Sono le 9:34 del mattino, ho appena dischiuso gli occhi. Il mio ragazzo ancora dorme, avvolge il mio esanime corpo con quelle sue braccia tanto accoglienti e confortevoli. Io delicatamente mi sposto, mi siedo sul bordo del letto, accendo il telefono e vedo subito un messaggio:
Da nonna
"La mamma è morta".
Rimango a fissare quell'incancellabile messaggio per un minuto senza emettere alcun respiro. Il mio ragazzo lo ha già capito; prova ad avvicinarsi per abbracciarmi ma io furtivamente mi alzo e vado in bagno. Mi siedo sul pavimento e comincio a piangere silenziosamente. È un pianto strano, soffocato, doloroso. Ho male. Ho male ad ogni singola parte del corpo; probabilmente ho dormito in strane posizioni, penso. Penso ancora. Penso al fatto che dopo aver ricevuto una notizia così straziante io penso ad una banalità che dice chiunque appena si sveglia. Io penso. Mi sento dissolvere, svanire, sprofondare ma penso. Mi sento morire ma penso. E se penso vuol dire solo una cosa: cogito ergo sum. Penso dunque sono. Sono. Non sto sprofondando, io ci sono. Una parte di me se n'è andata per sempre con lei, ma io sono.
Continuo a piangere, mi sento in colpa di pensare in questo momento. Mi sento in colpa perché mentre la persona più importante della mia vita si spegneva io dormivo confortevolmente.
Sono passate ormai 5 ore e lei se ne è andata completamente. Le tengo la mano e penso che se fossi arrivata prima avrei potuto trovare ancora qualcosa di lei, il suo calore, la sua pelle luminosa. Non la riconosco.
Continuo a piangere, mi sento smarrita, sola. -Il prossimo mese sarà il mio compleanno, mamma, e la persona che mi amava più di qualsiasi altra cosa non ci sarà. La persona che mi ha messo al mondo non sarà presente il giorno del mio compleanno, giorno che è realmente importante solo per le mamme che hanno dato vita ai loro più preziosi beni. Quel giorno, senza di te mamma, non sarà più lo stesso, io non mi sentirò più la stessa persona amata-.
Ho la testa piena di pensieri che non fanno altro che alterare il mio stato d'animo, mi stanno distruggendo. Nonostante tutto continuo a pensare. Cogito ergo sum. Penso dunque sono. Se penso allora vuol dire che sono. Io sono. Io ci sono. Ritorno nel reale.
Tutti quei sentimenti diventano più soffusi. Il sentimento di smarrimento, quello di soffocamento, quello di sprofondare, quello di non vedere più bene la realtà a causa del dolore e quello di morire piano piano svaniscono. Io penso. Penso dunque sono. Sono. Non sto sprofondando.