Filtra poca luce dalle tapparelle, ma basta per accendere la fantasia di Marco.
Se ne sta sdraiato nel suo lettino cercando di dormire, ma la luce del lampione disegna delle figure in movimento sulla parete.
Non figure qualsiasi, lui ci vede degli omini Playmobil. Sopra l’armadio l’autobotte dei pompieri che cerca di spegnere un incendio scoppiato sopra il trofeo del bowling vinto l’anno scorso alla sua festa di compleanno.
E dietro il trofeo una famiglia di indiani che cerca di scappare trascinando il bisonte di famiglia.
Forse ha troppa fantasia, ma naturalmente lui non può saperlo.
Chiude gli occhi con forza e le figure scompaiono per un attimo.
“Devo dormire, devo dormire” pensa.
Si alza e si muove a tentoni verso la finestra, abbassa ancora un po’ la tapparella, piano piano, per non far rumore.
Poi torna verso il letto sperando di non inciampare nella stanza ormai completamente al buio.
Si sdraia, rimbocca le coperte, si gira di fianco, si gira di nuovo dall’altra parte, chiude le palpebre.
“Devo dormire, devo dormire” pensa.
Ma la sua fantasia galoppa anche ad occhi chiusi e ora la sua mente è tornata alla partita di domenica.
Luca raccoglie il rilancio del portiere e sale sulla fascia, evita l’avversario girando su sé stesso e poi lancia lungo sulla sinistra. Lui taglia al centro mentre Nicolò corre veloce per superare il grosso difensore.
L’ha superato e si invola verso il fondo e poco prima della linea di fondo riesce a metterla in mezzo.
La palla resta sospesa in aria per un’eternità come nei cartoni di Holly e Benji, poi comincia a scendere.
E' una palla perfetta che cala verso l’area veloce, ma non troppo, con una parabola che va dritta verso la sua testa.
Non deve nemmeno sollevarsi, basta chiudere gli occhi, colpire con la fronte e la palla cambia direzione quel tanto che basta per superare il portiere ed entrare in porta.
I compagni festeggiano correndogli incontro e Marco si nutre di quell’attimo di gloria.
Manca solo un minuto e la sua squadra è in vantaggio, finirà così e saranno primi in classifica.
Nella realtà non era andata così, la palla era scesa bastarda, con un giro strano, lui aveva chiuso gli occhi e non l’aveva nemmeno colpita.
Loro avevano segnato sulla ripartenza e la partita l’avevano persa.
Vabbè, Marco scuote la testa e si gira verso il comodino per guardare l’ora.
Sono le 10, troppo tardi, probabilmente.
“Devo dormire, devo dormire” pensa.
Comincia finalmente a prendere sonno, quando viene svegliato dal rumore della BMW che si ferma nel parcheggio vicino a casa sua.
Sente un brivido freddo mentre si siede nel letto e smette di respirare per ascoltare il minimo rumore.
Passi sulle scale.
“Fa che sia un sera di quelle buone” spera.
La chiave gira nella serratura, piedi trascinati nel corridoio. Un rumore nella stanza accanto, qualcuno che si alza.
“Fai finta di dormire, resta a letto” implora.
Ma sua mamma esce nel corridoio e iniziano i soliti discorsi sussurrati che a poco a poco salgono di volume. Stanno litigando sottovoce.
Poi si sente solo la voce di lui, monotona, le parole strascicate, il tono in crescendo come la violenza che sale.
Poi un colpo secco, un urlo sussurrato, qualcosa che finisce contro il muro, qualcosa che si affloscia a terra.
Ma nemmeno questo lo ferma, ancora rumore di botte, calci, pugni o sberle tanto non fa differenza.
Domani ci sarà un altro occhio nero, occhiali da sole e fondotinta a coprire un’altra notte di patimento.
Marco si sdraia di nuovo e tenta di seguire la sua unica via di fuga, la fantasia.
Pensa che forse potrebbe aiutarlo il papà di Nicolò. Dicono abbia avuto qualche problema con i carabinieri. Potrebbe spaventarlo.
Magari suo zio Vincenzo, il fratello della mamma, potrebbe anche picchiarlo. Il fisico sicuramente lo aiuterebbe, ma lui vive ad Pesaro e non si vede mai.
Mentre resta sdraiato in posizione fetale nel suo lettino, si sente solo, sente che nessuno al mondo correrà ad aiutarlo.
Lo prende la voglia di piangere, ma è troppo giù anche per questo.
Poi un'idea si fa strada, lui sta crescendo. È già alto per la sua età anche se smilzo e tra qualche anno cresceranno anche i muscoli.
E poi, pensa mentre si addormenta, ha anche il coltello da caccia che gli ha regalato quel bastardo.