Un raggio smeraldino proveniva dal faro di Ariminum. Era stato acceso al vespro insieme ai segnalatori, topazio e rubino, incastonati sulla banchina del Porto Canale leonardesco come pietre su una collana Astrale di Bulgari. Lampi di luce colorata striavano l’anello del cielo, seguendo il quale la Luna, secondo Platone, volge l’orbita argentea – incrinature della volta celeste, presagi di un prossimo crollo delle stelle, dei pianeti, delle galassie, dell’Universo e di tutto quanto.
L’orologio molle creato da Dalí a ridosso del bagnasciuga – una variante del dipinto La Persistenza della Memoria, composta con la sabbia finissima della Spiaggia Iperurania – indicava le sette e ventisette. Stilla a stilla, colava sul Roc e sul Maestro. I due, seduti sulla riva aspettando che la Fortezza Bastiani aprisse, non si accorgevano di niente. L’uccello era semiaddormentato. Di tanto in tanto il viso antropomorfo era segnato da espressioni di dolore e le zampe si contraevano in uno spasmo, quasi che il mero atto del sognare gli infliggesse tormenti indicibili. L’uomo, ormai da molto tempo, teneva una lezione a beneficio esclusivo delle onde del mare.
«L’arte non riproduce il visibile: rende visibile ciò che non lo è. Esprime nuovi modi di vedere il mondo, che resta altrimenti inattingibile nella sua essenza – ammesso che questa essenza esista, dietro lo schermo onirico della materia e del World Wide Web. Quando una nuova forma d’arte si diffonde, diviene una delle modalità attraverso cui percepiamo la realtà. Piano piano, le idee, i sentimenti, le immagini ossessive o consolatrici più diffuse incominciano ad appassire per rinascere in nuove idee, sentimenti, disturbi della personalità. Poiché ogni espressione artistica è parziale e finisce per manifestarsi del tutto, paradossalmente, in un movimento successivo che le si oppone. L’esperienza radiofonica è stata inglobata dalla cinematografia, la cinematografia dalla televisione e quest’ultima da YouTube; la pittura dalla fotografia ed entrambe da Instagram; il Cubismo, l’Astrattismo e le correnti successive del modernismo dalla generazione di segni tramite algoritmi. È così che ogni innovazione amplifica; rende obsoleto; recupera; capovolge qualcosa di preesistente.
C’è di più. L’arte antica è contemporanea. I Simpson sono come la Gioconda. Le Metamorfosi è un manga disegnato con i colori di Rothko. Omero precorre il Venerabile Beda e Stan Lee, Bob Kane dipende da Freud e Sir Galvano. Thanos è l’epigono shakespeariano di Malthus. Miranda è una spogliarellista, Ariel è un hacker e Calibano un rapper. Yorick è un buffone, un viaggiatore sentimentale, un pastore di anime perdute. Marlow è un poeta, un marinaio, un investigatore privato. Il Cappellaio Matto è un supercriminale, uno scienziato pazzo, Xerxes Break. La Vedova Allegra balla il twist e urla. Verdi ama la disco music. Il Discobolo gioca a bowling. La Venere di Milo sfila per Giorgio Armani. La Pietà Rondanini è un’installazione in 3D dentro un labirinto virtuale di Barry X Ball. L’Orlando Furioso s’è perso nei meandri di Lost. Margaret Atwood ha scritto La lettera scarlatta, Nathaniel Hawthorne ha sceneggiato la serie tv tratta da Il racconto dell’ancella. Charles Dickens lavora ai testi dei Jethro Tull e Samuel Taylor Coleridge collabora con gli Iron Maiden. La follia di Erasmo è rock. Paganini è heavy metal. Walt Whitman canta una suite transumanista accompagnato dai Weather Report. Lo scontento invernale di Riccardo III finisce nella Germania nazista. Macbeth, poliziotto della Swat, è sul Trono di Spade. Nagarjuna legge Popper in un talk show con Emily Dickinson. Lorenzo Lotto dialoga con Leopardi. La boutique del mistero è una Cosmicomica in onda su Amazon Prime Video. Proust ha inventato i materassi memory foam. L’origine du monde di Courbet ha un milione di condivisioni su Pornhub.
Gli uni completano gli altri, in un’eterna brillante ghirlanda; esistono, anzi, soltanto nella loro interconnessione. Producono caleidoscopiche figure mobili di spiagge percorse da bagnini alle prese con ombrelloni variopinti e multiformi pedalò, che si trasformano in quelle dei soldati-carte da gioco nel parco della Regina di Cuori sorpresi a dipingere di rosso rose bianche – o dei giardinieri del Paradiso Terrestre intenti a creare, evocandoli con il puro suono della voce, rami di mandorlo e pesco, boccioli di iris e girasoli, campi di grano e alberi di gelso, in un tripudio di verdi, gialli e viola.
Queste immagini sono la nostra realtà. I fenomeni cui assistiamo sono determinati dalle interpretazioni, fra le infinite possibili, scelte dai grandi artisti per dis-velare il mondo. Siamo sotto un incantesimo: la nostra percezione è un perpetuo déjà-voodoo».
Scorrevano le parole del Maestro: una e poi un’altra e un’altra ancora, come le lacrime miste alla pioggia radioattiva che rigano il viso di Roy Batty quando recita “Ho visto cose…”; o le gocce di Tempo che scivolavano sul Roc, peraltro troppo ubriaco per vedere alcunché.