L'UOMO CHE SEI...
Hai fatto terra bruciata di tutti gli amori.
Hai sbranato, distrutto, ridotto a brandelli, non solo ciò che era di tua esclusiva, ma anche il condiviso. Hai succhiato la vita da una ferita, dopo averla aperta con pazienza e discrezione, tanto che nessuno ti ha notato. Sei stato abile e preciso, come il tremore alla mano che regge il bisturi. Per anni hai studiato i confini, superato lentamente limiti e con spietata crudeltà sei infine apparso. Non la tua casa, non la tua gente, ma solo tu. Anima nera di greggio, vischiosa, che intrappola ed uccide.
...LE DONNE CHE SIAMO.
Chi ci è caduto è soffocato, ma non lei. Lei ti ha visto in tempo, lei è sopravvissuta. Come chi prima di te ha cercato di portarla via, hai fallito. Non puoi niente contro la forza del legame. Tu solo, senza nessuno, nessuno puoi avere. L'uomo che sei è stato smascherato, se di uomo si può parlare. Vuoto di tutto, perfino la tua maschera cola. Ed ora che ti vediamo scappa, perché la tua paura su di noi non ha effetto. Non ci avrai mai: è la forza dell'unione. Perché è da sempre che addosso a donne come noi tutto di te s'infrange e nulla di noi si distrugge. E quindi scappa, fuggi, nasconditi. E se capiterà che uno come te, incauto, dovesse avvicinarci, renderemo il dolore che hai inflitto, tu a cuor leggero, noi con mano pesante. Scappa, fuggi, nasconditi, che se ti troviamo, apprezzerai ben meno la tua stessa arte.
LA CURA
Celeberrima canzone d'amore, considerata iconica. Ma osserviamo i fatti. Noi facciamo la spesa, cuciniamo, laviamo i piatti. Rifacciamo il letto, laviamo, stiriamo, pieghiamo vestiti. Facciamo, educhiamo e cresciamo i figli. Lavoriamo. E tu ti prenderai cura di noi? Perché? Perché siamo esseri speciali? Benissimo. Sono molto curiosa di sapere quanto duri senza di me, dopo che me ne sarò andata sbattendo la porta. Quello che dico vale meno, quello che faccio non viene apprezzato, e la mia costante lotta per far sentire la mia voce viene sminuita, e quest'ultima zittita. Credi che io abbia bisogno di te più di quanto tu hai bisogno di me, ma non vedi che il ricatto è solo economico, perché sì, lavoro quanto te, dovrei esserti pari, ciononostante guadagno meno. E non parlo solo del lavoro domestico, che non mi viene riconosciuto, ma anche del lavoro salariato, che mi vedo retribuito il quindici per cento in meno. Prima di dire che ho bisogno della tua protezione, impara ad autogestirti. Io me la cavo benissimo con tutte le mie difficoltà, ma la vera cura, oggi, la faccio per me stessa, e me ne vado dal tuo ricatto patriarcale. Sono stanca, stanca di sentirmi dire che devo sorridere. Stanca dei commenti sulla mia forma fisica, mascherati da complimenti. Sono stanca di aver paura ad uscire da sola, stanca di dover sempre fare più fatica di te. Non è una menomazione quella che mi porto dietro, non come quella stanghetta che il tuo cromosoma si è perso per strada. Io non sono diversa. Io non sono inferiore. Io non sono meno. Sono solo stanca, stanca, stanca di dover sempre lottare contro i mulini a vento, in una società che mi vuole poliedrica ma sempre centrata, sorridente, disponibile. Sono stanca di tenere dietro a tutto, e venir considerata per questo una brava donna, ignorando cosa voglia dire essere davvero donna, senza etichette qualitative. Che poi, a voler ben vedere, che cosa me ne frega di quello che pensi?