Franck continuava a guardare quel naso, che protrudeva, indefesso, dallo specchio del bagno... Finché se lo trovò davanti, a un palmo di naso dal proprio, nervoso e tremolante, come se lo sforzo compiuto per emergere dal vetro lo avesse stremato, mentre il volto di appartenenza del naso in questione, continuava a guardarlo, vis a vis.
- E tu, che vuoi!? Lo sai, che ce n'ho già uno, di naso, vero? gli fece, toccando la punta di quel naso impudente, con un dito.
Non ricevendo risposta alcuna, Franck continuò a punzecchiarlo, a bella posta, con l'indice. Lo sentì cedere, ma appena appena, cosicché pensò si trattasse di un naso consistente, di quelli che non si facevano intimorire troppo facilmente; no davvero.
Per capirci qualcosa di più, con due dita dell'altra mano, Franck si toccò il proprio, di naso, lo chiuse in una piccola morsa e avvertì la medesima consistenza. Così conciato, rimase a guardarsi, un dito premuto sul naso che fuoriusciva e due dita dell'altra mano che schiacciavano il proprio.
Il proprio?
E l'altro naso? Quello che usciva dallo specchio? Non era forse il suo naso, il proprio, anche quello?!
- Certo che sì! Perbacco!!"
E allora com'era possibile che si protrudesse, quell'altro, così sfacciatamente, come un'entità separata e autonoma, dotata della propria corporeità organica, distinta e ben definita? Vuoi vedere che lo sforzo per attraversare la propria dimensione riflessa gli aveva permesso di raggiungerne una propria, dotata di tutt'altra identità, se pur del tutto somigliante all'immagine riflettente, sia al tatto che alla vista?
Ché poi, a guardarla bene, la sua faccia riflessa - quella che era rimasta buona buona dentro allo specchio, per intenderci, decidendo di protrudere verso l'esterno soltanto il proprio naso - era proprio uguale alla sua versione riflettente: due paia di occhi che si muovevano e si guardavano in perfetta sincronia opposta e dirimpettaia, quattro sopracciglia che si crucciavano all'unisono, come dei buoni vicini di affaccio, per di più e tanto più gemelli, e quadrigemini, oltretutto, e la bocca... Eh sì! perfino la bocca, quella riflessa, che partecipava di tutte le movenze cui Franck sottoponeva la propria, tanto delle smorfie, quanto delle linguacce.
E fu così che Franck continuò a guardarsi, con entrambe le mani occupate, un indice che pigiava quel naso replicante, e due dita che stringevano l'altro, come una pinza. Ma, ohibò! La cosa più interessante, a dirla tutta, era quell'immagine, che continuava a vedere nello specchio : quel volto riflesso che gli appariva in tutto e per tutto identico al proprio, come era giusto che fosse, senonché i due nasi, a guardarli bene, si annullavano l'un l'altro, in mutuo accordo, ma discordi, tanto che non poteva vederne che uno per volta: chiudendo un occhio e abbassando lo sguardo con l'altro, tanto per capirci, riusciva a scorgere il proprio, di naso, quello vero vero, insomma, ma appena tornava a guardarsi allo specchio, vedeva l'altro naso, col suo dito che continuava a pigiarci sopra.
In effetti, lo specchio rifletteva tutta la sua faccia ma non il naso, né le due dita che lo pinzavano, sicché, non sapendo cos'altro fare, mollò di colpo tutt'e due i nasi, e fissò quello di fronte: poi gli si avvicinò, lentamente, finché arrivo a fare "naso naso", col suo naso, sulla punta dell'altro naso.
Non l'avesse mai fatto!
Gli partì un formicolio di dentro alle narici, una specie di palletico sottile, che gli pareva ci si fosse infilata dentro una combriccola di formiche nane, intente a giocare a tamburello, con tante palline altrettanto piccole, che, al posto di giocare una partita vera e propria, si stavano divertendo a palleggiare a casaccio, tanto per infastidirlo.
A quel punto, spaventato da tutto quel palletico nasale improvviso, Franck si ritirò, e si carezzò il naso, per consolarlo, senza smettere di guardare quell'altro.
- Non c'è da capirci più niente, di questi due nasi!" borbottò alfine, sconsolato, e l'unica cosa che gli venne in mente di fare, fu un saltino sui piedi: "Hoplà!". Ne fece un paio: "Hoplà! Hoplà! " e poi un altro: "Hoplà" e perfino un quarto: "Hoplà!" finché, dopo il quinto "Hoplà!" decise di riguardarsi allo specchio, come se quei saltini, dovuti più all'imbarazzo che altro, avessero potuto provocare dei cambiamenti sostanziali e chiarificatori.
Ma rivide soltanto i due nasi, uno via l'altro, separatamente, uno suo e l'altro idem, per quanto diversamente altro, e giunse alla conclusione che averne due, di nasi, potesse essere anche divertente, di tanto in tanto.
E poi bastava evitare lo specchio, o farne un uso saltuario, e tutto sarebbe tornato come prima. Ognuno col proprio naso, i propri occhi, la propria bocca e il proprio modo di parlarne.
Franck uscì dal bagno, fece due passi e incontrò lo specchio del corridoio. Gli lanciò un occhiata, e rivide il proprio naso, che gli fece l'occhiolino, con la narice sinistra.
E poi con la destra.