Da bambino, a inizio estate, mi cimentavo nella cattura delle lucciole. Gli sfortunati insetti venivano infilati loro malgrado in un vasetto di vetro che appoggiavo sul comodino prima di andare a letto, le bestiole lampeggiavano ancora un po' prima che l’intermittenza cominciasse ad affievolire piano piano, fino a spegnersi del tutto. Dormono, mi diceva mio padre. Nottetempo le lucciole si trasformavano in monetine tintinnanti ad opera di una Fatina alchimista. Ignoravo che le mie lampadine magiche finissero, in realtà, nel water della stanza da bagno. Non so bene perché questo ricordo mi sia venuto in mente qui, sulla soglia di questa porta girevole a vetri sormontata da tubi al neon. I tubi sembrano contorsionisti che si ingarbugliano senza capo né coda ma che, visti da sufficiente distanza, appaiono come un arco. L’arco dice: CASINO’.
Osservo la gente che entra e soprattutto quella che esce, cercando di indovinare dalle espressioni se hanno vinto o perso. Concludo senza sprecare troppa materia grigia che la maggioranza ha certamente perso.
Dopo il fallimento dell'azienda di famiglia e il pignoramento della casa non mi rimane più niente. Mio padre mi darebbe dell’idiota, ma non è stata colpa mia, stavolta. Cosa dovrei fare? Restarmene seduto fino a che la poltrona mi venga scaraventata via da sotto le chiappe?
Ho studiato il Craps, adotterò come strategia la sequenza di Fibonacci.
Mi decido ad entrare, percorro il tappeto color rubino con atteggiamento circospetto, convinto che tutti mi stiano osservando con la coda dell’occhio, mi sento stampato in fronte “pollo da spennare”. Più cerco di calarmi nel ruolo dell’uomo sicuro di sé, più vedo il mio riflesso di perdente nello sguardo impietoso di quegli avvoltoi. Nel frattempo mi accorgo di essere arrivato al bordo del tavolo, è circondato dalle figure che avevo studiato: il Boxman che controlla il gioco, lo Stickman che recupera con gesta eleganti i dadi e li porge al giocatore di turno, i Croupier che distribuiscono le fiches.
-Tocca a lei, Signore - dice un Croupier.
Ho già dimenticato Fibonacci. Lo Stickman spinge i dadi nella mia direzione, li afferro, mi chino, gesticolo avanti e indietro col braccio come un seminatore d’erba e scaravento con violenza i due cubi contro il bordo coibentato. I saltimbanchi a sei facce rimbalzano all’indietro e capriolano sul prato verde.
-Signore, ha vinto.
Roteo la testa a scatti in direzione della voce, il Croupier alla mia sinistra. Mi accorgo di avere un sorriso da ebete che annichilisco subito.
-Ho vinto?
Mi capita spesso di camminare per una stradina poco frequentata, non incontro auto, persone o altri mezzi per Kilometri, fino a che incrocio un’auto, un ciclista e un ragazzino a manetta con lo scooter tutti nello stesso momento, sulla stessa linea della strada…la strada dove non passa nessuno. Quante probabilità ci sono? Eppure accade più spesso di quanto dovrebbe accadere. Ecco, deve essere successa una cosa del genere, come quando ho incontrato Giacomo in quell'aeroporto sperduto in Costa Rica, con i banchi da scuola a fare da controllo arrivi e partenze. Dunque le improbabilità sono più probabili di quanto si pensi.
-Signore, vuole tirare ancora? Altrimenti si dovrebbe spostare, prego.
Ci penso un attimo, e se perdo? Quante volte dovrei giocare ancora perché l’Universo e la sequenza di Fibonacci mi restituiscano un’altra improbabilità? Eppure è facile, come sulla stradina dove non passa nessuno, come l'incontro con l’amico in Costa Rica. Non l’avevo calcolato ma è successo. Non l’avevo calcolato…non l’avevo calcolato, questo è il punto. Il Croupier mi osserva.
-Signore, ha deciso?
-Si scusi, ho deciso. Me ne vado.
-Le lucciole non si trasformano in monete, vero?
-Come ha detto?
-Le lucciole, quelle che suo padre buttava nel water.
-Lei come fa a saperlo?
-Non lo sapevo, ho tirato ad indovinare.
-Una coincidenza?
-Già, come sulle stradine strette dove non dovrebbe passare nessuno e tutti passano nello stesso istante, o come un amico delle elementari che incontri dall’altra parte del mondo.
-Ma lei chi è scusi? Il Croupier di Dio?
-Non lo sa che Dio non gioca a dadi? Preferisce il Poker, e gli piace anche bluffare.