Di pomeriggio, casualmente, ho incontrato sotto casa, Lele, il mio amico di prima elementare.
Lui mi invita a seguirlo: sta andando al concerto per ascoltare una composizione di Hector Berlioz “La dannazione di Faust”, dopo il quale ci sarà un Sabba.
Lo seguo incuriosito perché io di sabba non so nulla, anche se immagino si tratti di qualcosa di sabbatico, ma lui mantiene il segreto per incuriosirmi.
Arriviamo al teatro Arcimboldi e ci troviamo davanti a un cartello che dice: il concerto non si terrà più perché gli orchestrali hanno dato buca. Comunque, tra un’ora nel Foyer del teatro ci sarà il previsto sabba.
Lele mi convince che vale comunque la pena di aspettare e anzi mi consiglia di fare un salto al negozio che vende le maschere del sabba. Gli dò retta e andiamo in corso Vittorio Emanuele II in un negozio con l’insegna “Che Diavolo!”.
Ma facciamo cilecca perché il negozio è chiuso in quanto il gestore è corso ad assistere al concerto di Berlioz che si tiene nella Buca di Corso Como perché i veri orchestrali hanno dato buca e là suonano dei dilettanti non orchestrali che per riuscire a proporre un bel concerto si ubriacano prima.
Lele mi dice che dobbiamo correre in Corso Como ma quando arriviamo là il custode della Buca ci dice che la cosa è andata buca.
Torniamo al teatro Arcimboldi e cerchiamo di entrare nel Foyer ma gli usceri non ci fanno entrare nonostante ci dichiariamo disposti a prendere il biglietto al modico costo di novanta euro per ciascuno. Loro ci dicono che al sabba non può entrare chicchessia e che noi sembriamo proprio dei chicchessia. Lele si arrabbia perché lui non è un chicchessia e garantisce anche per me sostenendo che mi conosce dalla prima elementare e che già da allora non ero un chicchessia. Gli uscieri ci rispondono che ci siamo montati la testa e che è meglio che non facciamo il passo più lungo della gamba. Lele, tira fuori un metro da geometra e misura il suo passo e la sua gamba, per dimostrare che non fa il passo più lungo della gamba, ma quelli non si fidano e chiamano rinforzi.
Arriva il direttore del sabba che subito mette le mani avanti poggiandole prima sulle guance di Lele e poi sulle mie guance. Sono mani untuose e odorose di muffa, forse perché ha già iniziato il previsto Sabba. Scappiamo via per tornarcene sotto casa. Purtroppo, abbiamo fatto cilecca su tutti i fronti e siamo perciò rimasti a bocca asciutta, ma Lele non si scoraggia e mi dice:
“ Bobo, prendila bene. Abbiamo fatto cilecca ma non è sempre così. Ti chiamo i prossimi giorni perché devo andare a visitare il nuovo Museo CI.CE.MO.SA di piazza Filangeri, e possiamo andarci insieme.”
Gli chiedo che cosa espone questo museo e lui mi dice che è fatto di quattro grandi sale che espongono reperti particolari di personaggi famosi vissuti nel Seicento, Settecento, Ottocento e Novecento.
Nella prima sala vedremo contenitori in vetro che conservano la loro cispa. Nella seconda sala ci sono i contenitori del moccio, nella terza quelli della saliva dopo i pasti, e nella quarta sala, il loro cerume. Ho subito capito che la cosa è quantomai interessante e gli ho promesso che verrò con lui, sempre che si possano fare fotografie di questi reperti perché conservare un album fotografico con la cispa di Dannunzio, il moccio di Masaniello, la saliva di Caravaggio e il cerume di Beethoven (che forse era diventato sordo perché non si lavava le orecchie sin dalla prima elementare), sarebbe una cosa assai preziosa da conservare gelosamente.
Ora aspetto con ansia che mi chiami.
