L’amore si basa sul rispetto. Il rispetto non esaurisce l’amore, ma senza rispetto non può esserci amore.
Amare non significa dire “ti amo”, ma mostrare il proprio amore con le azioni (Show, don’t tell!).
Non si ama la scrittura perché si dice di amarla. Si ama la scrittura perché se ne rispettano i principi e le regole.
Amare la scrittura vuol dire elevarla a una forma d’arte, e imporle pertanto gli stessi standard di qualità richiesti da qualunque forma d’arte.
Amare la scrittura significa vivere quegli standard non come gli estremismi di un nazista, ma come cose ovvie e giuste: 2+2=4 è un’affermazione piuttosto perentoria, però, accidenti, proprio non riesco a smussarla.
Non si presta un buon servizio alla scrittura, se si afferma che ognuno può in fondo scrivere come vuole, perché in fondo regole vere non ce ne sono, perché c’è sempre la possibilità di uno scrivere altro.
Non si ama la scrittura se si dice che, in fondo, basta la passione. La passione può portarmi a rischiare la vita pur di realizzare il mio sogno di arrivare sulla luna. Ma non sarà una nuvola di passione a farmi arrivare sulla luna. Servono studio, allenamento, tecnologia. Servono principi e regole.
Imparare a scrivere è tra le cose più difficili al mondo, per una ragione precisa.
Se seguo un corso di scacchi, di pianoforte o di danza, io so di non sapere e mantengo un atteggiamento umile, votato all’apprendimento. Pure, non sapendo nulla di scacchi, di pianoforte o di danza, il mio animo è un terreno vergine, non contaminato, su cui poter innestare direttamente i semi dell’arte.
Con la scrittura, ahimè, è tutto alla rovescia. Tutti credono di saper scrivere, magari perché sono usciti col massimo dei voti da un liceo classico o dalla facoltà di lettere, o perché hanno una libreria perimetrale stracolma di libri di ogni genere. Nessuno gli ha mai insegnato a scrivere, eppure credono già di saperlo fare. Questa è la vera arroganza, questa è la vera presunzione. La conferma è nel fatto che, quando viene segnalato un errore, non solo non lo si corregge nel testo successivo, ma si va addirittura a cercare qualcun altro che lo ha commesso, per poi dire: “vedi che lo fa anche lui” (e se quel “lui”, per avventura, è un Grande del Passato, allora si pensa di aver tacitato per sempre il proprio interlocutore).
Quando piove, grandina. Non solo non si sa scrivere, e ci si illude di saperlo fare, ma per colmo d’impostura quel che si sa è totalmente sbagliato. Così, se per imparare gli scacchi, il pianoforte o la danza c’è il vantaggio di partire da zero, agendo su uno spirito umile, con la scrittura si parte da -10, da -100, da -1000, dovendo per di più lavorare su spiriti presuntuosi e arroganti.
I primi passi di un corso (serio) di scrittura vanno nel senso della demolizione. Ci sono da demolire equivoci secolari, che impediscono di impostare e sviluppare il testo in conformità ai principi e alle regole di una buona scrittura, come viene intesa oggi, anno 2021. Ci sono da demolire la presunzione e l’arroganza dell’allievo. C’è da demolire tutto, insomma, e le demolizioni non sono mai operazioni indolori.
Amare la scrittura significa accettare il dolore di questa demolizione e avere voglia, tempo e capacità di ricostruire.
Non c’è altro, signori. È tutto qui.