Pelle Nera, treccine. Gran bel culo.
Gran bel culo, Pelle Nera, gran bel culo. E che fianchi!
E tutto il resto, ciccia nelle parti giuste.
L'anima che tengo nei pantaloni s'agita un po', il giorno sbatte a terra molto forte e una cassetta vuota di verdura cade col rumore sordo delle cose che non rimbalzano. Una signora chiede distrattamente lo sconto al cassiere, due euro per un chilo di zucchine: che diamine! Peccato i tuoi pochi anni, peccato che non abbraccio le bambine, peccato tu sia così innocente e peccato per quei tuoi modi così bruschi, così... Teneri. Sì, Pelle Nera, sembri così tenera...
La barista del circolo cacciatori mi dice che di sicuro sono andato a letto presto, la mattina presto; non sa che dormo poco, non sa che non ho dormito... Maledetta insonnia! Ad ogni buon conto, disinvolta, prende i soldi che le porgo e li rinchiude in cassa: due euro per un caffè, che diamine!
Di nuovo in strada, Pelle Nera mi guarda stralunata come se qualcosa non la convincesse, non si sente a suo agio con un tizio strano che le fissa il culo, forse pensa d'essere importante o forse vuol sparire... Chi lo sa?! Il fatto è che sorride imbarazzata e mormora qualcosa alla sua amica; qualche istante dopo sorridono e iniziano entrambe a sculettare allegramente nei loro jeans di sottomarca. Gran bei culi, ma forse è arrivato il momento di svoltare, voglio dire, sono riuscite ad imbarazzarmi ( che diamine! ).
All'angolo c'è un tizio con degli occhiali che manco un santo, è così improbabile che lo immagino seduto in una cantina di provincia a bere vino fumandosi via le ore a carte con dei vecchi che mangiano piselli dal baccello; sembra un buon diavolo, vende ciclamini. Mi avvicino, ne acquisto un paio per mia madre, lui li insacchetta buttando lì qualche frase stronza da circostanza, si raccomanda di innaffiarli tutti i giorni e bla, bla, bla... E finalmente mi saluta lasciandomi il mio resto.
Tornando indietro ho la sensazione che qualcosa non quadri, tira vento e non ho la sciarpa. Poi realizzo: due culi sorridenti, due ciclamini e due euro per un chilo di zucchine o per un caffè bruciato, è tutto un po' più caro, che diamine!
A casa mi aspetta una stanza vuota e un biglietto sul tavolo in cucina che dice solo "ne ho abbastanza, me ne vado". È la terza volta che mi capita nella vita, ma sai com'è, lettore... Ci si abitua in fretta o si soccombe.
Mollo tutto sul tavolo, un po' di terra cade su quel foglietto scritto con così poca fantasia, troppa poca classe o forse troppa classe, non so capire bene; per capire la classe bisogna avere classe, sarebbe a dire che è un po' come essere "fichi"...
Stacco il telefono, non si sa mai... Stappo una birra, mi siedo sul divano e penso a quelle mani che fino a ieri hanno stretto le mie, penso che non avrò più un culo caldo su cui appoggiarmi la mattina e che è arrivata l'ora di farsi una bella cacata romantica.
I giorni a volte son così: esci per comprare ciclamini sotto al sole e quando torni ti ritrovi seduto sulle macerie del tuo niente, a cacare fuori ciò che resta inevitabilmente un altro fallimento.
Più tardi andrò al bar, vedrò se Frank oserà farmi ancora credito e, domani, porterò fiori a mia madre.
Entrambi i ciclamini, senza mangiarne nemmeno uno. Il resto va... Passa via, ma che diamine!