In caso te ne fossi dimenticato, ci sono io a ricordartelo. Proprio come quando ti lasciavo le chiavi di casa nel poggia carte, per fartele trovare in fretta la mattina, prima di uscire, o come quando sulla mia agenda segnavo anche i tuoi impegni, per elencarteli mentre bevevi il caffè. Se non te ne ricordi più che sei mio marito e io tua moglie, potrei segnarmelo su quell'elenco. Ti direi: tu sei Alessandro Guido Busnaghi, sei nato nel 1944 a Milano e mi hai conosciuta proprio qui, quando ancora facevo l'attrice. "Interessante," mi avevi detto "interessante..." per due volte, e poi una pausa. Me lo avevi detto sorseggiando un Crodino al Pierre Café, quel ventitré luglio che accettai di vedermi con te in maniera non casuale. Eri stufo d'incrociarmi solo ad ora di pranzo, in coda per ordinare. Sapevi già il mio nome: Sofia. Sapevi anche che panini avrei scelto, prima di tornare al Piccolo Teatro. Il ventidue luglio li ordinasti al mio posto, avvicinandoti al mio orecchio: "Due tramezzini al tonno, uno al salmone... no, faccia quello più piccolo, e poi... quello alla capricciosa, direi. È il preferito di Fabio." E poi ancora "Può prestarmi una penna? Così scrivo i nomi sopra le buste." Ti scusasti anche per l'invadenza, ma a quell'ora eri sempre dietro di me per pagare, o meglio, ero sempre io a passarti avanti senza nemmeno accorgermene. Mi piacque quella premura, quell'attaccamento alle memorie. Mi dicesti anche che fossi il peggio smemorato, che fosse una scintilla che ti guizzava dentro a farti ricordare le cose importanti. "Ha presente di che parlo? La scintilla". Il mio nome era importante, aveva qualcosa di regale, proprio come il mio profilo. Me lo dicesti anche al nostro primo appuntamento, perché quell'aperitivo non sarebbe contato. Mi avevi preso la mano, me l'avevi stretta forte, dicendo che non sarebbe stata l'ultima volta che mi avresti visto. È stato profetico quel tuo parlare, non riuscii a liberarmi del tuo pensiero in testa. La mia mente iniziò a classificare e riordinare qualsiasi informazione ti riguardasse, un po' come ora. Alessandro Guido Busnaghi, nato nel 1944 a Milano, una testa calda sin dall'adolescenza. Avevi concluso gli studi e su di te ci avevi scommesso, proprio come dicevi di voler scommettere su noi due. "Se mi baci prima del terzo appuntamento, vieni con me a Parigi". Mi ci avevi portata lo stesso, forse perché oltre a baciarci avevamo fatto l'amore. Era bello vederti in azione, col tuo carisma e i tuoi modi di fare, come se quelle cifre e quei prezzi li battessi in testa e non sui tasti di una calcolatrice. Quella era la tua scintilla, un po' come me. Ti chiami Alessandro Guido Busnaghi, sei nato nel 1944, e dopo Parigi la cosa, fra noi, si fece seria. Mi venivi a prendere a teatro dopo le prove, mi dicevi che fossi sprecata, che se solo ti avessi dato l'opportunità ti saresti preso cura di me, proprio come a Parigi. Mi dicesti di avere una moglie solo poco dopo. Le pratiche del divorzio erano già in atto, lo avevi definito un errore di giovinezza, non c'era stata la maturità giusta, ma due figli sì. Davano solo ragione a lei, anzi, era proprio Agnese ad averli messi contro di te. Mi ricordo anche il suo nome, perché sulle tue labbra c'era ancora, per le più piccole cose. Io facevo meglio la caponata, ma le sue lasagne erano inimitabili, anche se le mie non erano male. In compenso sapevo fare i dolci, lei non era mai stata portata. Io avevo un lavoro, ero un'artista, mentre lei no, ma questo non sembrava un valore aggiunto per te. Volevi dei figli, altri figli, dei figli nostri. Volevi che mi prendessi cura di loro e il ruolo di madre, col mio lavoro, non riusciva proprio a conciliarsi. Sapevo che quel palcoscenico lo avrei rimpianto, lo leggevo negli occhi di Fabio, che continuava a dirmi che il tour con la compagnia lo avrei dovuto fare... anche per lui. Non ci fu mai nulla fra noi. Si trattava della famosa scintilla: con lui non c'era mai stata. Lo rividi dieci anni dopo, in coda alle casse del supermercato. Ero trafelata, con i capelli scomposti, il trucco colato dagli occhi. Le guance erano unte dalle dita di Gloria, ancora sporche di pizza. La tenevo in braccio, mentre Greta dormiva nel passeggino. Non so se non mi riconobbe o semplicemente fece finta di non vedermi. Si voltò dall'altra parte, pagò di fretta e se ne andò. Nessuna scintilla. Tu sei Alessandro Guido Busnaghi, e la scintilla l'hai persa con la nascita del nostro terzo figlio, Giacomo. È stato facile scordarti anche di lui. Ma Parigi no, non l'hai dimenticata. Ci vai sempre più spesso, perché la filiale dell'azienda ha bisogno del tuo supporto, anche Monique sembra averne bisogno. La raggiungi il fine settimana, trascorri sempre più giorni insieme a lei. Me la presenterai il mese prossimo, ma il mese prossimo non arriva da mesi e neanche lei. Ad andartene sei solo tu. Ti chiami Alessandro Guido Busnaghi e io sono tua moglie, non potrò smettere di esserlo solo perché lo vuoi tu. Siamo in due in questa storia, ormai lo hai promesso. Volevi dei figli, altri figli, te ne ho dati tre. Gloria ha dieci anni, Greta nove e Giacomo sette. Ti ricordi? Hai iniziato a mancare i loro compleanni, eppure io te li rammento. Domani Gloria di anni ne compie undici, spero che tu abbia almeno la decenza di chiamarla. Te lo voglio ricordare ancora una volta, solo una, anche se sei a Parigi per lavoro, anche se non vuoi essere disturbato. Compongo il numero dell'albergo, lo so a memoria ormai, alloggi nello stesso da anni. So anche in che camera alloggi, la cinquecento tre. Abbiamo fatto l'amore anche lì, ti ricordi? Il telefono inizia a squillare, una, due, tre volte. Non avevo mai sentito la sua voce: è sottile, il suo italiano si mescola facilmente al francese. Mi dice di essere Monique, di sapere con chi stia parlando. E tu, lo ricordi? Ti chiami Alessandro Guido Busnaghi, sei nato nel 1944 ed hai una moglie e tre figli: Gloria ha undici anni, Greta dieci e Giacomo otto. Hai sempre detto di essere il peggio smemorato, che fosse una scintilla che ti guizzava dentro a farti ricordare le cose importanti. Hai presente di che parlo? La scintilla. "Se mi baci prima del terzo appuntamento, vieni con me a Parigi." Mi ci porti? Magari è ancora lì.

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Commenti degli utenti
Esordiente
Coinvolto in 6000 battute, brava!
Nyogen ha votato il racconto
Esordiente
Me lo hai reso proprio antipatico questo A.G.B.
giumer1972 ha votato il racconto
Esordiente
Storia struggente e molto realistica, che fa pensare alle migliaia di donne abbandonate e tradite dal marito e da un matrimonio naufragato.
Anonimo ha votato il racconto
Esordiente
Esordiente
Essere smemorati è la scusa ricorrente di certi uomini deboli che la scintilla non è che l'hanno persa, proprio non l'anno mai trovata. Scritto benissimo.
Tella ha votato il racconto
Scrittore
Bello
Esordiente
Che dire... Meraviglioso davvero.
Scrittore
La tua scrittura è sempre stata caratterizzata da due elementi: la cura dei dettagli; e l'attenzione a non superare il limite oltre il quale scrivere di sentimenti ed emozioni, diventa stucchevole. Noto che qualcosa è cambiato nel tuo modo di rappresentare le relazioni umane con tutto il loro carico di fardelli: un sottile velo d'ironia che rende ancor più vividi il dolore e il disincanto.
Ottimo lavoro Marì.
Imago ha votato il racconto
Esordiente
Che dire bellissimo…
. ha votato il racconto
Esordiente
Scrittore
Che tristezza queste figure maschili mai cresciute...Bello.
Graziano ha votato il racconto
Esordiente
blu ha votato il racconto
Esordiente
bellissimo . tutti con la G i figli :)
Violeta ha votato il racconto
Esordiente
Graograman ha votato il racconto
Scrittore
Periodo fluido con pathos smorzato, una malinconia fatta di piccole scintille di ricordi. La prima moglie e i suoi figli appaiono e scompaiono rapidamente. Sarebbe stato interessante sottolinearne il paralellismo, la recidiva. Brava.
Verde ha votato il racconto
Esordiente
Scrittore
Che bello, sei tornata!
Sempre un piacere leggerti. E scoprire ogni tassello della storia di Gloria.
Annacod ha votato il racconto
Esordiente
Complimenti letto tutto d'un fiato...A volte credo che le pause servano a ispirare scintille. Proprio un bel racconto
Scrittore
C'è poco da aggiungere: bellissimo. Ritmo, trama, parole messe benissimo. Chapeau (visto che Parigi è il luogo dell'oblio)!
omALE ha votato il racconto
Esordiente
La scintilla mi ha fatto pensare alle parole di Leopardi che da un po di tempo continuano a rimbombarmi nella tasta "Il più solido piacere di questa vita è il piacere delle illusioni"
Esordiente
Che poi non siete in due in questa storia. Forse c'è posto anche per Fabio, chissà, che magari si pente, e torna indietro. Le scintille non sai mai quando e come sprizzano impazzite.