Guardo il mondo dal fondo
di un barattolo al centro del tavolo
sono me sono solo: briciola.
Mi confondo nel suo fiato accarezzandomi
come i colori quando ride
degli shanghai che cadono,
vibro tremo sulla corda
del suo basso che mi suona
note jazz da una notte francofortese lontana,
e mi srotolo alla luce, piano
dentro piccoli occhi di miele
tutto il tempo condensato
latte atomi vissuti, legami
come ciglia inesorabili tra le aggraziate lettere
di una parola segreta che vola
ancora quando modulandosi mi sfiora.
E pensare che una volta
ma forse non ero io (o non sono, io?)
correvo dopo cena a quella cantina sulla luna
pareti di penombra birra musica
improvvisata.