Una primavera rara é là fuori,
una stagione muta mai sorta
raccolta tra l'assenza di odori
e la fragilità della sua costa,
ella rimesta presenze invisibili
alla preghiera dell'inverno
ed il sole appare un'eroe
che prosciuga la terra dall'acque.
Andrete a raccoglierne la brevità,
quell'eterna circolare essenza
che sfugge al meriggiare dell'aria
nel gelo che traduce arsura al cuore,
andrete a visitarne le stanze
trafitti da spini di ghiaccio
in quest'oscurità abbacinata
da un'improvvisa tempesta di luce.
Non c'è tema di notte, nel calice,
nascono radici nodose tra le rovine
della città sepolta, Altilia ricordi,
le strida di fantasmi pullulanti
che smaniano dalle loro decadi
invidiando la nostra eutanasia,
animelle inerti perdute nello spazio,
passate come niente é sempre stato.
A voi figli, a voi, che amore é ancora attesa
la vera primavera, quella di là da venire,
oltre questo lieve ondulare del mondo
sotteso dai rumori tra i silenzi,
a voi lascio il mio respiro
e questa voce, sola, che rimane
aggrappata alla parola... alle parola!