Donne in fuga.
Ormai non ci sperava più, era in attesa da tanto tempo in quella stazione di un piccolo paese di provincia. C’erano poche persone, tutti a smanettare sui cellulari, il sole cocente del mese di Agosto rendeva l’attesa ancora più sfibrante, poi udì il fischio ed infine arrivò il treno.
In valigia portava pochi oggetti personali, un diario, foto, qualche vestito indossato nei suoi primi cinquant’anni di vita e un paio di calzoni usati da ragazzina a cui era affezionata e non voleva disfarsene. Prima di salire fu colta dal rimpianto, dalla nostalgia per aver lasciato il paese dove aveva vissuto i primi cinquanta anni; si guardò intorno, sulla banchina non c’era più nessuno tranne il capostazione pronto a dare il segnale di partenza, così entrò in carrozza. Fu accolta dal sorriso, dalla gentilezza dei passeggeri e il viaggio le sembrò meno triste.
Aveva davanti a se, anni da vivere e non intendeva sprecarli. Li avrebbe vissuti intensamente, ostinatamente, nonostante le avversità che avrebbe trovato sul suo cammino.
Accese il cellulare, sul whatsapp c’erano messaggi di chi le consigliava di non partire, ad avere pazienza “ dai riprovaci, forse tuo marito cambierà, in fondo è un brav’uomo anche se un po’ manesco,”
“ le nostre madri ne hanno sopportato tante eppure sono rimaste fedeli alla famiglia”, altri messaggi approvavano la sua decisione, augurandole di trovare ciò che in paese le era stato negato, poi c’era il messaggio di suo marito che la intimava a ripensarci, a tornare da lui. Il tono era minaccioso. Le procurò ansia. La stessa patita in tanti anni di matrimonio e poi c’erano quelli dei suoi figli lontani che avevano compreso e le auguravano di rincontrarsi presto in una città, in un luogo, dove lei avrebbe deciso di stabilirsi.
Doveva rispondere a tutti ma era stanca così spense il cellulare, chiuse gli occhi e provò a dormire.
Una ragazza arrivò di corsa nel vagone trafelata e con un borsone. Andò a sedersi difronte a lei. Era carina, mora, con una folta chioma nera. Chiese scusa se aveva interrotto il suo sonno. Inondò lo spazio del suo profumo, della sua giovane età. Lei la guardò stupita, l’improvvisa presenza di quella ragazza la destò dal torpore, dalla malinconia. Pensò ad un angelo che l’avrebbe accompagnata nel viaggio così sorrise e la ringraziò per l’inatteso regalo.
La ragazza non comprese di quale regalo intendesse la sconosciuta e preferì non chiederle ma osservando i suoi occhi velati di tristezza intuì che aveva sofferto tanto e stava scappando via da qualcosa, o qualcuno. E poi le ricordava sua madre morta anni fa, quando lei era ancora piccola. Della mamma aveva un vago ricordo: tante foto, e il calore, la dolcezza delle sue carezze quando usciva da scuola e lei stava lì ad accoglierla fra le sua braccia. La ragazza era tentata di confidare questo ricordo e forse lo avrebbe fatto durante il viaggio.
La presenza di quella donna la rincuorava,le dava forza.Si sentiva meno sola nell'affrontare il viaggio.
Aveva vinto un concorso in una lontana città del nord e non intendeva rinunciarvi. Suo padre ,i fratelli ,gli zii le avevano esortato a restare,temevano che non sarebbe stata capace di difendersi dai pericoli che avrebbe trovato lì.
"SEi cocciuta come tua madre hai preso proprio da lei " la rimproverò il padre ma se gli chiedeva di rivelarle cosa l'accomunava a sua madre, lui scrollava il capo e taceva sospirando.
Chissà forse quella sconosciuta incontrata sul treno l'avrebbe aiutata a risolvere questo enigma. Entrambe le donne si scambiarono un sorriso. Avevano la necessità di confidarsi e sostenersi in questo viaggio, ma c'era tempo così chiusero un poco gli occhi nell'attimo in cui il treno imboccò una galleria.