Crede d’avermi dato un pugno sul naso! In realtà è tutta un’illusione; così come il sangue che esce dall’osso rotto.
Sento che mi duole, ma è solo fantasia: basta chiudere gli occhi e quell’energumeno sparisce, via come un brutto sogno. Visto? Non lo vedo più, non può esserci, non esiste.
Trovo la cosa fantastica, sono il padrone del mondo.
Penso che una guerra sia assurda? Smetto di accendere la tele, non compro più il giornale e… tutto è sparito.
Sono veramente il re del mio regno.
Sono sicuro che il mondo all’esterno non esista. Anzi, so bene che non ha neppure senso parlarne.
Ma allora dove mi trovo?
Una simile domanda forse non ha senso.
Dio è forse in qualche luogo e in qualche tempo?
Chiaramente no, altrimenti sarebbe un oggetto come tanti, posto lì, che si annoia, dimenticato e un po’ ammuffito. E poi, chi lo dice che esista? Ho appena detto che se chiudo gli occhi, tutto sparisce.
Ma bisogna chiudere anche la mente. Ogni pensiero deve cessare di fluire.
Non è facile, lo so; ma con un buon allenamento, ci si riesce benissimo.
In questo momento sono vuoto, nulla più mi tocca. Cosa sono, allora? Non sono un pensiero, perché ho smesso di pensare. Ecco, sono il nulla. Ma esisto. Dunque? Come può esistere il nulla?
Se cado in un buco nero e mi volto indietro, vedo lo svolgersi di tutto l’universo in un istante: eoni ed eoni che mi scorrono davanti agli occhi in un batter di ciglia.
Ma, allora, non esiste veramente quella cosa che ci ostiniamo a chiamare ’tempo’.
Dunque, non vedo perché non dovrei anche essere fuori da quell’altra cosa che chiamiamo ’spazio’.
Ma, se non sono né nel tempo né nello spazio, possibile che io sia Dio? Non lo sospettavo finora, nessuno me l’aveva mai detto.
E ora cosa faccio? Quale mai sarà il mio compito: il compito di Dio?
Sto camminando fra rottami, incespicando a ogni passo.
Tutto intorno un susseguirsi di case distrutte, sventrate.
Sotto quelle macerie sento il verso di un bambino. Mi avvicino, mi guarda con occhi di pianto.
Un attimo e il calcio del mio fucile gli spacca il cranio. Sento il rumore secco dell’osso che si frantuma.
Tutti gli esseri umani sono destinati a una fine. Cos’è un bambino? Nient’altro che un adulto in potenza, dice qualcuno; sbagliando.
Non mi interessa la sua sorte. Sono riuscito benissimo a straniarmi. Lasciatemi in pace: è un diritto della divinità.
La vita degli altri è solo una mia fantasia: basta chiudere gli occhi e svuotare la mente.
La mia ascia ruota vorticosa, tenendo a distanza questi poveri dementi. Quell’improvvido aveva osato avvicinarsi: la sua testa è ora a terra, fra corpi putridi, solcata da un ghigno. Gli occhi sono ancora aperti e sembrano quasi imploranti. Pietà? Rido di gusto.
Sono nemici? Ha forse importanza? Non sono nulla, a ben pensarci. Un soffio di vento e tutto è finito.
Ormai so bene come svuotare la mente, sono diventato un maestro.
Non mi importa neppure sapere perché combatto: la gioia della battaglia è l’unica ricompensa per me.
Il mondo di fuori non mi tocca; non esiste. Solo io sono!
Non ci sono più stelle, finalmente!
Galleggio (galleggio?) nello spazio vuoto. Nessun cambiamento, quindi assenza del tempo.
Mi annoio? Non so rispondere. Nessuno più da uccidere, tutto così uniforme!
Posso, finalmente, essere solo un pensiero, non ho più corpo, nessun bisogno di chiudere gli occhi o sospendere la mente, per essere finalmente solo.
Quanto potrò resistere? La domanda non ha senso, certo. Dunque?
Sono combattuto fra il desiderio di creare un mondo e quello di lasciare tutto amorfo com’è.
Ma se non faccio nascere nulla, non mi sarà possibile gioire per l’inevitabile ‘Male’.
Aspettiamo ancora un po’; tutto sommato, mi sto rilassando!