Lupo Solitario, Log del Capitano
Il braccio di Orione è una regione dimenticata da Dio, ai confini della Galassia. Ho viaggiato così tanto che non ricordo da dove sono partito. Nel braccio di Orione mi sono imbattuto in una razza umanoide. Questa razza umanoide ha una spropositata ossessione per la Misura di un fenomeno inesistente nel resto del Cosmo. Se la sono inventata loro. Sono così devoti a tal Misura, che tutta la loro esistenza ne è scandita ancor più del fenomeno in sé. Hanno paura di un temporale quando sconquassa i confini del loro mondo, dimentichi che il temporale è un cambiamento, non è una fine, né un principio. Hanno costruito attrezzi per ricordarsi di misurare la Misura. Molti di questi attrezzi emettono un suono che fa Tic Tac scandendo gli scatti di due piccole barre, una più lunga e una più corta. Non ho mai visto un oggetto tanto inutile e fuorviante.
Prendete il mio pianeta, Lupo Solitario, per fare un esempio: non è legato a nessuna Stella, non ha rotazione sul proprio asse, non ha compagni di viaggio.
Perciò non cade verso alcuna massa, nessuna forza lo trattiene a sé, non è il grave di nessuno, non pesa su alcunchè. E’ libero di scorrazzare negli abissi cosmici quanto gli pare e piace. Alcuni pensano sia una maledizione, essere soli, ma per noi, qui su Lupo Solitario, le Misure così dannatamente restrittive dell’appartenenza ad un Sistema Stellare, non hanno potuto contagiare la nostra visione della realtà. Ho parlato con alcuni di loro, questi umanoidi, affermano che in secoli e secoli di studio hanno intuito che la loro percezione annida in sé qualcosa che non va, che qualcosa sfugge.
Una notte mi sono intrattenuto ad osservare un cielo stellato in loro compagnia.
“Che stellata mozzafiato, chissà cosa stanno facendo adesso gli abitanti di lassù”. L’umanoide si era dimenticato che quegli abitanti, casomai li avesse potuti osservare, sarebbero già stati certamente bell’e che morti. Persino quelle stelle magari erano esplose migliaia di anni or sono e l’immagine che giungeva a noi non era altro che il loro passato.
Hanno fatto un ulteriore passo in avanti quando un certo Planck ha dato a questa Misura un limite piccolo, ma così piccolo, piccolissimo, da perdere significato. Perlomeno il senso che gli era stato affibbiato dagli umanoidi precedenti.
Vedete, il maggior vantaggio di vivere su un pianeta solitario, errante, come Lupo Solitario, è proprio questo: qui il Tempo non esiste e non è mai esistito. La Misura del Tempo non influenza la nostra esistenza semplicemente perché le ore, i giorni, gli anni non hanno senso per un pianeta senza Stella. Quindi le ore, i giorni e gli anni non esistono? Sì esistono. E non esistono. Da noi la verità non è stata oscurata da assurde presunzioni di sapienza. Qui da noi è il cambiamento la Misura di tutto, noi non calcoliamo il Tempo, tutto è sovrapposto nello stesso istante come strati di pan di spagna impregnati di crema pasticcera. Un istante che svestito dai suoi orpelli si sfalda spargendosi in nessun luogo e nessun Tempo, se non, forse, per coloro per i quali sta accadendo. Avete presente quelle carrucole che trasportano i panni stesi? Si vedono su certi palazzi vecchi. Permettono di stendere i panni su un filo più lungo rispetto al limite geometrico della finestra o il balcone, lo tiri e ci metti i panni, lo tiri ancora e raccogli i panni. Ecco è così che penso al tempo: un filo dove puoi stendere più panni di quanto puoi immaginare.
Lupo Solitario si sta allontanando dal braccio di Orione, l’umanoide col quale ho interagito mi ha inviato un ultimo messaggio:
ΔS≥0
Crede di saperla lunga, ma è un’illusione. Comunque, grazie Clausius per avermi fatto assaggiare la torta chantilly.
Lupo Solitario, fine Log