-É tutto collegato te lo dico... è solo il primo tassello di un domino che non si fermerà… É..É la conquista del cielo! Come quel… come si chiama, cazzo…-
-Gavotti -
-Sì già proprio lui. Nessuno pensava che tre bombe lanciate su Ain Zara avrebbero poi generato certe idee…a certi generali italiani. Senti, hai intenzione di fumartela tutta quella tromba?-
-Charlie me l’hai appena passata ok? Fammi dar due tiri almeno!-
-Giusto…Giusto. Reinterpretano quelle teorie. Hanno le stesse mire.-
-Non credo che il fallimento di un sistema abbatterà il morale della gente. Li farà incazzare e basta. D’altronde…-
Attaccato allo schermo, il pc riproduceva canzoni attinte da un algoritmo freddo, automatico, casuale (passava infatti da Maybe degli The Ink Spots a You’ve got your trouble dei The Fortunes), predicava spot devoti al color pastello che dopotutto, lo si intuiva dal fischiettare stonato e spompato di Charlie, suscitavano il buon umore.
L’odore intenso dell’hashish aleggiava pesante nel salotto, paranoia naturale, le cui spire blu flirtavano con le loro confuse certezze, con le feroci ombre oblunghe, sfigurate dell’arredamento e che aveva già steso almeno due dei convitati.
Il vecchio professore sedeva su una poltrona ammuffita, appisolato in posizione di loto. La folta barba sporca di briciole di cioccolato e brandelli di buccia di banana. Le stesse bucce che nel pomeriggio, quei suoi ragazzi, pii discepoli del pensiero associativo, avevano cercato di far essiccare al sole, nella speranza di un’apparizione, lo spettro di Brocken annidato nella nebbia, insidiosa compagna dei loro deliri.
-Non credere mica sai.- disse Charlie appallottolando una grossa caccola fra indice e pollice. -Non ci incazziamo più da tanto tempo. Ci infiammiamo questo di sicuro. Due tiri comunque gli hai dati passa pure. Guarda per esempio quello che stanno facendo quelli di Occupy Wall Street. Scommettiamo che tra cinque mesi sarà tutto svanito? Ci scommetto dieci grammi di quel puzzone che ti ostini a chiamare fumo ok?-
-Io non me ne lamenterei più di tanto. Ci vai tu a comprarlo vero? Immaginavo. Tieni.-
-Grazie.- Il professore allungò la mano ossuta intercettando la canna.
-Di che parlavate?-
-Del successo delle nuove tecniche di marketing.-
-Ancora Gavotti?-
-Purtroppo…-
-Voi non capite.-
Charlie, rientrato in possesso della reliquia fumante, danzava sulle note scelte dall’algoritmo.
-Non è solo un gigante che cade. É la fine di un ordine! Il potere nuovo che scalza quello vecchio, che rivendica le battaglie perse di fine secolo e inventa nuove promesse. Ci disperde, ci arrocca nel nostro ego debordante. Alla violenza abbiamo scelto la ragione...-
Charlie poteva andare avanti per tutta sera accompagnato dal russare dei compagni, dalla musica, dal vino fangoso e verdastro che il professore continuava a propinare e che, a detta di molti, veniva distillato da una banda di ladri d’auto operante, sotto gli occhi incuranti di poliziotti inebetiti, a qualche chilometro da quel salotto, sulla 306, al Lucky Hole & Chili Dog.
Una ragazza avvolta in una coperta puzzolente, cuccia espropriata a Old Bill, il cane del professore, socchiuse gli occhi emettendo un rutto.
- …una grossa molliccia massa compiaciuta. Giustificheremo il nostro fallimento o non lo riconosceremo. Il sistema ha smesso di servirci, fagocita il nostro tempo e ci rassicura nell’impossibilità d’immaginare un’alternativa…-
-Non sei un po’ duro Charlie? In fondo non è che qui si faccia molto di più. Sbaglio?-
La risposta la si conosceva, una frase zen di plastica, delle giuste dimensioni, da posizionarsi accanto alla abat-jour e alla Bibbia: il pregare dell’eremita, il pensare del filosofo non è un atto solitario ma un qualcosa di collettivo.
-Lo facciamo per l’umanità noialtri.-
Un ragazzo ruppe quel momento ieratico alzandosi. Contrariato,Il professore decise di tacere. Un tempo lo avrebbe inseguito nel tentativo ultimo di ricomporre l’unità, il cerchio perfetto. Cominciava a disinteressarsi a quel gruppo di ragazzi fossilizzati sul suo tappeto persiano, aggrappati alla condizione fittizia di popolo eletto. I confini erano stati abbattuti, l’orgia purificatrice appariva ora sterile, la condivisione incestuosa di parole e pensieri vuota anfora risalente a un tempo antico. Tutto al solo scopo di cancellare la realtà virulenta e brutale che li infettava. La ricerca perfettibile del Geist di gruppo attraverso l'isolamento e la perversione.
Il professore si alzò. Prima di ritirarsi abbracciò con uno sguardo quei suoi ragazzi. Il volto di un padre deluso dalla sua stessa creazione, indifferente al suo stesso seme. Le note dei Fortunes riverberavano disordinate lungo il corridoio:
I too have lost my love today,
all my dreams are flown away.
Si guardò allo specchio. Contò ogni frammento di buccia, incapace di ricordare dove il filo si fosse spezzato, quando l’utopia fosse morta. Trovare nuovi dei, nuove parabole e la crisi economica al posto delle bombe, alienazione e carezze, fino a quando tutto ti viene a noia.