Si risveglia a la novena
il vecchio campanile
e viola planano i rintocchi
su prati d’aria leggeri.
È l’ora.
Di pipistrelli e rondini
si stende nell’aria una tovaglia.
Sulla povera cena
spande la sera benedetta
una preghiera azzurra:
il pane ascetico
(nient’altro, e un po’ di latte)
profuma di bontà le nostre mani.
Celebra i suoi vespri
sul comignolo
una tortora vestale.
Zittiscono i tocchi radi.
La prima stella illumina
il cammino; e marciano mute
le ronde del silenzio.
Stringe la nonna Dio
nelle sue mani,
annodato al collo che reclina
un casto fazzoletto di pietà.
Col suo tocco di campana,
anche se stanco è il rito, a lei
torna ogni sera
come uno sposo il suono.
Ma già dorme il suo volto
di miele.
Sorride il quadrante della notte
e disegna le ore del suo sonno.