Corro.
Corro col cervello e con il cuore, come non sono più abituata a fare.
Non so che mi succede. Il mio corpo dondola avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e sono poggiata allo schienale della sedia e il legno è un osso più duro della mia spina dorsale, urta, brucia.
Sto dritta, che a stare curva sembro avere dieci anni di più.
Mi ricordo che devo respirare, inspiro con il naso ed espiro con la bocca, inspiro con
il naso ed espiro con la bocca, ma chi me lo fa a fare con tutte le mie storie andate a finire nel cesso.
Quando una cosa mi piace così sento uno strano formicolio alle gambe, mi sudano le mani, i pensieri fibrillano e ronzano come api fastidiose.
Non sono io, non sono io, non sono io.
Ho la testa leggera, gli occhi lucidi, i piedi a due centimetri da terra. Li sistemo di nuovo sul pavimento, mi assicuro che tutta la pianta alloggi sul parquet di casa tua, che non so se mi conviene starmene per aria.
Corro.
E io sono quella che sta ferma, che non sa fare due passi più veloci sennò inciampa.
Mi hai messo addosso le scarpe più comode del mondo e non so più come si faccia a non camminare.
Un passo, un passo, un passo.
Non sono brava coi sorrisi e con le spinte ma gli sguardi trasparenti li conservo ancora tutti e tu lo
sai che stiamo andando avanti in questa sorta di maratona assurda, impensabile, fuori dalla corsia
preferenziale. Mi hai tolto la cintura di sicurezza e mi hai preso la mano, andiamo hai detto, andiamo, senza sapere dove, ché tanto siamo insieme.
Corro.
Perché davvero tutto questo desiderio senza lucidità per una bocca così ce l’ho avuto poche volte. E gli occhi che hai, gli occhi che hai mi cullano e smussano gli angoli del mio rifugio personale e segretissimo. Sto zitta, sto zitta, sto zitta e invece tu mi fai domande e ti rispondo e come faccio a dirti cazzate se mi chiedi tutta quest’acqua.
Parlami mi dici, parlami, voglio sapere tutto quanto.
E ti guardo, ti guardo, ti guardo. Non capisco chi sei e da dove sei venuto ma osservarti da vicino è così bello.
Corro.
E non so se mi conviene fermarmi a riprendere fiato, non mi voglio ricordare delle cicatrici che porto addosso, il cuore rimbomba pieno e pulsa e tutti i fili tirano e tirano e mi straziano ma non ci posso fare niente e non ti posso evitare e sto ancora correndo e vado avanti e ti ho accanto e vado avanti e mi stai sorridendo e vado avanti e mi lascio abbracciare e ho paura di chi mi tocca perché sono in grado di soffrire ma non so come si fa ad essere felice e corro, sto correndo, ti insegno io mi hai detto, impariamo insieme.
Corro.
Non mi sento più le dita ma sono così calda, così calda.