Napoli, 9 Maggio 2020.
Caro Andrea, oggi è il giorno del mio trentesimo compleanno e il caso ha voluto che anche tu, in questo stesso giorno, tu compia gli anni.
Sono trascorsi solo due anni da quando sei entrato nella nostra vita e non c’è giorno che passi senza pensare a quanto io sia fortunato ad essere tuo padre. Tanti auguri a noi, figliolo. Spero che un giorno, quando sarai più grande, tu possa leggere questa lettera che ti scrivo a mano come era tradizione fare un tempo ma sopratutto spero che tu mi possa perdonare.
Esattamente cento anni fa, nel 1920, nasceva mio nonno. Il tuo bisnonno, da giovanissimo, affrontò la seconda guerra mondiale nonostante la paura e assieme ad altri ragazzi della sua età riuscì a liberarsi di tale paura. Con sacrificio e impegno diede alle generazione successive un mondo migliore di quello in cui si era ritrovato a vivere, o almeno così credeva. Ancora ricordo i pomeriggi trascorsi sul divano, con la televisione spenta e le orecchie ben dritte per ascoltare i suoi racconti. Il suo desiderio di un mondo migliore, libero dall'oppressione della dittatura, dove tutti potessero vivere in armonia era sempre presente. Una generazione di ragazzi giovanissimi, appena maggiorenni, che volentieri avrebbero preferito i libri ma che furono costretti ad imbracciare i fucili se volevano avere un futuro.
Quanto avrei voluto essere capace di poter fare la stessa cosa con te, mio piccolo Andrea.
A distanza di un secolo, anche grazie a lui, ci siamo ritrovati in questo mondo “migliore”. Un mondo agiato e pieno di lusso e spinti dall'irrefrenabile consumismo ci siamo rilassati, dormendo su comodi letti e crogiolandoci nella falsa sicurezza che ci veniva propinata prima dai media tradizionali come la televisione e il cinema e successivamente da Internet. Ci siamo distratti mentre davamo il mondo in mano a pochi pazzi: il cambiamento climatico ci è sembrato lontano mentre era invece qualcosa di dannatamente vicino ed ora sono qui, barricato in casa con le due persone che amo di più al mondo, mentre il mondo va in pezzi.
La tanto desiderata Unione degli Stati Europei è crollata e le nazioni, prima tra tutte la nostra Italia, hanno ben pensato che l'unica soluzione fosse chiudere i rapporti e barricarsi entro i proprio confini. Qui vige ormai uno stato di polizia ben mascherato da benevola democrazia, dove nei fatti però è tornato in auge il pensiero unico.
Dov'è che abbiamo cominciato a permettere tutto questo? Nessuno se lo ricorda più. Ci siamo fatti la guerra tra noi e in men che non si dica ci è crollato tutto letteralmente addosso. L'aria è diventata più irrespirabile, prima è cominciata a scarseggiare l'energia elettrica, poi l'acqua e il cibo.
Perdonaci, figlio mio: avrei voluto lasciarti un mondo migliore ma non ci sono riuscito. Ho combattuto, ma ho fallito. Farò dunque in modo che il piano B abbia successo, non importa a che prezzo. Io e la mamma abbiamo venduto tutto quello che potevamo, compreso l'oro e tutti i tuoi giocattoli più costosi, al mercato rionale. Abbiamo acquistato poi delle provviste e tre biglietti. Domani partiremo con l'elitrasporto per la Francia dove ci arruoleremo volontari per una delle prime spedizioni di Space X nel vecchio continente: saremo tra le prime persone che proveranno finalmente a colonizzare Marte. Ci lasceremo tutto alle spalle e faremo in modo di costruirci un futuro migliore.
È l'unico modo che ho per tentare di darti un mondo migliore: costruirne uno del tutto nuovo.
Ti voglio bene.
Papà