Autunno trama nell'aria.
Tempo di giorni in cui ti accorgi di tutto: ruvida la lana sulla pelle, il cielo che pizzica, gli occhiali appannati dai fumenti di minestra, la tunica affumicata dal calore delle stufe, grige amiche brucianti di passioni che lasciano il segno, come te, Giulia.
Il freddo uno squalo in agguato che influenza ogni mio pensiero.
Le giornate si induriscono come tozzi di pane del giorno prima, ed anche i pensieri assumono consistenza solida e contundente.
Odio l'autunno, mi riporta a un anno fa, quando Giulia partì per la calda Mauritius e oggi, stesso giorno, trovo tra la posta una sua lettera con foto di lei abbracciata languida a un missionario della consolata.
"Siamo davanti a un mare bianco e piatto come un'ostia, mormorante, vibrante, un'orchestra di arpe del paradiso. Tutto perfetto.
Un bacio da Giulia e padre Lucas."
Amen!
Una imprecazione si appallottola pelosa in gola e muore nella faringe.
Trascorsi e finiti i giorni in cui Giulia sembrava rimpicciolirsi ora per ora nel suo letto di lunga degenza, simile a una noce che si secca nel guscio.
Era dimagrita diversi chili, le gambe e le braccia sembravano giunchi bianchi.
Lei è rossa tutta intera, di capelli, lentiggini, di scorza delle sanguigne guance, di smalto d'unghie e umore.
Una brace sempre accesa.
Faceva impressione vederla smorzata per due interminabili anni sui lenzuoli d'ospedale.
Brace che covava sotto la cenere poi soffiata via da suor Lucia, giovane "volontaria del risveglio".
Giulia e Lucia, la loro storia era un po' come quei romanzi statici alla "Caos calmo", in cui a un certo punto vorresti andare subito al finale ma poi sei contento di aver letto ogni singola riga.
Con pazienza suor Lucia si dedicò alla ragazza, fu un lento ricongiungersi alla vita, fino al risveglio totale di lei e poi quello di Lucia, al punto che nessuno seppe dire chi delle due risvegliò l'altra.
Giulia lasciò l'ospedale e Lucia il velo.
Un complicato atto d'amore che la città condannò.
Andarono a vivere in un paesino lontano, per qualche mese riuscirono a dare uno strattone su tutta la cuticola di ingiurie e condanne; respirarono un po' di spensieratezza, non fecero tempo a inebriarsi i polmoni che cambiò il vento e sprofondarono in un pantano di falsa morale.
Le stanarono come belve grame.
Intervenne anche la polizia, Giulia era minorenne per un soffio di giorni, ma soprattutto figlia del sindaco.
Suor Lucia venne condotta in convento di clausura e Giulia dovette partire con i missionari della consolata a
Mahébourg nella Repubblica di Mauritius, con padre Lucas.
Era partita portandosi via il rosso dall'arcobaleno di Lucia.
La foto tra le mani, tu e lui... Un prete... Un uomo!
Mi hai lasciato un ricordo per dimenticarmi?
Sfoglio l'album del tuo sguardo, in esso il requiem del mio funerale.
Sono morta il 28 ottobre di un anno fa, un mercoledì insulso, per una dimenticanza del cuore, quando in pochi minuti ho perso anche quei pochi punti di riferimento che ho impiegato una vita a mettere insieme...
Tipo che si può essere maschi dentro e femmine fuori senza che nessuno se ne accorga, che la gente disprezza ciò che non comprende, che la normalità è un assolo di collettiva tristezza ma è il male minore, che la mancanza è un buchetto nell'anima dalle dimensioni esatte, vano riempirlo di altra roba, si tappa solo con quel pezzetto che si incastra a perfezione.
Guardo la tua foto nella lucidità autunnale... È una mattina così limpida che sembra persino di riuscire a vedere meglio dentro me stessa.
Chi dipinse il tuo volto? A guardar bene vi è un cane affamato d'odio nell'opera, tra collo e mento, è subliminale ed è terribile. Nei due anni di coma hai lasciato l'anima troppo a lungo sospesa e randagia, a scodinzolare dietro scarafaggi e ratti degli scantinati delle camere mortuarie, hai la bellezza ammaccata di un angelo caduto che cadendo a picchiato il naso.
Malaccorta io