LA ROSA DI DICEMBRE
Il primo dicembre 1955 sboccia una rosa. Il tuo NO ha cambiato il pensiero, portando libertà nel respiro. Finiva la giornata, una tra tante di fatica e lavoro. Ma non questo ti stancava le gambe, quanto piuttosto l'abitudine di piegarle all'altezza del ginocchio, davanti a chi aveva il solo merito della pelle. Il primo dicembre 1955, con una sola sillaba, due lettere, hai cambiato la storia. Il tuo nome non ha la fama di chi, immortale alla dimenticanza, non aveva altro vantaggio se non di essere uomo. Ma noi ti ricordiamo, Rosa Park, come chi ti ha preceduto. Con voce fievole, ma con la fierezza di chi ha qualcosa da perdere, tua sorella Claudette ha pronunciato il suo debole no, consegnandolo dall'oblio. Noi è te che portiamo ad esempio, che lei era appena una bambina, e ti ha volentieri ceduto il posto nella storia in quanto pari. È insieme che avete lasciato l'impronta nel cemento fresco degli eventi, con l'appoggio di quel Martin King dalla voce ben più pericolosa. Da voi è partito lo sciopero, il boicottaggio, l'emancipazione. Il vostro coraggio è arrivato nel momento giusto, quello in cui c'era qualcosa da cambiare. Vi siete rifiutate, non avete alzata altro che la testa. E con voi una comunità intera, lasciata ai margini della storia. Siete donne, siete nere. Peggio di così non poteva essere. Ed infatti, grazie a voi, è stato solo meglio. Se ci fossero più no, sussurrati o urlati all'ingiustizia, forse ancora servirebbe, che anche per chi non ha avuto la sfortuna di nascere sbagliata, tanto c'è da cambiare
IL SOGNO DI MARIA
Una ninnananna di tanti anni fa titola la tua storia. Dal 7 novembre 1867, due volte hai portato al palco quel famoso premio, che l'amore tuo prima che per l'uomo era per la scienza. Unica tra quelli che lo bramano, il tuo valore è stato riconosciuto doppio, per la scoperta e la conoscenza. Fisica prima e chimica poi, amanti tue prima di chi ti ha prestato il cognome. La tua terra ha dato nome ad uno dei suoi elementi, che nella tavola Mendeleev aveva mancato di scoprire. I tuoi studi sono stati votati dai posteri alla distruzione, ma il progresso che hai portato resta anche nella cura. Partendo dall'Uranio hai tratto il Polonio, e da esso, infine, il Radio. È la curiosità che ti ha portato morte: hai mancato di capire il pericolo, emozionata dalla scoperta. Prima fosti, in sostituto di tuo marito, professoressa in classe mista, e di te, per colpa di nascere donna, dissero che non eri essere umano. Hanno molto citato la vita privata, che per una donna non c'è distinzione tra quella e la pubblica. Testarda, orgogliosa, coraggiosa, la tua scienza non si è fermata. E tu, infine sei morta, uccisa da quello che per tempo, e non per capacità, hai mancato di scoprire. Maria Skłodovska in Curie è vissuta e morta a Parigi. Ha lottato per essere creduta, per il solo difetto di non essere uomo. Ma grande è la sua vittoria, chè ancora oggi nessuno l'ha superata.