa già stretti a una donna, l’acne sparita. La bomba sfuggita di mano a uno di loro, giace inesplosa beandosi delle loro risate.
Basterebbe quell'avanguardia armata proveniente da Marte, un colpo di coda, una semplice bugia, per fuggire da tutto questo… Chaznowski pensa che il vero motivo della guerra sia quello di fottere a più non posso, cercando di evitare il proiettile che ti colpirà. Anonima causalità circolare nel mezzo della Storia.
Dovrebbe solo andare a pesca. Il suo amico lo starà aspettando.
La pioggia spinta dal vento lambisce i suoi capelli brizzolati. Non ha più vent’anni. Già… cosa faceva allora? Studiava storia e lingue. Il suo primo progetto, il 1692, il processo di Salem. La segale mista ad urina e le belle canzoni americane. Giles Corey si rifiuta di parlare. A ottant’anni, muore vomitando pane marcio, con il torace schiacciato. Una ragazza alla sbarra si difende, le parole le mancano. Il giudice scuro in volto le chiede dei Sabbath, lei rotola a terra, si mette le mani sotto la veste toccandosi il sesso frenetica. Il maleficio della gioventù che non regge davanti alla ricostruzione, alla pace. Che cosa resta delle streghe bruciate o morte sotto tortura a Salem? Si sono dati una pacca sulla spalla Sir William Philips e combriccola?
-Bene… ora andiamo a puttane.-
Ed eccoli lì stretti a braccetto fra le vie, cantando in coro:
“Di segale ed urina la focaccia io faccio,
per stanare le streghe,
per liberare il villaggio,
il cane si ammala per l’amaro boccone, è meglio usare il fuoco o perlomeno un forcone…”
Cosa ha ereditato di tutto questo?
La montagna riluce sotto l'incantesimo della pioggia che aumenta d’intensità. L'unica forma di vita nel mondo. Solo il BC191 sembra prestarle attenzione, renderla parte di una trasmissione che fonde la geografia delle battaglie, la scienza delle armi, la geometria della diaspora, accogliendole nel rumore bianco di ciò che resta. Lui non ascolta. Con una mano accarezza la fondina, la sua Colt M1911, l’indice corre sul grilletto scanalato.
-É tutto qui quello che rimane?-
Chaznowski ruzzola per terra. L'amico, un soldato americano grasso e sudato, baffi a manubrio, l’uniforme fradicia, sporca di melma e merda, entrando, rischia di ribaltare la tenda.
-Cosa diavolo stavi combinando? Ti aspettavo su al torrente.-
Non risponde, una lacrima riga il viso, rivolo di fiume senza fonte, nessuna foce. La fiducia cieca che aveva riposto nella sua guerra, unica soluzione per far si che il sangue di un cane e quello di un uomo non siano diversi da quello di una strega, lo abbandona nel momento in cui l'amico siede in mezzo alla tenda: lo sguardo perso nel vuoto, entrambi sconfitti dall'afa di un mondo che li vuole rinati ma i cui contorni rimangono indefiniti. Il domani con la sua luce ferisce la Storia ora libera di defluire verso il mare, accompagnato dal piscio dei soldati gioiosi.
-Volevo solo andare a pescare.- qualcuno sembra sussurrare.
É il 21 agosto e l’America tace.