Si trova sul precipizio seduto con le gambe incrociate e le mani giunte, gli occhi chiusi che ogni tanto apre per dare un’occhiata giù fino a vedere l’abisso che si trova là sotto.
Vuole buttarsi ma intanto prova a meditare e ogni tanto lancia un’occhiata curiosa in quel baratro che sembra estendersi all’infinito, viene attratto dalla vertigine che si crea, come una spirale in un turbinio d’acqua, come dal canto delle sirene.
C’è un istinto che ci porta a sopravvivere ma pochi sanno che c’è anche un istinto che ci porta a morire da soli e si attiva solo in strane e determinate circostanze. Quando si vola in alto molti vorrebbero in realtà cadere per sfracellarsi e devono resistere a quella tentazione. Quando si ama, spesso si vuole uccidere l’oggetto amato per divorarlo. Quando si odia qualcuno e nel suo caso odiava se stesso si prova la forte sensazione di volersi fare male da soli. Non è solo un’ipotesi: è biologia.
Intanto respira profondamente, lascia scorrere le idee e inspirando e respirando dice in tono flebile
- Sono solo pensieri, sono solo pensieri, la realtà è fatta di materia.
Ma anche i pensieri possono diventare reali, possiamo trasformali nella forma e nel movimento che vogliamo, quando e come lo vogliamo, è solo una questione di esercizio.
- Voglio lanciarmi nel vuoto, voglio vedere se ho le ali di un angelo o se sfracellandomi vedrò riflesso nell’occhio dell’abisso me stesso che urla e vedermi con le braccia che nuotano inutilmente nel vuoto a bocca aperta e gli occhi terrorizzati.
C’è un cielo azzurro e una linea giallastra all’orizzonte disegnata dal sole. Riapre gli occhi e guarda in alto questa volta, sente un leggero volteggiargli intorno.
Sente il loro verso che gli riempie la testa con un sibilo. In alto verrebbe divorato come una carogna, in basso divorato dalla terra.
Ogni percorso verso l’alto o verso il basso potrebbe condurre alla morte o a una nuova vita. Se resta ferma ignora la realtà e muore. Se torna indietro rivedrebbe tutto il passato doloroso che ha attraversato già, davanti a lui l’orizzonte segna il futuro.
Non c’è via di scampo. Non può fuggire dalla vita che si è creato.
O forse sì? Peyote, ayuasca, altri cactus o funghi allucinogeni e forse scomparirebbe per sempre in un’altra dimensione o folgorato per sempre in uno stato di coma perenne.
- Non c’è via di scampo vero Andrew?
Come un lontano eco di un sogno arriva questa voce da lontano.
- Alzati e torna da Clarissa. Ti stai rendendo solo ridicolo! Sei un buffone!
E’ Carneval che gli sta parlando. Con una pistola puntata dietro di sé sulla schiena. Ne é convinto. E’ il commissario. Il suo angelo custode è venuto a riprenderlo per riportarlo sulla giusta via, per ricondurlo al paradiso perduto, nella sua gabbia.
Riapre gli occhi, si alza, guarda giù, fa un passo avanti, due. E’ sempre più tentato. Sente la canna fredda della pistola sulla schiena.
Lì nel lontano deserto dell’Arizona è meglio morire e poi scomparire divorato dagli avvoltoi senza lasciare tracce oppure è meglio tornare nel fresco paradiso perduto tra le braccia di Clarissa? E magari con una buona sniffatina di coca e qualche bicchierino di vodka buona. Polacca certo. Perché quella veramente buona la fanno solo in Polonia. Al fresco.
Forse il Paradiso è freddo non caldo o temperato. Forse il Paradiso è una galera con sofisticatissimi sistemi di localizzazione e da cui è impossibile fuggire una volta che si decide di restare. Il Paradiso è il contraio di Libertà. E' stare al fresco per l'eternità.
Si appiattisce la mente per sempre, dicono.
Non si prova più dolore, dicono.
E’ come un eterno riposo, dicono.
E’ come l’eroina, pensa Andrew.
- E’ come il coma intenso. Dice il chirurgo.
- Oppure un’overdose.
Gli infila l'ago nella vena del braccio sinistro spingendo forte il liquido che schizza nelle sue vene mentre lo osserva.