Il sacerdote dalla testa di rospo indossa paramenti assai strani, a cominciare dalla mitra decorata con una grossa spirale dorata e poi giù, la veste viola con croci alla rovescia e le babucce coperte da simboli pagani. Il cerchio di gesso attende, questa è la notte del sacrificio.
La piazza prega ripetendo il suo rosario osceno rivolto a divinità sconosciute.
Una cornacchia osserva la scena dal muretto della ferrovia. La stazione è deserta; un barbone dorme, invisibile e sacro di vinaccio e bestemmie, con la schiena contro al cestino all'incrocio. Il mondo è un silenzio venato da un sussurrare ritmico e blasfemo, e il Tempio del Dio Vivente è sbarrato, le sue luci tutte spente, le sue campane dormono.
Qualcuno ha inciso le parole del profeta su tutte le panchine: essi si pascono dei tuoi desideri.
Una ragazzina nuda viene spinta sul palco, sembra sotto l'effetto di qualche sostanza.
Nella folla, sotto alla tonache bianche, si intravedono volti scuri, corna, zanne e bubboni, bubboni ovunque, e gobbe e zampe e code e indescrivibili altre aberrazioni: è il circo di tutti gli spiriti più bassi.
Nessun mortale potrebbe capire la lingua del sacerdote-rospo ma se fosse comprensibile sarebbe senz'altro troppo blasfema; attinge parole da un librone verde, lo chiude, tace e infila il pugnale nel cuore della giovane; ne getta il corpo ai piedi dell'ara.
Nel centro di questo sogno al cloro, tra abissini, spettri e scene del crimine, comincia a nevicare e la notte si fa un'unica parola di silenzio. La cornacchia continua a guardare, gira appena la testa quando passa una smarrita auto di fretta che poi torna a rifugiarsi nella distanza salvifica di chi guarda e passa.
Il sangue scorre nel cerchio bianco, le candele avvampano prima di spegnersi.
La cornacchia sobbalza al comparire del demone dell'Avarizia, trema un poco davanti a quei lunghi artigli, si agita dinnanzi allo sguardo rapace. Il ruggito è immenso, lo sbattere delle ali violenta l'essenza stessa della notte.
Qualcosa o qualcuno inizia a battere su tamburi a un ritmo folle mentre una seconda figura fa la sua comparsa: il banchiere obeso col suo fascio di fogli sottobraccio.
Il nuovo arrivato guarda con sufficienza alla follia che lo circonda, esce dal cerchio e si dirige a fauci spalancate verso il barbone; la bava cola lungo il suo mento e sul doppio petto, le gocce che toccano il suolo sciolgono la neve e fanno nascere croste d'herpes sull'asfalto.
La cornacchia non vede più nulla se non le stelle del suo volo, il muretto della stazione è vuoto già da un po' e le nuvole restano in basso, uniche testimoni dello sfacelo nella regola inviolabile del gelo che verrà.
Molto lontano da lì, in una casa di periferia, un giovane operaio aspetta il giorno nuovo e un eroe già perso tra le pieghe della storia; un uccello si posa sul davanzale della sua finestra, il silenzio giunge con le sue ali. Forse giungerà anche un raggio di sole, pensa tra sé, e sì, anche uno solo raggio basterebbe.
Che sia un buon anno per tutti.