1 . Io sono il signore tuo
non avrai altri critici al di fuori di me e se non fai quello che comando
non avrai mai neppure un EAP (Editori a pagamento) e PEAP (parenti e amici pagati) disposti a leggerti.
2 . Non nominare il tuo nome invano
tanto gli editori ti ignorano anche se metti nome, cognome, e la foto di trenta chili e venti anni addietro.
Usa i nick name e, se non hai fantasia, scegli il nome di una cosa, animale, città, stato, e così via.
Se sei timido e discreto, appena un po’ narcisista, ma giusto un “pelino”, adotta i nomi di personaggi famosi, magari non Carlo Magno, Giulio Cesare e Napoleone, ma di un loro cugino di terzo grado, di un affine del coniuge o di un vicino di casa.
3 . Ricordati di santificare
la grammatica, l’ortografia, l’accidenza, la sintassi, la consecutio temporum, e di accendere un cero a San Francesco di Sales, protettore degli scrittori. E se, nonostante tutto, la voglia di scrivere non ti passa, prega Sant’Agostino (protettore dei tipografi), e invia fiori e cioccolatini a tutte le scrittrici sarde che si chiamano Michela.
4 . Onora
gli aggettivi e gli avverbi, non usarne più di 2 se sei esordiente e 4 se sei scrittore
(uomo, donna, eterosessuale, bisessuale, trisessuale, e così via).
5 . Non uccidere
il congiuntivo
e neppure il participio passato, il futuro anteriore, il condizionale e l’imperfetto.
Se non ricordi i verbi, gratta il sussidiario a tuo figlio e rileggi, rileggi, rileggi, (mi fermo altrimenti finisco le battute).
6 . Non commettere atti impuri
non vomitare quando leggi brani che hanno disinstallato in automatico il correttore di Word, non imprecare se sullo schermo del tuo Pc spunta la scritta “Ti supplico finiscimi, il martello è nel terzo scaffale del camerino”.
7 . Non rubare
le idee, le frasi, i versi degli uni, degli unni e degli altri.
8 . Non dire falsa testimonianza
e smettila di parlare a sproposito di “capolavori sublimi, incommensurabili, divini”. Ma chi ti credi di essere, ME?
Ecco magari divino va pure bene, ma solo staccato: di vino. Nei casi estremi ricorri a bevande più leggere: vodka, whisky, cognac, brandy, assenzio, arsenico, Mr Muscolo, e così via.
9. Non desiderare la donna,
l’uomo, l’amante, il coniuge, il convivente, il concubino, la concubina, il chirurgo estetico d’altri,
né la frattura del femore di chi ti critica, una colica renale a chi non ti vota o sostiene che non sai scrivere neppure la lista della spesa.
10 . Non desiderare la roba d’altri
più voti, visualizzazioni e pallini: nove farebbero felice qualunque abete (abete non ebete!), quindi smettila di farti votare dagli amici, è concesso ma non leale.
Io sono il signore tuo (ma forse l’ho già detto),
impara a memoria il decalogo, scrivi, rileggi e correggi. E soprattutto, cancella, cancella, cancella. E non ti azzardare a trasgredire ché se mi girano ti fulmino con una critica e ti riduco le battute a 500 (spazi, refusi, ripetizioni, errori compresi).
Ridiamo dei nostri difetti, ma non dimentichiamo che per migliorare occorre correggerli.
Un saluto affettuoso a tutti dal profondo Sud.