Non ho ricordi d'infanzia, cancellati, spariti. Qualche reminiscenza torna quando sfoglio l'album delle le mie foto da piccola. Ero una bimba buffa. Ho una foto con il mio babbo che mi teneva in braccio in terrazzo, entrambi sorridenti . Io con una gonnellina nera e maglioncino bianco tutta infagottata e cicciottella, il babbo come sempre elegante come un gagà. Allora rammento che ogni sera il babbo, quando tornava dal lavoro nascondeva delle caramelle in tasca e io le dovevo trovare. Le potevo mangiare solo se ero stata brava, almeno così era la teoria di mamma; ma lui me le dava lo stesso per riempire il suo senso di colpa delle innumerevoli assenze. Eravamo una famiglia nomade a causa del suo lavoro, ci si spostava spesso, con tutta la difficoltà di farsi e mantenere le amicizie e questo pesava a tutti.

In questa rido, bella paffuta, in riva al mare con secchiello e paletta e cappellino in testa. Certo che ridevo, fosse stato per me sarei stata sempre al mare, dentro l'acqua, un piccolo pesciolino felice. Poi però venivo richiamata all'ordine e con poca voglia obbedivo. Ero una bambina ubbidiente. Non ho avuto genitori teneri ed espansivi nelle loro manifestazione d'affetto. Il ruolo di Cerbero, lo doveva mantenere mamma, poiché il mio babbo era sempre in giro per lavoro. Con quattro figli, tre femmine e un maschio non poteva fare altro. Le veniva bene e naturale. Lei era maestra elementare e aveva anche in casa quell'aura di autorità che aveva anche in classe, non volava una mosca.

Ci sono poi, memorie che tornano all'improvviso. Per il babbo la domenica era destinata alla famiglia. La domenica per noi era una festa; babbo aveva la mitica Pallas, DX, l'ammiraglia della Citroen, Il primo rito: ci caricava in macchina, la metteva in moto e la macchina piano piano iniziava ad alzarsi, uno spettacolo; quanto mi sentivo principessa! Via con il secondo rito. infilava nel mangianastri la cassetta di Gabriella Ferri , lei era per tutto il giorno la nostra colonna sonora. Non me le scorderò mai nostra colonna familiare, da "Io cerco la Titina", al" Barcarolo Romano", da" Sempre "a "Remedios", da "Sora Menica" a "le Mantellate". Il Babbo aveva, inoltre, una passione smisurata per la cucina. Lui era un grande buongustaio e anche un grande cuoco. Lui senza guide turistiche, solo con il suo fiuto da tartufo andava in giro per ristoranti. Ne girava parecchi ma una volta trovato; dopo aver annusato l'odore,un po' come alla Poirot sentiva l'atmosfera, il calore dell'ambiente e diventava il nostro ristorante della domenica.

Era capace di fare 200, 300 chilometri e non si transigeva, si andava a quel ristorante. Io ricordo solo uno al Lido Di Camaiore, mi sovviene persino il cameriere con i baffetti e sorriso smagliante. Certo il babbo faceva sempre lo splendido, lasciava certe mance da restare ammutoliti, ecco il perché del sorriso smagliante. Il cameriere il mio menù non lo scriveva, era sempre lo stesso: spaghetti al ragù, sogliola alla mugnaia e patatine fritte. Noiesetto lo so, ma una bambina si affeziona anche al cibo. Appena si partiva, arrivano gli odori della mia infanzia, e i suoni, sempre legati a quei viaggi, infilava, di nuovo, nel mangianastri la cassetta di Gabriella Ferri e per tutto il giorno Gabriella era la nostra colonna sonora.

Le so tutte, tutte quante e non me le scorderò mai, una in particolare, Le Mantellate, era triste, piena di dolore e d'infamità. Già paffutella e sensibile da piccola, che fortuna!

"Le Mantellate so' delle suore

A Roma so' soltanto celle scure

Una campana sona a tutte l'ore

Ma Cristo nun ce sta dentro a 'ste mura