Arriva dalla Germania la migliore notizia dell'ultima settimana: gli ospedali della Turingia, come ha annunciato il presidente Bodo Ramelow, non cureranno più la Covid nei pazienti non vaccinati, nel caso in cui negli ospedali dovesse salire eccessivamente la pressione sulle strutture sanitarie (fonte: https://www.adnkronos.com/covid-germania-cure-a-rischio-per-no-vax-in-turingia_4LzWviYu7mj8tQSm5GwZuq ).
I no vax della Turingia dovranno dunque mettere mano al portafoglio e farsi ricoverare a proprie spese; ma soprattutto, i loro concittadini che nonostante la vaccinazione contrarranno la malattia in forma grave (il cui numero crescerà in modo esponenziale fino al momento in cui avranno ricevuto tutti la terza dose, come è stato dimostrato dagli studi israeliani), non rischieranno più di non essere ricoverati in un reparto di terapia intensiva perché i posti letto sono stati occupati da pazienti no vax.
Ma quanto costa una degenza per Covid? In Italia, secondo quanto dichiarato dal dottor Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani Aaroi-Emac, intervistato da Alessandra Paolini su "La Repubblica" del 2 settembre 2021, "un giorno di degenza in rianimazione può variare da circa 1.500 a circa 4.500 euro, ma diciamo che il costo medio è almeno 2.200. Ad agosto il numero medio di ricoveri giornalieri in terapia intensiva Covid è stato di circa 320 pazienti; quindi, in totale ad agosto sono stati spesi circa 22 milioni di euro. Questa 'spesa' è ripartibile così: 94% per i non immunizzati e 6% per i vaccinati, quindi 20,6 mln nel primo caso e 1.2 mln per i secondi".
Da mesi, In Europa e negli USA si è aperto un vivace dibattito sul diritto o meno dei malati di Covid no vax di essere ricoverati nelle terapie intensive sulla base dei "vecchi" criteri di priorità stabiliti dalle linee guida delle Società nazionali di rianimazione e terapia intensiva — stabiliti quando ancora non vi era una disponibilità di vaccini contro il Covid tale da assicurare a chiunque lo volesse la possibilità di vaccinarsi — tra cui il documento: "Decisioni per le cure intensive in caso di sproporzione tra necessità assistenziali e risorse disponibili in corso di pandemia di Covid-19", pubblicato sul Sistema nazionale linee guida dell'Istituto Superiore di Sanità. In tale documento, vengono esclusi il criterio cronologico (ordine di arrivo) e quello casuale (sorteggio), e vengono ammessi unicamente il criterio dei parametri prognostici definiti dalla letteratura medica e quello di rispettare l'eventuale volontà della persona malata di non essere ricoverata in terapia intensiva. Ne consegue che in Italia, i malati vaccinati non hanno alcuna priorità di accesso ai reparti rispetto ai malati no vax.
La misura annunciata dal presidente della Turingia non è l'unica buona notizia della settimana: la Sassonia sarà il primo Land tedesco ad affiancare l'Austria nella decisione di riservare da lunedì prossimo l'accesso a molti locali pubblici (ristoranti, bar, cinema e teatri) solo a chi è vaccinato o guarito dal Covid.
Che misure sta prendendo invece il governo italiano per affrontare la quarta ondata?
Il Commissario per l’emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo, pur ammettendo in una recente circolare che in Europa è in corso una "pandemia dei non vaccinati", si limita a ribadire: “con forza la necessità di incrementare il ritmo di somministrazione delle terze dosi”. Nulla viene annunciato da esponenti del governo in merito all'introduzione anche in Italia di misure analoghe a quelle che entreranno in vigore da lunedì nella Turingia, nella Sassonia e in Austria; misure che potrebbero convincere almeno una parte dei no vax a vaccinarsi e nel contempo consentire alle farmacie — ridotte ormai a tamponifici — di procedere alla somministrazione della terza dose del vaccino Spikevax (Moderna) in luoghi vicini ai cittadini.
Soltanto un diverso trattamento normativo tra vaccinati e non vaccinati potrebbe garantire la rimozione degli ostacoli che limitano di fatto l'uguaglianza sostanziale dei cittadini imposta dall'articolo 3, 2^ comma della Costituzione, posto che il rifiuto di vaccinarsi dei no vax limita di fatto l'uguaglianza nella possibilità di guarigione dei cittadini vaccinati che si sono ammalati perché svantaggiati di fatto dalla loro maggiore anzianità, oppure dalla loro comorbilità.
Come ha ribadito più volte la Corte costituzionale: "l'obbligo del legislatore di trattare in modo eguale i cittadini non esclude che esso possa dettare norme diverse per regolare situazioni diverse, adeguando la disciplina giuridica ai differenti aspetti della vita sociale" (sentenza n. 53/1958).