Salve a tutti, sono Persefone.
Al contrario di Atena, non ho storielle divertenti da raccontarvi. Vi assicuro, però, poteva andarvi peggio: aspettate che sia il turno di quel vanitoso di Apollo, il signore della poesia, Mr. Sono Più Bravo Delle Muse, Mr. Le Mie Tragedie Fanno Piangere Euripide.
Ehm, dicevo…
Mi chiamo Persefone. Di per sé non è male come nome, anche se secondo qualcuno significa portatrice di morte, e grazie tante per la pubblicità negativa.
Sempre meglio dell’alternativa: Kore. Che letteralmente significa ‘fanciulla’.
Ora, capiamoci. Non voglio fare quella che sono-tutto-io, ma, sono la regina dell’oltretomba, signora degli Inferi, sposa di Ade. Lavoro sodo insieme a mio marito per sei mesi l’anno, e passo gli altri sei a prendermi cura di quell’ansiotica di mia madre. Non ho figli solo perché ho deciso di non averne, non perché, come dice qualche malalingua, sono troppo giovane per averne.
Da un lato, mi ritrovo con un nome carino, vagamente connesso al portare la morte, palesemente legato ai misteri Eleusini, e grazie mamma per avermi dato un nome che ti ricorda te stessa.
Dall’altra parte, la qui presente regina dell’oltretomba, signora degli Inferi e sposa di Ade si ritrova un nome che significa, letteralmente, bambina.
Voi cosa scegliereste? Sì, la morte anch’io. E non solo per via di mio marito.
Uhm, vi sto confondendo, vero? Ok, fatemi ricominciare, vi racconto meglio.
Mia madre è Demetra, dea delle messi. Mio padre è Zeus, re degli dei. Sì, sono fratelli. C’è chi può, chi non può, e Zeus può. Prima di bandire l’incesto ha sposato una sorella e messo incinta l’altra, che vi devo dire.
Mia madre è… un po’ pesante. Assillante, sempre ‘tesoro dove sei’, non ti fa mai uscire di casa. Pare di essere figlia di Estia. Credo derivi dal fatto che, pur volendolo, non è riuscita a sposarsi, si è ritrovata incinta e mi ha dovuto crescere da sola. Aggiungeteci che sua sorella l’ha odiata per parecchio tempo, per avere avuto me da suo marito.
Sapete, se non la conosci, Era ti fa pena. Quando la conosci, ti ritrovi improvvisamente troppo impegnato ad averne una paura matta e ammirazione profonda, per provare pena per lei.
Senza contare che mia zia è dea dei parti. Chi credete che abbia assistito mia madre, aiutandola a mettermi al mondo?
Insomma, una volta adolescente, l’ansia di mia madre ha iniziato a starmi stretta, ed è diventata un soffocante fastidio, anziché un piacevole monito del suo affetto per me. I nostri primi litigi devono averle spezzato il cuore, povera Demetra: non riusciva a capacitarsi del fatto che la sua bambina stesse crescendo.
Dopo un paio di raccolti andati male per il malumore che le nostre liti le procuravano, i suoi fratelli (ed Era) hanno deciso di intervenire, consigliandole di lasciarmi i miei spazi.
“È una dea adolescente, Deme, non è più una bambina” deve averle detto zio Poseidone: “perché non la lasci uscire con le mie nipoti, le ninfe oceanine? Sono brave ragazze”
Brave ragazze un corno. Sono più una cornucopia di guai. Fantastiche, con loro non ti annoi mai. Lo stile hippy lo abbiamo inventato noi: passavamo le giornate tra sole, pace e amore. E occasionalmente qualcuna di noi restava incinta (non io, perché sono intelligente, va bene? Niente sesso quando sei fumata persa).
Per sport, ogni tanto facevamo a brandelli qualche cervo, più per divertirci a squartarlo e masticarlo, che per mangiarlo davvero. Vi fa senso? Eh, mi spiace. Capitemi: se sei figlia di due divinità, un po’ di rabbia primordiale da sfogare finisci per ereditarla.
Basta pulirsi il mento dal sangue, quando hai finito, dice sempre mia madre.
Insomma, un giorno siamo dalle parti di Nysa, stiamo decidendo se andare al mare o per boschi. Le altre iniziano a litigare, io mi annoio, e mi allontano verso un gruppo di alberi.
Mi imbatto nel narciso più bello che abbia mi visto, tra tutti i fiori che ho mai fatto fiorire. Mi piego per raccoglierlo, e mi ritrovo ad un metro dagli stivali neri di Ade.
Sì, lo so, è mio zio, ma avete presente quanto è bono? Alto, pallido, capelli lunghi, tutto vestito di nero. Con quel bel viso un po’ androgino che aiuto.
Mi guarda in silenzio per un po’, poi mi fa un sorriso.
Io ciao, non ho capito più niente. Voi al mio posto che avreste fatto? Pensato alla mamma che dice, non dare retta agli sconosciuti? Per piacere. Io lì per lì a lui stavo pure per dare ben altro.
Lui fa una risata che, vi giuro, ho saputo di essere sua appena l’ho sentita, e mi fa, andiamo con calma. Vieni da me, ti invito a cena. Conosciamoci un po’, prima.
Le promesse in quel ‘prima’. Avrò fatto fiorire cespugli nel raggio di due chilometri, quando ho sentito quella parola uscirgli di bocca.
Mia madre non l’ha presa bene. Ci sono voluti mesi per convincerla, ma alla fine ha accettato la nostra storia.
Ed eccomi qui, signora degli Inferi, regina dell’oltretomba, ex hippy sposata al primo darkettone della storia.
Il primo che mi chiama ‘bimba’ lo faccio sbranare da Cerbero.