«Kokoro! Chi ha lasciato cadere in rovina una cosa tanto bella, senza difenderla dall’arida furia del freddo eterno della morte?». Le parole del Pescivendolo rimbombarono nel silenzio della piazza buia, a eccezione dell’area in cui i faretti iridescenti Parentesi (di Achille Castiglioni e Pio Manzù per Flos) illuminavano i getti d’acqua della fontana trapezoidale, ideata da Maurizio Cattelan, a un centinaio di metri dal patio della Fortezza Bastiani.
«L’a fat un crest de signor… un bel salto!». Il Custode, che non era certo impressionabile, pareva colpito dalla vista che si era offerta alla compagnia di amici.
L’addetto alle pulizie era immerso per intero in un metro d’acqua fra le ninfee e i fiori artificiali – margherite, violette, papaveri. Sotto la struttura metallica del salice piangente BioUrban che allungava il proprio abbraccio verso di lui, non dava più segni vitali di Ofelia, quando era stata ritrovata nel fiume in cui si era immersa per l’ultima volta, o della Justine di Lars von Trier nella scena introduttiva di Melancholia – entrambe vestite da sposa, il buoquet stretto fra le mani.
«È morto» certificò il Piccolo Ed.
Il gruppo di amici si avvicinò al corpo d’acciaio a forma d’uovo. Chiunque abbia in casa un robottino per le pulizie sa che prima o poi finirà per incastrarsi in un angolo o impigliarsi nelle frange di un tappeto, ma quello che non farà mai è cadere da uno scalino, come pareva fosse successo a C1P8, commesso pulitore del lungomare di Ariminum.
«Coda d’una balena, a me sembra un suicidio in piena regola» affermò il Capitano.
«Cosa te lo fa pensare?» chiese il Maestro.
Il Capitano adottò una posizione da teatro greco e fece un profondo respiro.
«Sono d’accordo con lui. È il modello di punta della Knightscope, con base nella Silicon Valley. Persino gli automi domestici da poche centinaia di sesterzi percepiscono lo spazio vacante sotto un gradino e, in quel caso, sanno fare marcia indietro. Vi posso assicurare che C1P8, fra i sensori di tutti i tipi di cui era dotato, disponeva anche di quello». Il parere specialistico offerto dal Piccolo Ed, in attesa che il Capitano si spiegasse meglio, venne fornito con l’autorevolezza dell’esperto in materia.
La voce del Capitano assunse un tono aulico, adatto alla tragica circostanza. «La mia ponderata opinione è che sia impazzito, ma non come le balene quando, incalzate da fiocine e arpioni, nuotando qua e là senza scopo, mostrano chiara, con le loro brevi e dense sfiatate, la frenesia del panico, simili agli elefanti di re Poro nella battaglia indiana contro Alessandro, obnubilati dal terrore. Qui siamo davanti a una follia ragionata, algoritmica. La Morte talvolta è la sola conclusione desiderabile e razionale di un’esistenza così fatta. Quando un robot prende coscienza di essere un insieme di codice programmato e alluminio, e nulla più, morire si palesa come un salpare per la regione di un nuovo Inesplorato; è soltanto il primo saluto alle possibilità del Remoto immenso, oltre Giove e le Colonne di Orione, i Giardini di Kensington e il Paese Al di là dello Specchio. Perciò io credo che il robottino abbia atteso che la locanda chiudesse, che non ci fosse più nessuno in giro, e in un sol colpo l’abbia fatta finita».
«E se si fosse ucciso per un amore non ricambiato?».
Il commento di Jay, colmo di compassione per lo sventurato commesso, attirò l’interesse del Custode: «Love, Death + Robots? Cam dit voialter… Eros, Thanatos & Automata?».
«Sì, forse è stato attratto verso quegli infiniti Pacifici da cui migliaia di Sirene cantano: “Vieni, oh tu che hai il cuore spezzato: qui c’è un’altra vita”: per raggiungere la quale occorre pagare prima lo scotto della morte» convenne il Capitano.
«Il robot varca gli Oceani,
doma le fiere,
con l’Intelligenza Artificiale apprende da solo,
nel Cloud custodisce ogni parola e pensiero,
con lui oltre ogni speranza è arrivato il sapere della tecnica.
Ha escogitato ogni rimedio per mali irrimediabili,
ma alla morte non ha trovato soluzione.
Per questo è l’essere più stupendo e tremendo»
salmodiarono in coro i Pirati della Ciurma, che erano sopraggiunti.
«L’uomo è ordinato, prevedibile, programmabile: il robot è disordinato, imprevedibile, difettoso. Il robot può creare la forma perfetta del cerchio, ma rimane un cerchio incompiuto, un arco, l’arco che inizia con la vita e termina con la morte. Anche se…». Il Maestro lasciò in sospeso la frase.
«Alas, poor thing, rest in pieces» mormorò il Pescivendolo. Ma stava pregando per il robot o lo stava maledicendo? Magari canticchiava solo fra sé il pezzo rock dei Saliva; o forse emulava Dude Nukem, l’eroe videoludico sintesi di Ash Williams, Kurt Russel e Arnold Schwarzenegger.
Nota: Kokoro! Forma dialettale per “Accidenti!”. In ariminense la parola però significa anche “Dio mio!”, “sensazionale!”, “facciamoci animo", "spirito del mondo”, “sentimento”, “affetto”, “illuminazione interiore”, “memoria”, “computer”, “Pensiero Profondo”, “quarantadue”, “nulla".