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Narrativa

L'impresa segreta 6° parte

Pubblicato il 19/03/2023

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Più tardi quella stessa notte, mentre tutti dormivano, il mercenario lasciò la cabina del suo amico per andarsi a coricare a sua volta ma (prima di lasciare il ponte), intravide il misterioso compagno di Adem da solo a rimirare la sagoma della costa africana che si stagliava sotto la luna piena. Guardatosi attorno e visto che oltre che a loro due ed alle sentinelle, comunque a discreta distanza, non c’era nessun altro in coperta Lupo decise allora di avvicinarsi per verificare se qualcuna delle ipotesi che aveva generato sull’identità del guerriero etiope fosse corretta. Quando gli sarebbe ricapitato di incontrare il suo sfuggente compagno di viaggio da solo e a volto scoperto per giunta? Avvicinatosi, il mercenario disse:

«Uno spettacolo che non si vede tutti i giorni, vero?».

Facendo sobbalzare il suo interlocutore, cui il guerriero prezzolato disse ancora:

«Non vi voltate, la sentinella sta guardando verso di noi».

Prendendo posto anch’esso al parapetto prima di aggiungere:

«Posso garantire sulla rispettabilità di Yusuf per certe questioni, ma non sul suo equipaggio. Quindi, credo sia più prudente non far sapere loro che c’è una donna a bordo dopo chissà quanto tempo passato in mare».

«Come … come avete fatto a capirlo?».

Domandò a fil di voce la guerriera, cui Lupo rispose:

«Non è stato facile; le precauzioni che avete preso erano ottime, ma ci sono cose che per quanto ci si sforzi non possono venire nascoste. Piccoli indizi come il proprio modo di muoversi o dei gesti istintivi, minuzie che apparentemente non significano nulla e che tutti ignorano senza pensare al tesoro di informazioni che celano».

Per poi chiedere:

«Quale è il motivo di questa mascherata, posso chiedere?».

«E perché volete saperlo?».

Domandò di rimando la guerriera sospettosa delle intenzioni del mercenario, che rispose:

«Semplice curiosità. State tranquilla, non intendo approfittarmi di questa scoperta».

Senza però riuscire, apparentemente, a convincerla appieno rimasero per qualche momento ad osservare il cangiante gioco di luci fatto dal riflesso della luna e delle stelle sulle scure acque del Mediterraneo.

Dopo alcuni istanti di silenzio la guerriera etiope, superando la propria diffidenza, prese nuovamente la parola e disse:

«Da generazioni la mia famiglia e quella di Adem servono e proteggono il trono passando questo onere di padre in figlio, ma Dio non ha voluto donare ai miei genitori un figlio maschio. Per questo il compito di mio padre è passato a me. Molti però non avrebbero mai accettato che una donna diventasse un protettore del trono e i nostri rivali a corte non aspettavano altro per screditarci. Ci sono più pugnali nascosti tra le pieghe di un abito che denti nelle fauci di un leone. Per questo, ho dovuto ricorrere a questa, come avete detto voi, mascherata per nascondere la mia identità e spacciarmi per un uomo scelto da mio padre per sostituirlo una volta giunto il momento».

«Capisco…».

Ribatté il mercenario comprendendo (molto più di quanto lei avrebbe potuto immaginare) le sue motivazioni, la quale chiese di rimando:

«Avete altre domande?».

«Mi piacerebbe, sempre che siate disposta a condividerlo, conoscere il vostro nome».

Rispose il mercenario, cui lei rispose:

«Voi condividereste il vostro?».

«Voi già conoscete il mio nome, qualsiasi altro lo abbia preceduto oramai non è più reale di un miraggio».

Rispose Lupo osservando fosco qualcosa che soltanto lui riusciva a vedere.

«Sapete, ascoltando i racconti che circolano sul Lupo, il mercenario che raddrizza i torti, addestrato da uno spirito delle montagne e del deserto in arti perdute da secoli vi avevo immaginato diverso».

Disse la donna etiope riportando con i piedi per terra il guerriero prezzolato, il quale disse:

«Meglio o peggio?».

«Non so, devo ancora decidere…».

Rispose lei per poi rimettere a posto il velo che le copriva il volto e dare la buona notte al mercenario, cui però, prima di muovere un solo passo disse:

«Rahel. Il mio nome è Rahel».

Lasciando poi il mercenario da solo sul ponte senza aggiungere altro.

Trascorsi anche quegli ultimi giorni di viaggio, la nave di Yusuf attraccò al porto di Alessandria; dove, salutato il pirata, i quattro compagni sbarcarono in segreto con il favore delle tenebre per poi accodarsi il mattino seguente ad una carovana diretta verso il Cairo fingendosi dei semplici viaggiatori. Questa volta, fu il turno di Lupo e Don Ferdinando di fingersi i servi di Adem e Rahel, la quale per mettere ancor più in difficoltà i loro nemici, che stavano ricercando quattro uomini, rinunciò momentaneamente al suo travestimento per fingersi la sposa del suo possente compatriota.

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