“Anni fa avevo pubblicato su questa piattaforma un raccontino molto semplice intitolato “Pappagalli”.
Gli antichi Typeeni, ormai quasi del tutto estinti, se lo ricorderanno.
Era un mondo di pappagalli che ripetevano ciò che altri pappagalli dicevano in televisione, sui giornali, sui computer.
Ripetevano senza esperienza, finendo per diventare razzisti per un conformistico sentito dire.
Ora, essere pappagalli non è un crimine.
È importante, però, che il pappagallo non si illuda d’essere falco.
Può imparare a stridere come un falco, può imparare a comportarsi come un falco, ma cacciare come un falco?
Volare come un falco?”
- Philostrato
“Diffidate da chi dice di amare la scrittura. Probabilmente non saprebbe amare nemmeno un sasso.”
- Philostrato
La prima condizione per ascoltare bene è cominciare a fare silenzio.
Se ti avventuri nel mondo, che sia come un sommozzatore.
Persuaditi che, nel mondo, solo ciò che non è oro luccica.
Persuaditi che nel mondo le monete nuove non hanno corso.
La reputazione di un uomo di spirito non si acquista senza un po’ di stupidità.
Del resto, sai davvero di cosa è fatto il tuo valore?
Per avere un’opera d’arte, occorre innanzitutto che ci sia profondità, che si siano toccate le regioni della vita spirituale in cui l’opera d’arte può essere creata.
Quando invece vedremo uno scrittore che, ad ogni pagina, in qualsiasi situazione in cui si trovi un suo personaggio, non lo approfondisce mai, non lo ripensa, ma si serve di frasi fatte, suggerite da ciò che in noi proviene dagli altri (e dai peggiori altri) allorché parliamo di qualcosa senza scendere nella calma profonda in cui il pensiero sceglie le parole nelle quali si rifletterà per intero; uno scrittore che non scorge le profondità del pensiero, a lui invisibili, ma si accontenta della grossolana apparenza delle maschere, di cui il volgo si accontenta nella sua perpetua ignoranza, ma che lo scrittore vero scarta, cercando di vedere ciò che è nel fondo; quando, per la scelta, o meglio per l’assoluta mancanza di scelta delle sue parole, delle sue frasi, per la trita banalità di tutte le sue immagini, per l’assenza di approfondimento di ogni situazione, sentiremo che un tale scrittore, anche se a ogni pagina oltraggia l’arte manierata, l’arte immorale, l’arte materialistica, è egli stesso ben più materialistico, perché non discende mai nella regione spirituale da cui sono uscite pagine che forse si limitano a descrivere cose materiali, ma col talento che è la prova innegabile di come provengano dallo spirito; questo scrittore potrà allora dirci che l’altra arte non è arte popolare, ma arte solo per pochi.
Noi penseremo che tale è la sua, di arte, perché esiste una maniera soltanto di scrivere per tutti: scrivere per ciò che si ha in sé di profondo e di essenziale, senza pensare a nessuno;
mentre lui scrive pensando solo a certuni, a quegli artisti cosiddetti manierati, senza cercare di vedere dove pecchino, senza approfondire, sino a trovare l’eterno, l’impressione che gli procurano, è eterna come qualsiasi cosa siamo in grado di penetrare col pensiero.
In questa come in ogni altra circostanza, egli ignora quanto accade nel profondo di sé, accontentandosi di formule trite e del proprio cattivo umore, senza provare a vedere sino in fondo.
Il buon senso degli artisti, il solo criterio della spiritualità di un’opera, è il talento.
Il talento è il criterio dell’originalità, l’originalità è il criterio della sincerità, il piacere di colui che scrive è, forse, il criterio della verità del talento.
I libri sono l’opera della solitudine e i figli del silenzio.
I figli del silenzio non devono avere nulla in comune con i figli della parola, i pensieri nati dal desiderio di dire qualcosa, da una critica, da un’opinione, ossia un’idea oscura.
Ricordiamoci che i pigri si accontentano di una massima che li dispensi dal fare loro stessi le riflessioni che hanno condotto l’autore al risultato di cui rende partecipe il lettore.
I pigri e i mediocri si ritengono dispensati dall’andare oltre, e attribuiscono alla massima una generalità che l’autore, a meno che non sia egli stesso mediocre, cosa che talvolta succede, non ha preteso darle.
Simili sono gli arroganti.
L’arroganza si limita solo alle parole (show don’t tell).
I violenti la soffrono, i saggi la deridono.
L’arroganza è una lente difettosa: fa credere che anche gli altri siano arroganti.
Rispondere agli attacchi è un prurito al quale non consiglio cedere.
Se l’attacco è ingiusto, lascia che sia il lettore a rendersene conto.
Se l’attacco è giusto, se la stoccata nemica colpisce nel segno, tutti i tuoi sforzi non serviranno che a rigirare la lama nella piaga.
Se l’opera è in fase di costruzione, l’attacco può colpire o schivare completamente il bersaglio.
Difficile rompere una finestra che non è stata ancora montata.
Ma se si vuol progredire, non bisogna adagiarsi su nessuna formula.
Presta alla lode un solo orecchio; aprili entrambi alla critica.
Non preoccuparti troppo degli stupidi, non piacere a loro è un piacere.
Anzi, non occuparti proprio degli stupidi, e soprattutto rinuncia a considerare stupidi tutti quelli a cui non sei riuscito a piacere.
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Typee non è una scuola di scrittura, è una community on-line di racconti.
Di conseguenza, gli utenti possono scegliere di postare qualsiasi lavoro, in qualsiasi stadio esso si trovi, dall’embrionale alla centesima revisione, senza sentirsi dire da altri utenti di andare a zappare la terra.
Dipende dalla coscienza di ciascuna persona.
Magari non si è in cerca di una vetrina.
Ci sono tanti motivi per cui si pubblica su questa piattaforma, uno fra tanti è che non si abbattono gli alberi in Amazzonia per scoprire se l’idea che abbiamo dietro un racconto funzioni o meno.
Prendiamo gli scritti che sto pubblicando.
Oltre ad essere provvisori qui sulla piattaforma, sono la prima stesura di una storia che, dopo lunghi studi, ho scritto di getto, in tutta la mia sincerità più abbozzata.
Mio interesse è, prima di lavorare sulla facciata, capire se la trama gira, se l’atmosfera suona.
Poi inizierò il restauro, di cui più avanti vi renderò partecipi.
Credo che lo spirito di Typee sia soprattutto un continuo work in progress, e non solo una vetrina.
Il pezzo qui sopra è un cut up di vari maestri della letteratura.
Indovina chi ho inserito.
Finisco con un’altra citazione da pappagallo.
“Il virtuosismo non ha mai prodotto altro che banalità.
Non devi perfezionare il tuo mestiere, ma te stesso.”
Indovina chi è.