Il treno si ferma alla stazione di Follonica in perfetto orario. Nel frattempo, un uomo di piccola statura entra nello scompartimento con un pesante borsone di pelle che posiziona nel vano bagagli e poi si accomoda nel sedile di fronte a me con espressione pallida e seria, alla Buster Keaton.
Poco dopo una signora anziana entra con un trolly e l'uomo con uno scatto felino l'aiuta a posizionare il bagaglio. La donna lo guarda stupita.
"Grazie."
Lui accenna un inchino e alza il suo borsalino in un gesto compìto e teatrale.
Il treno lentamente riprende a muoversi.
Dopo alcuni minuti, arriva un ragazzo molto alto e di corporatura piuttosto robusta che lancia con violenza lo zaino a terra, si butta di peso sul sedile e senza tanti complimenti sposta dal bracciolo il gomito della signora anziana, che si risente indignata:
"Ma stia attento!"
"Hai qualche problema?"
"Io no. Maleducato."
Sto per dire qualcosa.
Il piccolo uomo lo fissa con la sua faccia seria e impassibile."
Il ragazzo mastica rumorosamente una gomma americana e lo guarda con aria divertita, allunga una gamba tra le scarpe dell'uomo le cui cui punte sfiorano appena il pavimento. E fa una una risatina compiaciuta e provocatoria.
Io riapro il giornale e faccio finta di leggere, la signora seppure visibilmente nervosa, guarda fuori dal finestrino.
Il piccolo uomo continua a fissarlo, lui fa lo stesso, ma dopo poco non regge più la pressione e gira lo sguardo altrove, mastica sempre più vistosamente la gomma e si agita sul sedile. La scena dura alcuni minuti, finché il ragazzo si alza e tira un rutto sonoro sulla faccia dell'uomo:
"Cosa vuoi mezzo tappo di vino andato a male?"
Temo il peggio per il piccolo uomo, ma non faccio in tempo a formulare questo pensiero che con un balzo fulmineo prende il ragazzo per il giubbotto, lo scaraventa all’angolo della porta, lo immobilizza con due dita intorno al collo e cade a terra come un fantoccio. La signora tira un urlo e io mi precipito a dividerli.
L'uomo si rimette il suo borsalino.
"Niente di grave. Questo è il tuo zaino e la prossima fermata è Livorno. È una bella città vedrai che ti piace."
Il ragazzo si allontana imprecando:
"Nano maledetto."
"Lo puoi raccontare ragazzo."
La signora ha cambiato scompartimento e ora siamo rimasti solo noi due:
Io dietro il mio giornale, nella solita finta lettura, perché tengo d’occhio il grosso borsone dell’uomo da cui spunta un manico, o forse un bastone, o un fucile che ha coperto con un telo. Non saprei.
Guardo l'orologio, fra poco sarò a Pisa.
"Sta quasi per arrivare?" La sua voce mi coglie di sorpresa. "Mi scusi per quello che è accaduto. Lo so cosa pensa:
che ho avuto una reazione violenta."
"Si." rispondo secco senza guardarlo e prendo il mio bagaglio.
"E non crede che ci fosse violenza nelle parole e nei modi di quel ragazzo?"
"In fondo è un ragazzo."
"Per quello prendiamo degli sculaccioni dalle nostre mamme, per crescere e diventare grandi. E non era più tanto ragazzo."
Il treno comincia a rallentare, per fortuna.
"Mi chiamo Salvatore e sono senza lavoro dopo che ho avuto un grave incidente."
Sarà un mafioso.
"E lei cosa fa?"
"Insegno filosofia all’università."
"Accidenti. Forse lei avrebbe potuto trovare le parole giuste per quel ragazzo."
Non so cosa dire e pensare. Non ora. Poi continua:
"Mi deve scusare, ma sono abituato ad agire in tempi brevi. "
Prendo la valigia.
"Buona serata."
Il treno si ferma e scende anche lui con me, allungo il passo e continua a starmi dietro con piccoli passi veloci, la sua grande borsa e quell'oggetto che spunta. Arrivo a Piazza dei Miracoli, in realtá abito da tutt’altra parte, ma penso che sia più sicuro essere tra i turisti.
Mi fermo e lo affronto:
"Cosa vuole da me?"
"Niente."
"E allora dove va?"
"Qui."
Si china per aprire la borsa e tiro un urlo:
"Fermo!
Alza appena le sopracciglia e mi guarda:
"Si sente bene?"
Scuote la testa e sospira. Tira fuori dalla borsa una clava in acciaio, proprio quella che vedevo spuntare e che si illumina di blu, poi altre rosse e verdi. Una giacca con le code, un naso di gomma, un cappello a cilindro e palline di tutti i colori. Inizia lo spettacolo e la piazza è piena di gente e di bambini ipnotizzati che ridono dentro fasce di luce incandescente.
Arriva il buio e nella piazza rimaniamo solo noi due sotto una pioggia, sottile e insistente.
"Lei è bravissimo."
E per la prima volta vedo un sorriso su quella sua straordinaria faccia alla Buster Keaton.
Si aggiusta il borsalino e inizia a raccontare:
"Tempo fa, il mio circo ha preso fuoco, io mi sono rotto due vertebre e ho perso tutto, anche la mia famiglia. Non posso più fare l’acrobata e salire sugli attrezzi. giro per il mondo senza meta. A volte, non so dove andare o dove fermarmi, o dove sono. Come su una giostra.
A volte mi pare di vedere mia moglie o le mie figlie in fondo a una via."
Io invece, non so trovare le parole. Lo aiuto solo a riporre i suoi oggetti nel grande borsone che mi aveva tanto terrorizzato. E sotto il mio ombrello ci siamo incamminati insieme nella notte.