L’Autobus.
La puzza di sudore è insopportabile, c’è un ragazzo grasso e peloso che sembra una fontana e ansima come se stesse per scoppiare.
In questa strada del centro l’autobus è un forno incastrato nell’ingorgo che quotidianamente si propone, come una matassa di lana ingarbugliata che la tessitrice deve districare.
Le automobili sembrano impazzite, incapaci di proseguire nonostante la presenza dei vigili.
E’ quasi l’una, i nostri corpi ammucchiati nell’autobus sono ormai cotti, il ragazzo grasso e peloso li condisce col suo sudore. L’omino che guida dev’essere di plastica, perché non dà segni d’impazienza, non suona il clacson come fanno gli altri automobilisti.
Sono incollato al culo di una donna e quel culo mi fa godere, non riesco a distinguere il viso della donna, però il suo respiro somiglia al mio: Lei strofina il suo culo al mio sesso, duro come un ramo che prenderà fuoco.
Il desiderio ha infranto ogni pudore ogni paura, i gesti si fanno sempre più audaci con una mano le tocco i fianchi e con l’altra cerco e stringo la sua mano. La bocca sfiora e bacia il collo.
Non me ne frega niente delle occhiate indignate di chi ha capito. Sono convinto che quelle occhiate nascondono invidia, voglia di accoppiarsi. Infatti altri corpi si cercano e si toccano per provare lo stesso piacere.
Qualcuno prova a staccarmi da lei, ma non ci riesce, sono saldamente, tenacemente incollato al suo culo
Adesso non m’importa se l’autobus non prosegue, anzi sono contento che ci sia l’ingorgo.
“ Mi stava rubando la borsetta, lei è un ladro, signori quest’uomo è un ladro”,
la voce di una vecchina piagnucolosa ronza nei nostri orecchi come una mosca.
“ Il caldo ha storpiato il suo cervello, come si permette di darmi del ladro”.
Alle accuse della vecchia ribatte un tipaccio dall’aspetto losco. Lei per niente intimorita conferma l’accusa. Il tipaccio si allontana non prima di aver borbottato qualcosa di poco gradevole.
Nessuno ha voglia di ficcarsi in una storia che potrebbe causare noie, soprattutto in momenti così “ particolari”.
Questa volta la vecchia si lagna per l’indifferenza dei passeggeri.
L’autobus sta procedendo lentamente. Non riesco più a staccarmi da quella donna. È come se il mondo non avesse niente di meglio da offrirmi, infatti non riesco ad immaginare qualcosa di più piacevole.
Vorrei parlarle, guardarla negli occhi, ascoltare la sua voce, conoscere brandelli di vita, ma di lei non scorgo che un vago profilo, però il cuore. Dio come batte il suo cuore!!!!!.
Altri corpi altri respiri sono simili ai nostri. Chi è solo, esprime disappunto per il traffico ma c’è un tipo che mi ficca addosso occhi rapaci e con la bocca fa smorfie a dir poco schifose. Ho la sensazione che vorrebbe prendere il posto della donna a cui sono incollato. Offrirmi il suo culo.
Dovrei schiaffeggiarlo, prenderlo a pedate ma per farlo sarei costretto a staccarmi da lei e ciò è assurdo.
L’autobus ha ripreso a correre, corre verso una meta a cui non aspiro più, anche perché ho dimenticato il posto dove sono diretto.
Adesso nell’autobus c’è caos, le coppie sono costrette a separarsi ma vengono rimpiazzate da altre.
C’è un tipo che attendeva paziente e nel momento in cui la donna resta sola si catapulta addosso a lei ma per farlo dà uno spintone a un altro contendente che tentava di soffiargliela.
Io e lei resistiamo tenacemente caparbiamente proprio come due naufraghi, i passeggeri come onde marine ci travolgono, ci sballottano da un punto all’altro dell’autobus. ma la separazione è inevitabile, anche perché l’autobus si và svuotando adesso che procede veloce in periferia.
Odo il respiro di lei che esprime dolore, lei ode il mio. Davanti alla fermata, un uomo, sarà suo marito, la esorta a scendere e così ci separiamo e per me non ha più senso restare in autobus, scendo anch’io e mi ritrovo da solo sulla strada sotto un sole cocente senza sapere dove andare e cosa fare.
Intorno a me non c’è nessuna donna e l’autobus è un ricordo.