Eravamo come pazzi
addossati a un muro
Alla ricerca di un suono
che ci destasse
da un sonno borghese
Gelosi di un orto deserto
da non condividere con nessuno.
Così senza forza espressiva
senza un sussulto, nell'attesa del nulla
ci spostavano come pedine di una scacchiera in attesa dello scacco
di un matto.
Nulla valeva la pena
Il torpore imprigionava braccia e gambe
Eppure, qualcosa lentamente bruciava
E dissetarsi sembrava l'unica ragione
per non abbandonarsi allo sfinimento,
all'inutile perdita della ragione
come se un sorriso bastasse a sollevarsi da terra
Furono anni difficile e faticosi
Ed era solo l'inizio
E poi ancora come in un infinito gioco
E giocare col gatto quando sei topo
non conviene anche se alla fine
tutto inizia da zero e si va avanti.