Era notte fonda, il Wood Wide Web era andato in stand by. I due giovani, finito il ballo, avevano sciolto l’abbraccio. Era tempo di lasciarsi. Daisy doveva tornare in camera, dove c’era un marito che con ogni probabilità si stava innervosendo. Jay era atteso alla Fortezza Bastiani dagli amici. Conoscendoli bene, voleva raggiungerli prima che perdessero conoscenza per il troppo alcol.
La ragazza recuperò l’iPad dai gradini della scalinata all’ingresso del Grand Hotel. Lo teneva con sé, per controllare scadenze e fatture, anche durante i pochi giorni di libertà concessi in occasione delle feste natalizie dal Capitano ai suoi marinai. Faceva la dura, si atteggiava a ragazza terribile, ma era solo la copista della nave. O perlomeno così gli aveva detto, anche se doveva ricoprire un ruolo più importante di quanto volesse ammettere, visto che lei e il consorte erano gli unici, fra i membri del precedente equipaggio (peraltro decimati da un misterioso virus – li trovavano in branda del tutto dissanguati, alla mattina, senza alcun sintomo premonitore), ad avere rinnovato il contratto con il Capitano. Lui li aveva raccolti su un cutter da diporto al largo del Montenegro. Salvando loro la vita, dato che erano inseguiti da una flottiglia di piccole imbarcazioni cariche dei probi abitanti della città serba di Medgwegya che, per qualche ragione, su cui Daisy non si diffuse, volevano lapidarli, dopo averli inseguiti attraverso tutti i Balcani. Per ricambiare il favore, i due avevano spalleggiato il Capitano durante le azioni di reclutamento forzato con cui erano stati rimpinguati i quadri della Ciurma.
«Passo la vita in una gabbia: una cabina sotto la chiglia, senza un oblò, a tenere i conti delle razzie da quattro soldi di un’accozzaglia di psicolabili incapaci. Ho bisogno di prendere aria, voglio vedere i delfini al largo del porto, gli uccelli che inseguono i pescherecci. Fare un po’ di surf!» sospirò.
«Daisy, perché non pianti quei mentecatti? Vieni via con me. Potremmo vivere avventure meravigliose, essere felici».
«Sono una copista! E i copisti non evolvono e non amano i cambiamenti».
«Mi prendi in giro. Cosa ti lega a quel lurido lavoro in quel lurido posto?».
«Dimentichi che sono sposata al Pirata con l’Uncino».
«Per favore, Daisy, una volta sarà stato anche un grande spadaccino, lo avrai amato un tempo, ma, a quanto mi hai raccontato, si è ridotto a fare il tirapiedi del Capitano. Mi hai detto che ormai è l’ombra di se stesso. La sua brutta copia. Proprio tu che sei una copista, come puoi sopportarlo?».
Lei non disse niente. Jay si morse la lingua.
«Scusa, pessima battuta. Volevo dire che non si vive di ricordi» rettificò.
«Non sai quello che stai dicendo». Si batté il petto e declamò: «Lasciami perdere, non c’è vita in questo corpo. Io sono senza anima». Scoppiò a ridere.
Jay rimase interdetto. «Cosa dici? Io voglio stare per sempre con te».
«Per tutta l’eternità? Ci penso sopra, te lo prometto. Però nella mia vita non c’è posto per le utopie. Sono dei non luoghi, dovresti saperlo». Per essere una copista, Daisy leggeva parecchio.
«O dei luoghi felici».
«Irraggiungibili, in ogni caso. Dai, mio marito anche domani starà tutto il giorno sui campi da golf. Se vuoi andiamo a fare una passeggiata fino al porto e ne parliamo. Fino a lì ci arriviamo di sicuro. Chi si sveglia presto arriva lontano, dicono dalle mie parti, in Romania».
Jay annuì.
«Mi piacerebbe chiedere a mia sorella Helen di venire con noi. Ti spiace?».
«Helen? La famosa Helen Beauchamp?». Gli era sembrato di cogliere una somiglianza con Daisy! Ad eccezione del colore dei capelli (rosso Valentino quelli di Daisy, biondo platino per la sorella) e al netto dei tatuaggi che non macchiavano la pelle levigatissima, quasi plastificata, di Helen, le due erano in effetti pressoché indistinguibili. Ariminum era un crocevia di celebrità e la sorella di Daisy era al top della notorietà. Il suo video blog Yes Logo! era fra i cinque più visti al mondo. Jay non avrebbe mai immaginato che una così sarebbe scesa dall’Olimpo virtuale in cui viveva per mischiarsi ai comuni mortali. Però, a pensarci bene, gli dei lo facevano già nell’antichità. Certe cose non cambiano mai.
«Sì, lei è quella famosa. Allora, le chiedo di venire?».
«Nema problema» azzardò Jay, sperando che rumeno e croato si assomigliassero. «Se non scoppia un temporale. Le nuvole di questa notte non promettono niente di buono».
«Se piove meglio ancora. Così vedremo la Torre Fantasma». Daisy, prima di voltargli le spalle e andarsene, gli scoccò un sorriso.
Jay colse quell’ultimo istante per guardarla negli occhi: lei con quelli lo percosse. Non fu che un attimo: sufficiente però a frastornarlo. Non era solo un difetto nella vista della ragazza, che anzi ne aumentava il fascino. Era uno sguardo che sottendeva altro.
Una bandiera rossa cominciò a sventolare all’interno della sua coscienza. Pericolo! Sentì che Daisy era attratta da lui, ma pure che, per qualche motivo, lo voleva distruggere.