Nella stanza rossa c’è una luce fosca e annebbiata, il divano e il letto sono coperti da lenzuola ricamate da antichi disegni e simboli che ricordano vecchie tradizioni misteriose. Fuori il buio avvolge ogni cosa mentre i lampioni cercano di far luce sui misteri della strada.
Il bicchiere che sto riempiendo della polverina si riflette nello specchio: aggiungo l’acqua e mescolo con un cucchiaio d’oro poi bevo il liquido biancastro tutto d’un fiato e sento un boato scoppiarmi nel cuore, il sangue si irrora in tutto il corpo, lo sento persino pervadere gli occhi che per un attimo diventano arrossati e le pupille si dilatano raccogliendo più luce. Sento i muscoli più forti e duri e mi sento eccitato. E’ questo l’effetto che mi fa.
La donna, Lucienne, è distesa sul letto con addosso solo un paio di slip bianchi di seta molto sottili. I capezzoli rosei vibrano di una loro intensità particolare mentre riflettono la luce del vecchio lampadario enorme che sembra un candeliere appeso al rovescio. La pelle è chiara come la neve e sembra emanare un suo proprio bagliore che richiama in chi guarda un desiderio misterioso eppure ben conosciuto. Le sue labbra sono rosse come il sole quando tramonta in una sera senza nubi. Gli occhi sono chiusi come saracinesche, le ciglia sono sbarre nere che chiudono le finestre per sempre. Il sangue gocciola lentamente ai lati del letto in piccole pozze tonde. Tutto il quadro sembra un capolavoro e scusate la mia vanità ma è proprio una mia opera di cui vado orgoglioso. Lucienne era un capolavoro anche da viva, talmente bella che non riusciva neanche a trovare un uomo che fosse giusto per lei, una dea che camminava per le strade della città e che tutti osservavano con stupore mentre muoveva le sue lunghissime gambe spesso nude sotto gonne cortissime tra fumi e vapori di gas, marciapiedi e strade di asfalto bruciante. Lei gelida e sinuosa come la dea del ghiaccio, inviolabile e tuttavia così delicata come la cartapesta. Ho voluto lasciare la mia firma su quel quadro, un segno per l’eternità.
La vita è pesantezza, la morte ci lascia leggeri e delicati come piume, fa volare via tutte le preoccupazioni e i problemi che abbiamo nel mondo. Io sono un eroe, l’ho liberata, ho liberato la sua anima che adesso si libra leggera nella stanza e presto partirà per trovare altra nuova vita in cui incarnarsi. Conosco bene i moti dell’anima e scusate ma non è un modo di dire per descrivere le emozioni, io conosco esattamente come si muove un’anima. Prima e dopo aver abbandonato un corpo di carne viva. Io so in che modo l’anima gesticola, le sue mosse, le sue fughe e i suoi rientri all’interno della testa di un pazzo o di una folle, oppure di un genio. Sono fiamme azzurre che non si spengono mai e nuotano in questo caotico mondo in maniera quasi disperata alla ricerca di carne da infettare e rendere viva con la loro animalità, con il loro pensiero, la loro coscienza. Ma basta con la pedanteria.
Lucienne riposa a lungo con i suoi capelli castani poggiati alla perfezione lungo il cuscino con il polso e il braccio che formano un arco perfetto sopra la sua testa. E’ uno dei miei tanti capolavori e non è il primo, ma potrebbe essere l’ultimo. Tra qualche ora arriverà il tenente a smantellare l’opera compiuta e rimarranno brutte foto da esaminare alla scientifica. Foto orrende senza nessun valore, senza anima appunto. Il valore della responsabilità lo conoscono in pochi ormai in questo paese dove nessuno più lavora. Avete capito bene, lavoro tanto e sono felice di avere la responsabilità che mi rende uomo.
Sbam. All’improvviso la porta scoppia aprendosi verso l’interno e lanciando un nugolo di polvere su Lucienne che viene rivestita da piccoli frammenti grigi invisibili se presi ad uno a uno. Adesso è anche più bella. E’ arrivato, il tenente e la sua squadra, fanno sempre tanto spettacolo inutile ma interessante. io non ci sono più già da tempo. Nessuno mi conosce. Lucienne ti ho amata e ti amerò per sempre.