Usa le mani Beato. Usa le mani, è questo il momento di farlo.
Lo scemo non solo ti ha tagliato la strada, ma ti ha anche mandato a fanculo, ha inchiodato, è sceso dal suo transatlantico e con lo sguardo arrogante da finto criminale ora ti guarda come a dire “che cazzo suoni il clacson”. Anzi no, te lo dice proprio, “ma che cazzo te soni!!”.
Si, è alto almeno il doppio di te, ha le mani piene di calli e le unghie contornate di nero, sa dire sicuramente le parolacce meglio di te e ha un curriculum pieno zeppo di risse e combattimenti individuali andati per la maggior parte a buon fine.
Ma tu, Beato, devi reagire.
Hai mai sentito parlare di Davide contro Golia? O di quella storia che la furbizia e l’imprevedibilità potrebbero indirizzare la scazzottata a favore del più debole? É il tuo momento Beato, lo capisci che da questo potrebbe dipendere parte del tuo futuro? Almeno quella parte relativa alla fiducia in te stesso, all’ orgoglio e a tutte quelle menate che tu rincorri da anni e che ti farebbero sentire meno pavido, meno dedito a subire soprusi.
Usa le mani. Ora. Con il destro, che dovrebbe essere il braccio con cui ti coordini meglio.
Magari un montante, proprio sotto al mento, all’improvviso. Boom!
L’animale che hai davanti cadrebbe ai tuoi piedi in un secondo. Pensa che trionfo, il tuo petto si ingrosserebbe all’istante e tutto il pubblico del Madison Square Garden urlerebbe il tuo nome, “Beato!! Beato!! Beato!!”.
Sarebbe un momento glorioso. Tu, il cacciatore di safari immortalato con il fucile in mano e un piede sulla testa del leone cadavere! Vai Beato, ma sbrigati, perchè il tipo grande e grosso che guarda dentro i tuoi occhi impauriti all’incrocio tra via Casilina e via di Acqua Bullicante in questo mercoledì mattina non aspetterà ancora molto.
É un animale, ricordi? Quindi sa benissimo distinguere la preda giusta, anzi la preda facile. E tu lo sei. Sente la puzza della tua paura e ci gode. Quel ghigno che sta spuntando sul lato destro della sua bocca anticiperà di pochi secondi l’azione. E sarà un’ azione violenta, rapida e dolorosa.
Sarà lui a colpirti, Boom!
E andrai al tappeto Beato, un’ altra volta.
Vogliamo permetterglielo? Sarebbe il millesimo cazzotto che prendi dritto in faccia e tutti quei discorsi sull’ orgoglio, i soprusi, i Davide e Golia, il debole che può sfuggire alle ingiustizie, andrebbero a farsi fottere, un’ altra volta.
Per lui sarebbe l’ennesimo incontro a suo favore, un incontro di quelli facili che preparano il pugile scemo al prossimo match per il titolo mondiale. Per te sarebbe il primo incontro vinto in carriera, quello che ti manderebbe dritto su tutte le prime pagine dei quotidiani sportivi, “La rivincita di Beato!”, “Oggi nasce un campione!”, “Un montante per la gloria!”.
Respira Beato, stringi forte il pugno della mano destra e prova ad imitare Rocky Balboa quando, dopo una serie di round andati male, riesce a mettere inaspettatamente al tappeto Ivan Drago.
Fallo per quel gruppetto di persone che aspettano il trenino alla fermata di Tor Pignattara e che ha capito il momento di tensione a cui è giunto il duello. Fallo per evitare di sporcare la tua camicia celeste, allacciata fino al collo, con l’asfalto bagnato dalla pioggia. Fallo per poterlo raccontare ai tuoi colleghi appena arrivi in ufficio ,”ragazzi oggi ho steso uno con un montante!”. Fallo per camminare, almeno per un giorno, con la testa alta. Fallo per mettere K.O. il tuo passato. Fallo per qualunque cazzo di motivo che ora non riesci a comprendere perchè hai troppa paura, ma fallo. Fallo ora.
Silenzio assoluto in tutto il quadrante sud est di Roma.
Il ghigno di Ivan Drago scemo lo rende quasi meno scemo.
Le dita della mano destra di Beato Balboa affondano dentro al palmo fino a entrarci dentro.
È il momento dei momenti.
Il trenino Pantano-Termini si ferma e fa da spalto a tutti i passeggeri con gli occhi puntati sul ring.
Giunoniche donne Etiopi accanto a minuti indiani di quartiere assistono, trattenendo il fiato, al momento finale del match.
Il pubblico di tutti e cinque i continenti del pianeta è collegato in mondo visione.
Ci siamo, è la resa dei conti.
BOOOOOM!
Stamattina pioveva, ora è spuntato il sole.
Quanto sei bello, Beato, con quel raggio di luce che rimbalza sullo specchietto retrovisore e ti inonda il viso.
Bello dentro la tua Ford Fiesta fermo al semaforo di Largo Preneste.
Bello, e non esagero, anche con quel brutto ematoma sullo zigomo sinistro e la camicia celeste per metà diventata marrone.
Sei sempre bello tu, Beato.
Ora però spingi il pedale dell’acceleratore che il semaforo è diventato verde e sta tranquillo, io sono qui con te.