È una notte afosa di fine giugno.
Alle quattro e ventidue, la notifica sonora di un messaggio mi fa aprire gli occhi sul cellulare.
"CIAO, SONO IO, E FORSE PUOI AIUTARMI!?"
Mi alzo di scatto e poggio i piedi in terra. Il cotto è fresco, nonostante il caldo, e il cuore mi batte in gola.
"CIAO, SONO IO, E FORSE PUOI AIUTARMI", rileggo a voce alta.
"Ma io non lo so, se voglio aiutarti", borbotto, e poi rileggo a voce bassa il messaggio che ho appena inviato.
"Dici che potrei aiutarti, ma non so chi sei. E perché mi scrivi a lettere cubitali?"
Il cuore rallenta il battito, tiro su le gambe e mi appoggio alla testiera. "Chissà se risponde?" Poi chiudo gli occhi.
È strano, però funziona: da qualche notte, appena chiudo gli occhi, smetto di sudare, e sopporto meglio questo caldo afoso. E appena dopo, vedo una sequenza di immagini che mi riporta all'infanzia. Come una proiezione di ricordi a colori, che riemerge dal mio passato, intatta.
Ecco, sono appena uscito dal mare. Tolgo maschera e pinne e appoggio i tesori appena raccolti sopra uno scoglio: un'orecchia di mare, un piede di pellicano e una trottola. La stella marina è ancora viva. La metto all'ombra, in un secchiello pieno d'acqua. È rossa, e si muove, lentamente, seguendo la forma che la contiene. Tra poco la ributto in acqua. Il mare è appena increspato.
Un'altra notifica mi fa riaprire gli occhi: lo schiocco frizzante di un tappo corona che salta.
"Ho usato le maiuscole per farmi coraggio, e hai ragione, non mi conosci. Io ti ho visto alla libreria Gogol, due o tre volte, che scrivevi sopra un foglio di carta con una matita. Lo fai solo tu, per questo ti ho notato."
Rileggo il messaggio, e digito la risposta, sorridendo: " Ma che bisogni hai, e come posso aiutarti?"
Ormai sono sveglio, e ho voglia di camminare. Attraverso il corridoio, e arrivo in cucina, a piedi scalzi.
Sul tavolo c'è un piatto di albicocche. Ne annuso una, la addento, è dolce con una punta di acido. Un rivolo di succo mi esce dalle labbra. Lo lecco via e sputo il nocciolo nella mano. Ne mangio un'altra. Mi siedo e appoggio entrambi i noccioli sul tavolo, accanto alle mie dita. Properzia de Rossi, durante il Rinascimento, oltre ai lavori "classici", realizzava delle minuscole sculture usando noccioli di frutta. Riusciva a scolpire centinaia di volti, piccolissimi, ma perfetti nei dettagli, sfruttando entrambi i lati del nocciolo. È stata la prima scultrice di cui si è conservata memoria. È citata anche dal Vasari.
Un altro schiocco frizzante mi raggiunge fino in cucina.
Lancio un'occhiata ai noccioli e torno in camera, strusciando i piedi sul pavimento fresco.
" Sono Marina, adesso mi sento di dirtelo. Ti ho scritto, perché vorrei conoscerti."
Rido a voce alta, e rispondo senza pensarci: "Ciao Marina. Bello sentirti anche a notte fonda. Dici che vorresti conoscermi e mi chiedi di fare due chiacchiere notturne. Non potremmo farle di giorno?
Invio il messaggio, ma subito dopo, mi viene in in mente un'altra domanda. La digito in un attimo: " E come fai, te, ad avere il mio numero?"
La risposta di Marina non si fa attendere.
" Settimana scorsa, eri seduto al Gogol, e stavi scrivendo qualcosa sopra un foglietto.
Finché ti sei alzato, di scatto, e l'hai buttato nel cestino, mentre uscivi. Mi sono alzata poco dopo di te e l'ho raccolto. Era giallo, ed è stato facile trovarlo fra gli altri, tutti bianchi. Sembrava l'abbozzo di un biglietto da visita, con un nome e un numero di telefono. Ero quasi sicura che fosse Il tuo. E per quanto riguarda l'orario ho pensato che le tue risposte sarebbero state d'impulso, poco mediate, a quest'ora. E poi, di giorno, non avrei mai avuto il coraggio di dirti tutto questo."
Bzzz...!Bzzz..! Bzzz...! Mi alzo di scatto, mentre la sveglia continua a suonare...
La spengo e guardo l'ora: le sette e mezza, il solito orario.
Ripenso alla notte appena passata: a Marina, alla mia infanzia sul mare, ai noccioli di albicocca, a Properzia.
Cerco i messaggi sul telefono, ma non trovo niente. Nessun messaggio inviato da Marina, nessuna delle risposte che ricordo di avere scritto.
Allora torno in cucina, sempre a piedi scalzi, senza fretta, per godermi il cotto fresco.
Sul tavolo ci sono ancora i due noccioli di albicocca, ma tutto il resto, dov'e finito!?
"Un sogno, è stato tutto un sogno", ripeto, a voce bassa.
Mi siedo e guardo meglio un nocciolo. Vedo tre minuscole conchiglie, perfettamente scolpite. Le stesse di stanotte. Sul lato opposto, una stella marina, con cinque punte.
Rimango a bocca aperta, con un gesto veloce metto giù il nocciolo e prendo l'altro.
C'è una scritta in rilievo, formata da caratteri piccolissimi e molto precisi: "Ti è piaciuto lo scherzo? Giro il seme e continuo a leggere: "Saluti da Marina che ti viene a trovare nei sogni, e a presto!"
Mi sveglio di soprassalto, e guardo l'ora:
Il cellulare segna esattamente le quattro e ventidue.
Il cuore mi batte in gola. È una notte afosa di fine giugno.