Stanotte ha sentito tutto, lo ha lasciato solo di proposito, con enorme fatica si è imposta di rimanere a letto.
La luce in bagno, le imprecazioni, i colpi di tosse, il rumore del vomito mentre scivolava nel gabinetto, lo scarico dello sciacquone, quindici minuti o giù di lì.
I passi incerti, la porta del bagno chiudersi, la luce spegnersi, la porta della stanza aprirsi, il bagliore del neon illuminarla, infine il buio.
Fosse stato il suo mondo l'avrebbe riconosciuto, sarebbe accorsa per tenergli la fronte, non lo è, difficile muoversi nel verso giusto, ha imparato ad attendere per non stare troppo male, per non fraintendere, perché ha iniziato a volersi bene.
Il silenzio, la solitudine, la serenità, sono il ritmo del suo ultimo equilibrio, li merita.
Levataccia come sempre, come per ogni donna che lavora: moglie e madre.
Alle quattro del mattino é notte fonda, é felice di questa inezia immutabile.
É un'ora che le piace, il tempo le appartiene.
Sa quel che deve fare e non le pesa.
I tappetini e il pigiama sono in lavatrice, un tappo di detersivo un ciclo veloce, puzzano di vomito, le viene la nausea.
Scende in cucina, ci vuole una tisana alla rosa, un the allo zenzero, uno yogurt greco, i bastoncini alla crusca, una pastiglia per il mal di testa.
Trenta minuti ed è pronta ad acchiappare il nuovo giorno, la realtà di traverso, il turno infernale in fabbrica, il marito sulle nuvole, il figlio palestrato.
Salta in auto, la strada non si vede, a Milano la nebbia fa parte del corredo, menomale.
Un altro pezzo di antiquariato, una vetrina storica contro la cardicardia.
Deve timbrare l'arrivo, ma scrive un messaggio.
" Come stai ? "
" Sotto un treno, ho chiesto di stare a casa, attendo la risposta."
Mantiene i nervi saldi.
" Fammi sapere, papà ti ha chiesto qualcosa ? "
" No, sta facendo colazione."
Fosse il suo mondo si sarebbe fatto ascoltare, si sarebbe preoccupato, avrebbe urlato.
Magari tiene dentro quello che, buttato fuori, gli rovina il benessere, magari non si accorge di nulla, chissà, ha smesso di domandarselo, ne ha il diritto, ha il bisogno personale di fare un regalo alla sua dignità, ha bisogno di stringersi.
Ci siamo, si è riposato abbastanza, non si è fatto sentire, adesso sul tavolo serve scoprire le carte, tra poco va in pausa, il momento perfetto, ha deciso: lo chiamerà a suo modo, usando la voce.
Il telefono squilla a vuoto, le sale l'ansia, un insieme di roba vecchia, la gettarebbe volentieri, peccato abbia voglia di rimanerle vicina, esatta nei vecchi trascorsi.
Niente pranzo, meglio sistemare subito la faccenda, se solo si sveglia.
" Molto bene, ce l'hai fatta a rispondere..."
" Dormivo, non ne posso più dalla stanchezza, ho la nausea, sto di merda, torno sotto le coperte, chissà il motivo ...."
" Rassettati, lo sai benissimo, ieri ti sei sfiancato a sollevare pesi, hai esagerato con la tua dieta proteica, hai preso un colpo d'aria fredda, andavi di fretta e hai fatto congestione.
Fatti una doccia, una limonata calda, riattiva il cervello, scalda la minestrina, mangia adagio, digerisci bene e fila a lavorare.
Chiediti quanto vale la pena conciarsi al contrario per mostrare agli altri il tuo fuori, dimentico del dentro vuoto, cammina un passo per te stesso .
Scopri la vita, è bella.
I consigli, l'invadenza, qui non c'entrano, si tratta d'amore, di valore, di essere in piedi nonostante il brutto."
Gli ha fatto conoscere il suo mondo, sta a lui calare il poker, nelle mani stringe quattro assi.