La colonna d’aria leggera
mi porta di sera
qualcosa di fresco
è un’anima buona
(un soffio, neshamà, ci fece uomini vivi)
e non ve li racconto i fatti miei
neppure per rimando o allegorie o parabole o non detti ben piazzati da interpretare
qui si scrive tutto ma a riassunto del riassunto
i fatti degli altri mi interessano
quelli di chi sa raccontarli bene
e crede nella propria storia, crede nella propria unicità
restare attaccati a sé stessi
vedrai che la narrazione ne consegue e si fa epica come quando la nonna racconta i fatti di prozii morti in stile aedo greco cogli epiteti, i mantelli, le sere tempestose, i mendicanti, i viandanti, i terremoti, i ritorni dalla guerra, gli sposalizi sontuosi e tutto quanto
qualcuno in sogno ha buttato nel cesso alcune cose mie, cose importanti
erano cose di plastica e di carta
ho dovuto ripescarle a mani nude arrabbiandomi con lo sconosciuto buttatore di cose nel gabinetto
forse era una buttatrice non si è scoperto chi fosse che mi aveva combinato il casino
si trattava di moduli, scritture private scadute, fogli stampati da pdf,
per quanto riguarda le plastiche c’era un leggìo rotto e componentistica di utensili fuori produzione, introvabili ormai
non si capiva neppure perché fossero cose così importanti
non assurgevano neppure al rango di carabattole da portarsi nel borsone in caso di trasloco
si sarebbero detti materiale per decluttering
persona sensata avrebbe buttato
tali scorie domestiche differenziandole prima
invece io le ho sempre schiaffate - le cose così- nel cassetto degli spaghi dei regali e dei nastrini delle bomboniere, delle partecipazioni pompose scritte a ghirigoro e mai in Arial 12, delle palline di Natale non in nuance
è soggettivo il confine tra il souvenir e la spazzatura
quella cucciola magra, brutta e malaticcia nascosta sotto al letto l’ho portata in braccio a guardare le vetrine dei negozietti di souvenir c’era la banda che suonava
forse era la festa dei Santi Medici
a fine settembre e mi diceva la cagnetta senti non mi piacciono i negozietti, non mi comprare i fischietti di terracotta e le mattonelle sottopentola
torniamo a casa
e grazie che mi hai presa in braccio
e grazie che mi hai tenuta vicino al collo
se non il punto dolente
(di ferita narcisistica non se ne parla nemmeno, si tratta di persona estroflessa, eteroconcentrata, anzi eterodiluita)
il punto debole, il cruccio, la malattia, le lacune del programma, i quaderni incompleti, i pessimi ricordi
il tutto come una frammentazione irriferibile
ritagli di carta di giornale di lavori femminili, un fiore ricamato sulla tovaglietta, un cestino di frutta ben disposto, una ricetta con gli avanzi, una coperta facile che la fanno all’uncinetto ad occhi chiusi anche le poco esperte, in un battibaleno,
cose così.