“L’evento in sé è di poco conto. Ma il fatto che sia possibile lo rende fondamentale”.
Il professore siede di fronte a Bonnie, le gambe incrociate sul tavolo. I mozziconi di sigaretta spenti nella tazza hanno assorbito quasi tutto il caffè.
È che volevo solo starmene in pace - pensa Bonnie, mentre il professore sputa alcune briciole di tabacco colpendola all’angolo delle labbra.
“Come sta Old Bill?”
“Sta bene. È con Charlie nel parcheggio. Credo gli abbia dato un fungo”.
Il professore si pulisce la bocca con la manica della giacca. Bonnie si alza, guarda dalla finestra quei due esseri immersi nella notte al confine della palude lungo la tangenziale. Ecco, sarebbe una bella foto da appendere nel locale - pensa.
“Altrimenti non si spiegherebbe tutta la faccenda”
“Quando chiamerai la polizia?”
“Non credo che lo farò. Potrebbe essere anche stato spinto dall’amore…Insomma non siamo mica sicuri che…Ha rotto da poco con la ragazza”
“Ti ricordo che hai chiamato la polizia per molto meno. Hai sporto denuncia perché ti erano spariti dieci grammi di fumo”
“Quella è tutta un altra faccenda. Si tratta di mancanza di rispetto”
“Te li eri fumati…”
Bonnie si chiede dove sia il corpo, forse al limitare della palude, dove comincia la città del professore - il suo progetto per organizzare la solitudine, il caos e la violenza dell’America. La città in cui le idee prendono la forma di corvi, volano in cielo per poi morire.
Entrambi avevano viaggiato su binari paralleli per sfuggire alle fiamme dei monaci buddisti, alle Cavalcate di Mezzanotte, ai linciaggi degli afroamericani, alle società di copertura a Portorico, alle fiamme di Waco e Oklahoma, a Cuba. Ognuno aveva costruito la propria risposta: il professore aveva reclutato giovani dalle campagne e città, inebetiti dall’utopia che spegneva gli ultimi fuochi della frontiera americana; il sogno di Bonnie si esaurisce fra i tavoli del Lucky Hole & Chili Dog.
In strada, Charlie attende l’oscurarsi della luna, l’eclissi che ogni notte prelude al rivelarsi della Loro rete. Forse anche lui ha deciso di spingersi al di là della palude, là dove è facile perdersi quando il buio si addensa. Bonnie lo vede già camminare fra i cadaveri dei corvi nel momento in cui le piume salgono al cielo.
Dalle luci negli appartamenti, come televisori accesi, Charlie è sommerso dalle coincidenze, dalle possibilità che esistono solo nell’immaginazione. È un momento in cui la ragione s’infetta: in quelle poche ore in cui le piume ricoprono il cielo, si riversano in strada briciole di pane con impresse le iniziali di confraternite, immagini dei proiettili che fracassano la mascella di Kennedy le cui trattorie incrociano Castro che getta spaventato un sigaro esplosivo. I cartoni di Hofmann nelle mani di Hoover sacrificano la gioventù americana sull’altare del grande inverno russo. Un gorilla strappato alla giungla, infettato dalla Pfizer, diffonde il virus nelle discoteche newyorkesi per omosessuali.
Il professore ha pensato alla Rete per ordinare gli eventi, per evadere dal relativismo, inseguendo l’arabesco che punta al cuore della città: il gomitolo compatto, solido e inestricabile della verità celata fra le pieghe degli eventi. La Storia necessita di connessioni precise e indissolubili, della ricerca di un linguaggio primordiale, di ristabilire le logiche di causa-effetto. Bisogna attraversare la palude per vedere la mano dei Ted Walker dietro gli attentati ai Malcolm. Forze in contrasto che devono, si dice il professore, devono trovare una collocazione, tutto per dare un senso all’utopia.
Bonnie è convinta che la Storia non abbia senso né protagonisti. Sono le coincidenze a sceglierli. La costruzione della Rete è uno sforzo vano perché fatto a posteriori.
“È come scoprire una realtà accartocciata in un’altra…” il professore tossisce e un mozzicone rimbalza sulla tavola. A Bonnie ricorda un sasso gettato sulla superficie di un lago, aspetta il formarsi di cerchi concentrici sulla superficie della tovaglia.
“Charlie è un bravo ragazzo”
“Non finirà come lui, non ti preoccupare”
Vorrebbe rispondergli che non è importante se un altro ragazzo si ritroverà circondato di stracci imbevuti di benzina, prenderà un fiammifero e nell’incendio si trafiggerà lo stomaco con una katana, stringendo un haiku tra le dita. Invece estrae dal grembiule un pezzo di hashish avvolto nella plastilina, lo riscalda con l’accendino e comincia a sgranellarlo nella cartina. Il professore si avvicina al jukebox. La canzone ricorda a Bonnie la sua giovinezza - le villette a schiera dell’impero ordinato, la ventiquattrore di suo padre, i bunker sotto terra e l’atomica ad attendere in cielo. Gli aceri secolari che l’hanno condotta alla palude fra le braccia del professore.
Charlie seduto sull’asfalto li osserva ballare un country doloroso e onirico.
“O.B. stai buono!” dice, accarezzando il cane. “Vedrai, tra qualche ora passa. Hey, dai. La conosci la canzone che sta suonando ora?”
"Why everything’s the same as it was I can’t understand, no I can’t…"