Ogni piccolo passo, minuto per minuto, più piccolo per eccellenza con le gambine corte, mi toglieva la fatica che già di per sé non avrei dovuto sentire e che invece provavo a causa dell'affanno di rincorrerti invano.
Sì, tu.
Padre.
E io, piccola figlia.
I dolori che si animano da bambini, ci accompagnano da adulti, non è forse così? Ebbene, sei stato l'abbraccio mancato, il bacio della buonanotte diventato incubo e l'acerbo dolore del primo amore. Forse tu non sai che per una bambina il padre rappresenta tutto.
Padre. Perché?
Perché hai cancellato la gioia? Hai evitato di proposito il motivo per il quale ti chiamo padre. Un padre è il sole, il raggio che si inerpica sulla strada, che come ramo sale sulla cima delle nuvole e acciuffa il temporale, quello che mi faceva tremare da bimba.
Padre, tu non ti rendi conto, ma fa tremendamente male.
Padre, che io a vederti triste per cause non note, sorrido e non posso stringerti la mano e allora ti parlo del tuo lavoro che nemmeno ti consola, ma anzi ti affligge di continuo.
E tu? Tu non mi guardi e pensi alla televisione, al calcio e ai documenti da sistemare.
Le scartoffie, il mondo che gira come non vorremmo.
Padre, padre, padre... dovrei cambiare discorso, ma non posso.
Allora sai che faccio, padre? Ti reinvento, sì, mi costruisco un nuovo padre che abbia la tua faccia e il tuo collo, la tua pelle chiara, i tuoi occhi simili ai miei, ma il cuore che sappia esattamente da che parte stare.
Padre, tu non vuoi che io ti odi.
Io non ti odio infatti. Un amore che non è odio, che cos'è? Tu dicevi sempre che ero la tua principessa, ma adesso tutte quelle parole sembra averle portate via il vento, non ti pare? Un vento che hai chiamato tu stesso, un vento impetuoso che sferza da ogni direzione, e che molto probabilmente, se solo tu allungassi il braccio, come facevi per prendere l'aquilone che volava via... smetterebbe di farmi piangere.
Padre, perché inventi bugie? Padre, non solo riesci a farmi piangere, ma riesci addirittura a rendermi aridi gli occhi, che credo sia molto, molto peggio.
Padre, se potessi scrivere e leggere per te tutto questo, allora forse non capiresti ugualmente, perchè è troppo duro il modo in cui vedi la vita, è una sorta di dimensione solo tua in cui io non ci entro più.
Perchè deve cambiare tutto quando si cresce? Padre, io sono cambiata, io sono cresciuta ma ho fatto come volevi tu, eppure quell'abbraccio di padre non arriva... non ce l'ho io quella sensazione di affetto, quella protezione cocente che ti brucia il cuore , che ti fa anche sorridere di tanto in tanto.
Se soltanto potessi guardarti come ti vedo io...
Ma, in fondo, padre... io credo che tu sia un piccolo ramo che punzecchierà sempre il lato più sensibile del mio cuore, come per farlo sanguinare a suo piacimento. Un gioco, una volontà macabra? Può essere.
Eppure perdono, padre. Perché sai, a me gli alberi fanno respirare, nonostante tutto...