Noi siamo pirati: io sono la prima della banda, perché l’unica femmina. Poi ci sono Riccardo e Fabrizio, che sono i più grandi e contano più di tutti. C’è Gherardo; a volte viene Lorenzo e poi c’è Marcello, che è il più piccolo e sta sempre con me perché è anche mio fratello. Facciamo le prove di coraggio a chi arriva più in alto sulla pila di cassette della frutta del nonno. È una pila altissima e a me fa un po’ paura perché quando cominci a salire traballa tutta, proprio come l’albero di una nave pirata. Una volta Fabrizio è arrivato fino all’ultima fila, più in alto del platano che le regge tutte, lì a fianco. Poi le casette sono rotolate giù e anche Fabrizio è caduto per terra e mio nonno se l’è presa tantissimo e quelle che si erano rotte le ha buttate sulla legna per il camino così noi le abbiamo prese per fare una zattera con la bandiera nera su un manico di una scopa rotta che fa da albero ma mio padre dice che la zattera per farci galleggiare deve pesare di più di noi tutti messi insieme. Per questo appena troviamo un pezzo di legno o un ramo lo aggiungiamo subito, ma noi pesiamo ogni giorno di più e la zattera non diventa mai più pesante di noi.
Allora cambiamo gioco e decidiamo di vendere limonata in fondo alla strada, dove passano le macchine, ma le mamme si mettono tutte insieme a dire che non vogliono, che non è roba da bambini vendere la limonata e che non abbiamo il permesso e se arrivano i carabinieri ci fanno la multa o peggio ci mettono in prigione.
Per fortuna la zattera è ancora lì e la cantina piena di pezzi di legno che non servono a nessuno. Cercando cercando troviamo un nido di topi in fondo a un fustino del detersivo. Sono piccolissimi e tutti rosa, senza pelo, un po’ schifosi a dire il vero. Li prendo per la coda, a uno a uno e li metto sulla bilancia della piccola fruttivendola, quella che mi ha portato Babbo Natale e che non mi è mai servita a niente perché non trovavamo mai niente di così piccolo da pesare. Vendo i topi in cambio di pezzi di gomma profumata, che sono buonissimi da sbriciolare sotto le unghie.
Lorenzo però non vuole prendere il topo che gli spetta. Ha paura: se il topo-mamma ci ha visto o ha sentito il nostro odore?... Suo padre gli ha raccontato che quelle bestie riconoscono gli odori lontano chilometri. La nonna di Riccardo una volta è stata assalita da un topo gigante. Poi suo nonno gli ha sparato e se lo sono mangiato. Ma è successo in tempo di guerra. Adesso i topi non si mangiano più. Sono ancora cattivi però, e questi mostriciattoli rosa ormai hanno addosso il nostro odore: il topo-mamma ci troverà. Lorenzo dice che forse ci sbranerà... meglio filarsela!
Io lo sapevo: Lorenzo è il solito cacasotto, e poi con tutti questi discorsi ha fatto piangere Marcello, che è ancora piccolo e si spaventa subito. E' deciso: lui da oggi non è più dei nostri, perché noi siamo pirati e non ce lo dimentichiamo mai, nemmeno se abbiamo paura. Noi siamo pirati, è cosa certa.
Adesso però nessuno ha più voglia di giocare con questi cosi umidicci e puzzolenti. Dal più grasso al più magrino, li lanciamo tutti oltre recinto del pollaio. Finalmente qualcosa di buono per le galline, mica i soliti vermi. Io li peso e decido chi li deve lanciare. Marcello frigna; decido di cedergli il mio topo grasso così la smette e non rischiamo che vada a spifferare tutto ai grandi. Il nostro è un mondo segreto e chi fa la spia non salirà mai sulla zattera. Perché prima o poi finiremo di costruirla e sarà più pesante di tutti noi messi insieme e ce ne andremo al largo come i naufraghi a cercare una vera isola deserta, senza gli adulti. Di là lanceremo una bottiglia: veniteci a salvare sarà il messaggio che lasceremo al mare.