Dicono che la droga fa male. Ma in realtà io lo so. La droga fa bene. Quando mi facevo non sentivo più male. Non ci si ammala da fatti. Mai. Neanche un raffreddore. Anche a petto nudo nell'aria fredda invernale. Non ci si droga per star male. I problemi, quelli, anzi, non esistono più. Mio padre, il dolore, i soldi, il carcere. Nulla esisteva più. Ed io stavo bene. Finché durava. Poi, poi... vivere era quello. Avere la prossima dose. E per questo, rubare, vendere. Quando ero lucido, volevo ricordare. Ricordare di esistere. Il mio corpo é diventato tela per tatuaggi. Ho scritto sulla mia pelle, per non dimenticare. Per non dimenticarmi. Il dolore degli aghi mi ricordava che esistevo.
Poi sono arrivato al centro. Sono tutti scemi, pensavo. Sto bene, io. Mi basta una dose. Però... la vita, quella vera, mi ha chiamato. Ho incontrato lei. Bella. Io, nessuno. Un aborto. Eppure, non mi ha cacciato. Ha detto no, ma forse... Una trattativa infinita. Ed io, caparbio intanto ne esco, dall'eroina. Poi insisto. Caparbio.
Vinco io? No, ovvio. Vince lei. Lei crede. Mi porta in chiesa ad ascoltare. Un'illuminazione. Questi o sono pazzi... o c'è qualcosa. Parlano a me di me. Del dolore che sfuggo, per mio padre, per gli orrori che ho fatto. Della paura di non essere all'altezza. Del senso di tutto, anche della morte. Questo Dio non lo conosco. Lui invece sembra sapere di me. Comincio a venirci qui, a pregare. Ad imparare. Mai prima avevo pregato. Intanto, una malattia.
Non mi ero mai ammalato. Ed ora questa. Nuova. Infamante. E qui Dio, che dici? Io lo avevo già capito, prima, con la morte di mio padre. Che vivere la realtà é soffrire. Ed ero scappato. Ma ero un randagio, ed ora ho casa. Ed ho vissuto che vale anche il contrario. Che senza sofferenza non c'è esistenza. Che si partorisce nel dolore, ma così anche si genera. E so cosa vuol dire quanto mi basta oggi. Come manna nel deserto. La malattia é il mio deserto. La manna è il perdono che mi nutre. Ogni giorno. Solo per quel giorno. Di dolore forse. Ma anche di senso e di vita.
Mi chiedono di aiutare. Di lavorare con gli altri "tossici". Di coordinare. Ho occhio. Li capisco al volo. Ero uno di loro.
E, miracolo! Finalmente, lei cede e si fida. Ci sposiamo. Io mi sposo! E lei è tutto. Lei lo sa che sto male. Ma mi ha scelto! Noi stiamo attenti, seguiamo le cure.
Preghiamo, tanto. Ti ricordi in macchina? Anche tu, con noi, forse per forza, forse per noi...
Poi finalmente... si può, ci fidiamo. Incinta. Che festa!
Subito dopo, il freddo... "morirà in pancia, deve abortire". No. Diciamo "No." Pazzi. Adesso il pazzo sono io. E nasce. Diversa. "Morirà tra 1 mese". Adesso è lei, la piccola, a dire no. Quante operazioni? Dieci?
Dove sei Dio?
Ti ricordi? Ti ricordi quando l'hai presa in braccio? Cosa hai visto? "Una bambina" ti rispondo. Una bambina hai visto! Anche io. Lei no, in crisi. Ti ricordi? Le raccontavi "Allora, i pinguini vivono al polo sud non al polo nord". E lei "a cosa serve"? Ed il dottore: no, è bene, parlatele, raccontatele. Cosa vedi? "Una bambina". Che sorride, che ama. Che è amata. E la bambina continua a dire no, che non muore. Non è d'accordo con i dottori.
Allora, ho fatto pace con Dio. Anche lei ci ha fatto pace. Io in fondo lo sapevo già. Che ogni giorno è Suo. Che se era mio ero già morto o a spacciare. Che vivere è un dono. Lo dico a tutti.
"Allora, ci dai i versetti", della Bibbia. Io faccio le facce, i versetti sì. Scherzo sempre. Sciocchezze infinite. Vivo. Io vivo a pieno. La gente lo sa. Mi parla. Mi racconta. Chiede consiglio a me. Ed io non giudico. Perché dovrei? Chi ero? Chi sono? Lo stesso, sono lo stesso. Ma una mano mi porta.
E poi lei. La seconda figlia. Una grazia più semplice. E bella, bella come lei.
E ci chiamano. Parlate della prima! E noi parliamo, mostriamo. Mia figlia. La prima. Come la seconda. Amata.
Ti ricordi? Non litigo mai con nessuno... tranne con te. Quasi alle mani! Insopportabile. Eri insopportabile. Come un fratello minore.
Poi ti sei sposato, ma io, ancora ne ho vissute tante. Te le sei perse, pazienza. Te le racconterò.
Mi hai chiamato che già stavo male. Mi hai parlato di campagna. Ed io ho sognato, la tua campagna. Avevo già capito. No, non quella malattia. Una nuova. Un cancro. Incurabile. Ma non lo diciamo troppo forte, che sto morendo. Per la seconda. E così non te lo dico. E tu non fai in tempo a salutarmi. Ti dicono: un altro mese.
Io prego, mi preparo. Credo la vita eterna. Un giorno alla volta. Uno. Mi guardo indietro. Uno dopo l'altro è una storia incredibile. Morire non cambia nulla. Sono in pace. Ho anche paura. L'ha avuta anche Cristo. Anche io. Gli affido le mie donne. So che mi accoglierà, non mi ha mai cacciato.
Anche tu, non temere. Non ce l'hai fatta. Sono scappato prima. Da mio padre. Da nostro Padre. Ci vediamo lassù. E ti racconterò. Mi racconterai. Fratello.