Quando si incontrano, il cane è accoccolato su una vecchia panchina fuori dalla gelateria. È un cane pastore tutto bianco, le orecchie che quando scodinzola scodinzolano un poco pure loro.
«Perché quest'aria sconsolata?» chiede il cane.
Il bambino dice che ha dimenticato a casa le monete, «ho le tasche vuote, non posso comprare il gelato». Il cane dice che lui invece era al parco col suo padrone, che poi hanno incontrato una ragazza che voleva attaccare bottone, questa ragazza rideva un sacco e quando rideva buttava tutti i capelli indietro; fatto sta che il padrone l'ha legato a un albero ed è andato via con lei; il cane ha trovato il modo di slegarsi e se n'è andato tutto solo.
Il cane e il bambino si accorgono che il sole sta scendendo dietro ai tetti e che intorno a loro è tutta ombra. Il bambino invita il cane ad andare da lui, a casa sua non c'è nessuno perché sono tutti all'ospedale ad aspettare il suo fratellino che deve nascere.
Si riscaldano qualcosa e cenano in terrazza: un pezzo di focaccia, un paio di pugni di riso e qualche crocchetta di patate. Poi vanno a cantare sul tappeto del salotto e fanno un ballo scatenato. Infine si addormentano.
Quando si svegliano, il sole è alto e caldo in un cielo ciano. Pensano a quello che potrebbero fare in una giornata così, poi scoprono che più di tutto desiderano andare al mare.
Vanno alla stazione dei treni. Dicono al bigliettaio che vogliono andare al mare. Il bigliettaio dice che ci sono diversi treni che portano al mare. Dicono che vogliono il più veloce. Il bigliettaio dice di aspettare al binario tre e gli consegna i biglietti.
Il treno arriva con un gran fischio e i passeggeri salgono in fila per uno. Ci sono un sacco di scolari sul treno, il bambino spera che non ci sia anche la sua classe; se lo vedesse la sua maestra gli farebbe una ramanzina coi fiocchi, e avviserebbe di sicuro i suoi genitori, anche se loro sono all'ospedale ad aspettare il suo fratellino che deve nascere.
Il cane e il bambino si accomodano vicino al finestrino e fanno le parole crociate. Più tardi, quando guardano fuori, vedono il mare: una distesa azzurra e sopra centinaia di farfalline argentate svolazzanti a pelo d'acqua.
Quando scendono seguono il profumo del sale, della sabbia e del sole. Trovano un mercato e tirano dritto, poi ad un tratto è lì davanti a loro: il mare.
Si arrampicano sugli scogli e arrivano così vicino al mare che quando le onde più grandi ci sbattono contro, loro si sentono gli spruzzi addosso.
Dopo un poco vedono una barchetta con una vela azzurra, e credono di distinguere a bordo una signora bellissima vestita anch'ella tutta d'azzurro; e si convincono - si sa che per certe convinzioni non ci sono ragioni - che sia una fata o una regina e che sia stata lei a guidarli in qualche modo fino al mare. Si sbracciano per chiamarla, ma nessuno dalla barchetta li nota; vedono anzi che si allontana e poi scompare oltre l'orizzonte.
Sugli scogli non distante prende posto un pescatore. Il cane lo fiuta, gli si avvicina e lo scruta. Il pescatore ha già messo qualcosa nel secchio e ora il cane si allunga un poco per guardare: una tartaruga.
«Ti capita spesso di pescare tartarughe?» chiede il cane.
«Nei giorni fortunati pesco tartarughe, nei giorni fortunatissimi pesci d'oro e d'argento. Poi li porto alla regina, che mi prepara cene succulente e mi permette di dormire nel suo letto a baldacchino» risponde il pescatore.
Il cane studia la canna da pesca, ne sa lui di canne da pesca, perché il suo padrone lo porta al lago tutte le domeniche mattina. Il pescatore gli dice che la sua è una canna da pesca speciale, perché è fatta col legno della più vecchia sequoia del Canadà.
Il cane torna dal bambino, gli racconta della tartaruga, dei pesciolini e della regina.
Quando il pescatore va via, il cane e il bambino lo seguono. Il pescatore percorre i vicoli più stretti del paese, alcuni odorano di pipì di gatto, altri di arrosto abbrustolito.
All'improvviso il pescatore entra in un locale, l'insegna dice «la regina». Il cane e il bambino si appostano fuori in modo da poter sentire e intravedere. Il pescatore chiama e la regina viene: la regina è una signora bellissima vestita tutta d'azzurro, è davvero la loro regina della barchetta a vela. Il pescatore le porge il secchio dicendole «una tartaruga e un pesciolino d'oro», lei lo afferra dicendo «accomodati, caro» poi sparisce in una stanza sul retro. Questa stanza sul retro ha una porticina che dà sul vicolo. Il cane e il bambino da fuori vedono la porticina, e vedono che la regina apre questa porticina e libera la tartaruga, e non appena la tartaruga tocca terra si trasforma in un luì verde e vola via. Subito dopo si sente un profumino di pesce alla griglia e il vapore che esce dalla porticina socchiusa sale verso il cielo e si fa nuvola d'oro. Il cane e il bambino, meravigliati, affamati e stanchi morti, si addormentano così, accaldati e abbracciati.