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Romance

Il poeta

Pubblicato il 15/12/2022

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Il poeta, nel frattempo, soffia il fumo fuori dalla bocca e dal naso creando cerchi perfetti, nimbi azzurrini, cumuli grigi che la brezza disfa o porta sul limitare del parco, là dove si innalzava un bosco scuro con i rami inargentati dalla luce che scendeva dalle colline. Come per prendere fiato, Lola parlò delle due visite precedenti, infruttuose ma interessanti. E poi gli disse quello che davvero voleva dirgli: lei sapeva che lui non era omosessuale, lei sapeva che era prigioniero e voleva fuggire, lei sapeva che l'amore maltrattato, mutilato, lascia sempre aperto uno spiraglio alla speranza, e la speranza era il suo piano (o il contrario), e la sua realizzazione, la sua attuazione, consisteva nel fuggire dal manicomio con lei e mettersi sulla via della Francia. E questa?, domandò il poeta che prendeva sedici pasticche al giorno e scriveva delle sue visioni, indicando Imma che leggeva imperterrita in piedi uno dei suoi libri, come se le sue sottovesti e sottane fossero di cemento armato e le impedissero di sedersi. Lei ci aiuterà, disse Lola. A onor del vero il piano è stato ideato proprio da lei. Passeremo in Francia dalle montagne, come pellegrini, andremo a Saint-Jean-de-Luz e prenderemo il treno. Il treno ci porterà attraverso la campagna, che in questo periodo dell'anno è la più bella del mondo, fino a Parigi. Vivremo negli ostelli. È questo il piano di Imma. Lei e io lavoreremo facendo le pulizie o le baby-sitter nei quartieri ricchi di Parigi mentre tu scrivi poesie. La sera ci leggerai i tuoi versi e farai l'amore con me. È questo il piano di Imma, studiato in tutti i dettagli. Dopo tre o quattro mesi resterò incinta e sarà la prova più attendibile che non sei un fine razza. Cos'altro potrebbero chiedere le famiglie nemiche? Lavorerò ancora qualche mese, ma giunto il momento sarà Imma a lavorare il doppio. Vivremo come profeti mendicanti o come profeti bambini mentre gli occhi di Parigi saranno concentrati su altri obiettivi, la moda, il cinema, il gioco d'azzardo, la letteratura francese e statunitense, la gastronomia, il prodotto interno lordo, l'esportazione di armi, la produzione di massicci quantitativi di anestetico, tutto quello che alla fin fine sarà solo la scenografia dei primi mesi del nostro feto. Poi, al sesto mese di gravidanza, torneremo in Spagna, stavolta però non passeremo la frontiera a Irùn ma a La Jonquera o a Port Bou, in terra catalana. Il poeta la guardò con interesse (e guardò con interesse anche Imma, che non staccava gli occhi dalle sue poesie, poesie che aveva scritto più o meno cinque anni prima, da quanto ricordava) e tornò a soffiare fuori il fumo nelle forme più capricciose, come se durante il suo lungo soggiorno a Mondragón si fosse dedicato a perfezionare quell'arte così singolare. Come fai?, domandò Lola. Con la lingua, mettendo le labbra in un determinato modo, rispose lui. A volte come se le avessi screpolate. A volte come se me le fossi bruciate da solo. A volte come se stessi succhiando un cazzo di dimensioni mediopiccole. A volte come se sparassi una freccia zen con un arco zen in un padiglione zen.

Ah, capisco, disse Lola. Senti, tu, recita una poesia, disse il poeta. Imma lo guardò e alzò un po' di più il libro, come se volesse nascondercisi dietro. Quale poesia? Quella che preferisci, disse il poeta. Mi piacciono tutte, disse Imma. E allora forza, recitane una, disse il poeta. Quando Imma ebbe finito di leggere una poesia che parlava del labirinto e di Arianna persa nel labirinto e di un giovane spagnolo che viveva sui tetti di Parigi, il poeta chiese se avevano del cioccolato. No, disse Lola. Non fumiamo più, confermò Imma, tutte le nostre energie sono riservate a tirarti fuori da qui. Il poeta sorrise. Non mi riferivo a quel genere di cioccolato, spiegò, ma all'altro, quello che si fa con il cacao e il latte e lo zucchero. Ah, capisco, disse Lola, ed entrambe dovettero ammettere che non avevano portato nemmeno quel tipo di ghiottonerie. Si ricordarono che in tasca, avvolti in tovaglioli e alluminio, avevano due panini al formaggio e glieli offrirono, ma il poeta parve non sentire. Prima che iniziasse a cadere la notte, uno stormo di grandi uccelli neri sorvolò il parco per poi sparire verso nord. Sul sentiero di ghiaia comparve un medico, con il camice bianco, bighellonando nella brezza vespertina. Quando arrivò accanto a loro chiese al poeta, chiamandolo per nome quasi fossero amici fin dall'adolescenza, come si sentiva. Il poeta lo guardò con espressione vacua e, dandogli anche lui del tu, disse di essere un po' stanco. Il medico, che si chiamava Gorka e non doveva avere più di trentanni, gli si sedette accanto e gli mise una mano sulla fronte e poi gli tastò il polso.

Ma un giorno uscirà di qui. È un fatto. È poco ma sicuro. Un giorno anch'io uscirò di qui. E tutti i miei pazienti e i pazienti dei miei colleghi. Un giorno tutti, alla fine, usciremo da Mondragón.

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Laura Camposeo ha votato il racconto

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blu ha votato il racconto

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Alma ha votato il racconto

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Rubrus ha votato il racconto

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Saro sincero, prima di tutto perchè non vedo perchè non dovrei esserlo e in secondo luogo perchè il problema è mio: ho faticato. Il "nel frattempo" non mi ha causato problemi (è come dire "e le stelle stanno a guardare" e dopotutto si parla di un poeta), ma mi sono incagliato nel capire chi dica cosa. Nota bene: NON, ripeto, NON è una critica negativa o una polemica, neanche velata. Segnala il commento

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Davide Marchese ha votato il racconto

Scrittore

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Clarissa Kirk ha votato il racconto

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Andrea perché hai messo quel “nel frattempo” ? Stona. Con affetto 🙂Segnala il commento

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Urbano Briganti ha votato il racconto

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Adriana Giotti ha votato il racconto

Scrittore

Ne hai fatti di progressi, caro Andrea. Ora i racconti sono fluidi, la narrazione procede a linee nette e, tra un dettaglio e l'altro (ottimi quelli del fumo e delle tappe della fuga), riesci a costruire una storia senza sbavature. Ci si potrebbe interrogare su alcuni concetti espressi (ad esempio: "l'amore maltrattato, mutilato, lascia sempre aperto uno spiraglio alla speranza") o sulla scelta di alcune espressioni ("un fine razza" riferito a un omosessuale). Ma la morale non entra nei meriti della scrittura (Bukowski ne è l'esempio più esaustivo, come anche De Sade, Goliarda Sapienza, e così via), la cosa che conta è l'abilità di condurre il lettore a riflettere. E tu ci sei riuscito.Segnala il commento

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Jordan ha votato il racconto

Esordiente

Molto bello Segnala il commento

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lAm!bisko ha votato il racconto

Esordiente
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di Andrea Trofino

Esordiente
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