La tematica che concerne il concetto di "straniero" ricorre spesso nella letteratura e nell'arte. Tale tema, venne affrontato già al tempo in cui vennero redatte le Sacre Scritture nel Vecchio Testamento, più precisamente nell'ultimo libro del Pentateuco: Deuteronomio. In questo antico libro viene descritto come lo straniero, sotto espresso comando di Dio, dovesse esser tutelato e aiutato dai residenti nel posto nel quale si trovava. Gli israeliti erano tenuti a far ciò non solo per l'amore che in qualità di popolo scelto da Dio dovevano mostrare, ma anche perché loro stessi avevano vissuto da stranieri, ed erano stati appunto aiutati da Dio stesso.
Proseguendo cronologicamente nella letteratura troviamo nell'Odissea di Omero l'idea che avevano i Greci dello straniero. In particolar modo è chiarificatore il racconto di Ulisse che naufraga nella terra dei Feaci, nella quale l'unica a non spaventarsi alla vista di un uomo sporco, con la barba incolta e senza vestiti qual era, fu Nausicaa, consapevole che Zeus avrebbe sempre protetto il suo popolo da qualsiasi sventura, e che anzi quello straniero non poteva che essere un dono, e doveva venire accolto come "ospite".
Andando avanti nella linea temporale troviamo un'immagine dello straniero assai differente da quella cristiana e greca: ci troviamo nel '600, periodo nel quale viene ambientata l'opera di Manzoni "I promessi Sposi". E' un periodo difficile, dove il dilagare della peste ha profondamente allarmato l'intera società. Infatti in un passo dei Promessi Sposi dove Renzo essendosi recato in una città a lui straniera viene scambiato per "un untore", ossia un uomo che si sospettava avesse avuto uno stretto contatto con i cadaveri dei malati di peste, e che volesse contagiare gli altri. Questo fraintendimento non nacque per l'aspetto poco raccomandabile del protagonista, ma per il suo essere "straniero". Da quest'episodio si comprende che quando in una società la tensione è alta per problematiche interne, di qualsiasi genere esse siano, lo straniero viene spesso visto con diffidenza, venendo demonizzato ed usato come capro espiatorio. Ciò è in netto contrasto con l'accoglienza data ad Ulisse dai Feaci di cui abbiamo parlato prima. Questi ultimi infatti vengono descritti come un popolo che vive in condizioni di felicità e prosperità, e ciò si ripercuote sul loro concetto e atteggiamento verso gli stranieri. La descrizione che viene fatta nel XIX secolo da Charles Baudelaire nella poesia "Lo straniero", è assai ancora una volta diversa: lì l'estraneità è qualcosa di interiore. Il poeta stesso, e non più un personaggio, si identifica quale straniero. Egli identifica quello che ama di più non nel denaro, nella famiglia o nella patria, ma bensì nelle nuvole. Quando il poeta afferma di amare "le meravigliose nuvole", è come se dicesse che le nuvole sono la sua patria, la sua famiglia, il suo tutto. Dice questo in virtù del suo sentirsi straniero, che lo rende cittadino del mondo, e quindi delle nuvole. Lui non si sente straniero, ma vive da straniero. E ciò può capitare in qualsiasi luogo, anche nella propria casa.
Poi veniamo al concetto di straniero ai nostri giorni: lo straniero come risposta a domande differenti. Lo straniero come qualcosa che siamo stati, che non vogliamo più essere e che però saremo.
In una società con problematiche assai peggiori di quelle del '600, con battaglie e ferite più energiche e profonde di quelle dovute ad un'epidemia; in un contesto del genere la figura dello straniero destabilizza se stesso e gli altri. In un mondo che non è stabile, che non si riconosce più si riesce a dare solo una connotazione negativa a tutto ciò che non ci era chiaro prima, e che non lo può essere ora. Il concetto di straniero che si ha in una società, in un determinato tempo storico, rivela quanto siano critiche le condizioni della società stessa. E laddove il concetto di straniero viene associato a parole quali razzismo, terrorismo, intolleranza, possiamo leggere l'altro lato della medaglia, tra le righe per nulla velate: ignoranza, paura, destabilizzazione.
In un mondo che non ha certezze, non ha valori e non ha soluzioni il concetto di straniero è solo l'odore della paura che si ha, nel non sapere come vivere.
La concezione di straniero potrà essere sana solo quando la società stessa sarà sana. E se mai diventasse perfetta, allora li, si lì non avrebbe neanche più ragion di esistere il concetto di "straniero".