Amo camminare al buio
in soggiorno
quando il condominio tace.
Sento il frigorifero
mormorare il suo rosario
di condannato in pace
e penso che morire non sia male.
Mi dimentico chi sono,
mi dimentico la lista della spesa
appiccicata all’uscio,
butto a mare
il programma di lavoro
e d’improvviso mi sovvien l’estate
di calura e di schiamazzi,
di alcol e tabacchi
risa e lazzi
vissuti al pianterreno,
sempre angusto il cielo.
Ero io davvero.
Ascolto scricchiolii e gorgogli,
tivù accese che predicano
ai morti e le mogli
che accarezzano i mariti
assorti.
Cerco il buio negli angoli,
lo desidero
come acqua nel deserto,
rosa nera che profuma
sui balconi.
Che mi inondi
questo inchiostro benedetto,
che i suoi rivoli siano arterie
per quest’eremo:
ritroverò in naufragio
la schiera dei dolenti,
le mie truppe stanche
come flaccide le natiche
di chi affonda negli stenti
e tira avanti.